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I MARCHESI INCISA della ROCCHETTA La storia del Monferrato e dei marchesi Incisa della Rocchetta, le cui origini risalgono a prima dell'anno Mille, muovono di pari passo fin dalla fondazione leggendaria del Marchesato Aleramico. La viticoltura e la vinificazione, praticate da secoli dalla famiglia, furono avviate probabilmente da monaci benedettini, a cui i Marchesi Incisa consentirono di impiantare vigneti sulle colline del feudo di Rocchetta Tanaro;la loro presenza è ancora oggi testimonianza della cappella votiva di S. Emiliano eretta nell'omonimo vigneto di famiglia. Nell'Ottocento, il Marchese Leopoldo Incisa (1792-1871) membro della Reale Accademia di Agricoltura in Torino, contribuì significativamente al miglioramento delle conoscenze enologiche e ad una più precisa definizione del panorama ampelografico dell'epoca. La sua collezione di vitigni, esposta in Castello poco dopo la metà del secolo, gli valse, per ampiezza e varietà, la stima e il riconoscimento dei maggiori esperti del tempo. Forti di questa tradizione, i Marchesi Incisa della Rocchetta continuano ad applicare ricerca scientifica e innovazione tecnologica per aumentare la qualità dei loro vini e salvaguardare l'ambiente. Ne è testimonianza il fatto che alcuni dei migliori vigneti della famiglia si trovano oggi nel parco naturale di Rocchetta Tanaro voluto dal Marchese Incisa (già fondatore e presidente del W.W.F. Italia).
La famiglia Antinori, una delle poche famiglie che producono e commercializzano vino ininterrottamente da sei secoli ha prodotto vino di qualità fin dal 1385. La fusione di tradizione e l'innovazione moderna ha reso Antinori la più importante famiglia vinicola d'Italia. Secondo Piero Antinori "le antiche radici giocano un ruolo importante nella nostra filosofia, ma non hanno mai inibito il nostro spirito innovativo". Infatti Antinori fa continui esperimenti nei suoi vigneti e cantine con selezioni di uve, tipi di coltivazione, altitudine dei vigneti, metodi di fermentazione e temperature, tipi di legno ed età delle botti, variando l'invecchiamento in bottiglia. Breve storia 1863-1939 Piero, figlio di Niccolò, insieme a suo fratello Ludovico e a Guglielmo Guerrini, marito della sorella Ottavia, fondano l'attuale Marchesi Antinori, chiamata in origine Marchesi L&P Antinori, con l'obbiettivo di "stabilire un po' di ordine tra le varie attività vinicole sviluppate dalle precedenti generazioni degli Antinori dal XIV secolo". 1940 Per tutti i primi quaranta anni del secolo, Antinori è il fornitore della Casa Reale d'Italia. Poiché il Chianti è all'epoca virtualmente ed esclusivamente una regione che produce vino rosso, Niccolò pone la propria attenzione ad un'area potenzialmente buona per produrre di vini bianchi. Vicino a Ficulle a 18 km da Orvieto, acquista, la tenuta feudale in rovina del Castello della Sala, ripianta vitigni tradizionali aggiungendone di nuovi. 1943 - 1945 Durante la Seconda Guerra Mondiale, Villa Antinori è bombardata e gli Antinori si trasferiscono a Tignanello tenuta del Chianti Classico. Le cantine di San Casciano sono danneggiate dall'esercito tedesco in ritirata e poi occupate dalle forze di liberazione americane. 1961 Niccolò assume l'enologo Giacomo Tachis. Periodo di grande trasformazione nella viticoltura, basata sui cambiamenti nelle condizioni di crescita, della vite, metodi e giusti del consumatore. La vinificazione avviene a temperatura controllata, si usano diversi tipi di botti, nuovi "uvaggi" ed invecchiamento in bottiglia. 1966 Piero inizia una trasformazione tecnica nella produzione del vino con vari tipi di sperimentazione. 1970 Piero Antinori produce un Chianti Classico Riserva proveniente da una singola vigna chiamandolo Tignanello, dal nome della vigna stessa. Piero è anche uno dei primi in Italia a sperimentare l'invecchiamento in barrique (piccole botti da 225 litri) di diversi tipi di rovere, importate specialmente dalla Francia, continuando nello stesso tempo esperimenti con botti di castagno e rovere sloveno. 1975 Il Tignanello diventa il primo vino rosso dell'era moderna prodotto nel Chianti, senza uve bianche; il primo a contenere cabernet, varietà di uva non tradizionale, ed anche ad essere invecchiato in botti piccole. 1977 Piero Antinori investe in una cantina completamente nuova al Castello della Sala. 1978 Piero Antinori produce la prima annata di Solaia, un "cru" di cabernet sauvignon. 1982 Piero è uno dei quattro produttori di Galestro, un vino innovativo bianco leggero, a basso tasso alcolico (10,5%), che utilizza le uve autoctone, Trebbiano e Malvasia, non più necessarie nella produzione del Chianti. 1984 Il governo italiano fa decadere le antiquate regolamentazioni della DOC ed introduce la DOCG del Chianti Classico. 1990 Prima produzione del Guado al Tasso, un vino con la composizione bordolese, nella tenuta Guado al Tasso di Bolgheri. Antinori si unisce a parecchi produttori nella creazione del consorzio Laudemio, delicato alla produzione e vendita di olio di oliva extra vergine Toscano di qualità superiore. 1994 Per rispecchiare la sua continua innovazione ed evoluzione, la Marchesi Antinori ha "aggiornato" il suo blasone dei Della Robbia, modernizzando la corona e i diamanti e aggiungendo una "A" frontale e la scritta "26 generazioni" per riflettere l'eredità della produzione del vino di famiglia
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