Bolgheri
è una frazione di Castagneto Carducci, si raggiunge percorrendo il
famoso viale lungo 5 Km che la collega alla via Aurelia e alla tenuta di
San Guido.
Dalla guida Abbiamo saputo che l'antico insediamento sorgeva in un luogo diverso dall'attuale in
località Castelvecchio, dove si trovava il castello del duca Allone
detto Sala di Allone , condottiero a cui Carlo Magno avrebbe affidato la
difesa della Tuscia Marittima. Allone doveva controllare tutta la zona
costiera e difenderla dai pirati saraceni. L'ambiente che sottostava al castelo era una vasta palude.
Teatro di molte lotte per l' egemonia del territorio passò dai Pisani
ai Fiorentini. Fu raso al suolo dai tedeschi nel 1496. Quando fu
riedificato nel 1500 sorse nella località attuale, anche se era diverso
da come ci appare oggi, perché è stato più volte oggetto di
ristrutturazioni. Ad uno sguardo superficiale sembra tutto della stessa
epoca, ma in realtà è il frutto di molti interventi: alla fine dell'
'800 risalgono i merli e il rivestimento in mattoni rossi
L'ingresso al paese è costituito da un arco sotto la torre recante lo
stemma dei Conti di Castagneto: un'aquila che rappresenta la forza e la
potenza in battaglia e un albero probabilmente un leccio, caratteristico
di questa zona, intorno una ghirlanda di motivi floreali.
Il
nome Bolgheri ha origine in epoca abbastanza tarda e sembra che derivi
da una guarnigione di barbari, di origine bulgara, messa a presidio del
castello.
Sul
viale dei Cipressi ci sono due chiese. Una è la chiesa di S. Sebastiano
fuori Bolgheri usata per le sepolture della famiglia Della Gherardesca e
ad uso dei pellegrini. L'altra dedicata a S. Antonio Abate era
utilizzata anche per la benedizione degli animali.
All'interno delle mura si trova la chiesa di S. Cristoforo e S. Jacopo,
costruita con le pietre di un antico monastero di cui oggi non c' è
più traccia.
L' edificio è ad una navata, sulla lunetta de portale d' ingresso,
campeggia lo stemma della famiglia dei feudatari. E' decorato in finto
stile medioevale secondo le scelte fatte dai Della Gherardesca per i
loro restauri.
Intorno si sono sviluppate le abitazioni dei contadini che si erano
stabiliti qui, perché erano state messe a loro disposizione case e
terre da lavorare e il borgo ha preso vita.
Vicino
alla chiesa c' è un edificio adibito a orfanotrofio, perché nei primi
anni dell'800 a Bolgheri ci fu un' epidemia di tifo e molti bambini
rimasero soli. Così il cote Guido Alberto costruì il palazzo chiamato
Bigello, per ospitare gli orfani ai quali veniva insegnato un mestiere.
Il
"Cantinone" si trova vicino all'orfanotrofio e risale anche
questo all' '800, adiacente una fabbrica di bottiglie colorate all' uso
di Francia mai entrata in produzione. Nella zona c'è stata sempre molta
attenzione alla viticoltura e alla produzione del vino ci sono nella
campagna cantine ricavate all' interno di cripte naturali. Siamo nella
zona del Sassicaia.
Durante
l'uscita che abbiamo fatto a Bolgheri, abbiamo visitato anche il
cimitero della "Nonna Lucia". Il cimitero è del 1500 e vi si
trova anche la tomba di "Nonna Lucia" che è morta nel 1842,
ma non è sicuro che la tomba sia sua.
A Bolgheri si trova una piazza dedicata alla "Bionda Maria". Questa
figlia di mugnai fu una simpatia giovanile di Giosuè Carducci, il quale
la ricorda nell' "Idillio maremmano" una delle sue poesie più
famose: "era meglio sposare te Bionda Maria... " scrive il
poeta, non tanto per rimpiangere questo amore giovanile, ma la vita
serena dell'ambiente in cui viveva.
"Il granaio": un edificio lungo, basso con finestrelle in alto
da cui si metteva direttamente il grano.
Il famoso "Viale"di Bolgheri all'inizio era un semplice
stradone di campagna, è stato ultimato in circa 100 anni quindi è
stato piantumato con gli olivi, con i pioppi ed infine con i cipressi;
è stato ultimato soltanto nel 1911.
Nelle poesie del Carducci si dice "I cipressi che a Bolgheri alti e
schietti van da San Guido in duplice filar...", ma il poeta ha
lavorato con un po' di fantasia seguendo l'ispirazione perché lui non
poteva vederlo così perché i cipresetti erano ben piccoli.
Infatti Giosuè Carducci è morto nel 1907. Nato nel 1835, era arrivato
a Bolgheri nel 1838 e vi rimase per 10 anni, fino al 1848.
Giosuè Carducci a
Bolgheri
A Bolgheri visse parte della sua infanzia il poeta Carducci. La sua
famiglia veniva dalla Versilia, suo padre il medico Michele Carducci
aveva vinto un concorso ed era giunto qui, nel 1838, come medico
condotto con la sua famiglia: la moglie, i due figli Giosuè e Dante e la
famosa “nonna Lucia” che il poeta ricorda:
“O nonna, nonna! Deh, com’ era bella
quand’ ero bimbo! Ditemela ancor,
ditela a quest’ uom savio la novella
di lei che cerca il suo perduto amor…”
Oggi una statua in terracotta dello
sculture Melani ricorda nonna Lucia proprio davanti alla casa che fu
della famiglia Carducci.
Il giovanissimo Giosuè frequentò qui la
scuola elementare, che vediamo ancora oggi; sapeva già leggere e
scrivere perciò si annoiava a morte e spesso scappava dalla finestra per
andare a caccia di lucertole. Ci fu anche un episodio particolare, un
insegnante don Bertinelli allungò le mani sul suo indisciplinato allievo
e il gesto non fu senza conseguenze: il parroco venne allontanato dal
vescovo, il Carducci fu legato in casa, ma ne fu felice, perché così
poteva leggere tutti i libri che voleva , il padre, infatti, aveva una
ricca biblioteca e si faceva mandare i libri anche dall’estero.
Il dottor Carducci, ai tempi dell’Università era stato carbonaro, amava
la libertà e le idee rivoluzionarie, si trovò per questo in contrasto
con il pievano don Bussotti con il quale ebbe più volte discussioni. Una
sera del 1848 delle fucilate intimidatorie furono sparate in direzione
dello studio del medico e pare che il mandante di questo “avvertimento”
fosse proprio il prete, gli spari si ripeterono e la famiglia Carducci
si trasferì a Castagneto.
|