Il Parco Archeominerario di San Silvestro è stato istituito nel 1989 con lo scopo di salvaguardare e valorizzare un paesaggio storico che è il risultato di secoli di lavorazione mineraria.

Si raggiunge prendendo, dopo San Vincenzo, la strada per Campiglia.

Si estende per circa 450 ettari e comprende il versante sud occidentale del Monte Calvi, Monte Rombolo, Poggio all’Aione e le valli del Temperino, Lanzi, Manienti, e Botro ai marmi.

L’ attività estrattiva ha riguardato soprattutto i minerali di rame, piombo e argento, oltre ai marmi.

La zona è stata sede di insediamenti umani fin dal Paleolitico Medio (scavi di Botro ai Marmi) e tracce di presenza umana, forse già dedita ad attività estrattive, sono attestate fin dall’ età dei metalli . Ma è con gli Etruschi, già fin dal VII secolo, che lo sfruttamento viene controllato da famiglie importanti come testimoniano le necropoli con tombe a tumulo (Monte Pitti, San Dazio). Mentre con i Romani l’ attività estrattiva viene trascurata a favore di un’ economia agraria, intorno al Mille si registra una ripresa dell’ attività mineraria, con la fondazione di alcuni castelli: Rocca di San Silvestro, Acquaviva, Biserno e Campiglia.

La Rocca di San Silvestro che anticamente si chiamava Rocca al Palmento si trova nel Parco e costituisce un’ importante e suggestiva testimonianza di archeologia medioevale. Sorto tra il X e l’XI era costituito da una residenza signorile, in seguito munita di torre e, su terrazzamenti concentrici, dal villaggio dei minatori e fonditori di metallo.

Fin dagli inizi del XII secolo ne sono proprietari i conti della Gherardesca e poi i loro visdomini che si faranno chiamare Della Rocca proprio dal nome del castello. Il declino e l’ abbandono verrà nel corso del secolo XIV per la concorrenza della vicina Massa Marittima e lo sfruttamento dei giacimenti sardi da parte dei pisani.

Con Cosimo I dei Medici per un breve periodo, circa un ventennio, dalla metà del 1500 fino al 1559 vengono riprese le attività minerarie, con manodopera specializzata tedesca, i Lanzi, soprattutto per l’ estrazione del rame e dell’ argento.

I giacimenti del Campigliese vengono nuovamente sfruttati nel XIX secolo da società italiane, inglesi e francesi: Nel 1900 vengono investiti nella zona molti capitali e vengono realizzati imponenti edifici industriali, vengono aperti nuovi pozzi e costruita una ferrovia a scartamento ridotto di 5 Km. L’attività mineraria cesserà definitivamente nel 1978, oggi continua solo l’ estrazione del calcare con cave a cielo aperto.

L’ingresso al Parco si trova in località Madonna di Fucinaia. Quando si arriva nell’ area del Temperino si trovano gli edifici della vecchia miniera della metà dell’ ‘800, ristrutturati e adibiti a Centro Accoglienza per i visitatori con il Museo del Parco, un Centro Ristoro e il Museo della Miniera, con pannelli didattici relativi alla tecnologia mineraria nel Campigliese.

Dal Museo si accede alla Galleria del Temperino, un interessante percorso in miniera di 360 metri. Durante questa visita ci siamo resi conto delle caratteristiche della lavorazione mineraria, dello sviluppo delle tecniche di estrazione, infine abbiamo potuto osservare le caratteristiche geologiche dei giacimenti.

Sono presenti nel Parco rocce sedimentarie, magmatiche e metamorfiche con più di 90 specie diverse, che si possono osservare e riconoscere nel Museo.


 

Scuola media "G. Galilei" -  Cecina (LI)