La società romana era formata da gruppi di persone, le genti,
che si credevano in qualche modo imparentate fra di loro. Ogni
cittadino romano aveva il proprio nome e insieme il nome della gens con cui era imparentato. In famiglia, il padre aveva il potere
assoluto su tutto, cosi tanto da poter condannare a morte sua moglie o suo
figlio. Finche il padre era vivo, possedeva
tutte le proprietà della propria famiglia, infatti il figlio, anche se
adulto, no poteva avere dei beni anche se erano stati acquistati con i
propri soldi. Il matrimonio era molto
simile a quello che si svolgeva in Grecia, non si trattava di un vero e
proprio matrimonio d’amore, ma era un affare per le famiglie degli
sposi, queste si mettevano d’accordo per far sposare i propri figli,
assicurandosi così molto denaro e la continuità della famiglia, sperando
nella nascita di un figlio maschio, che “portava avanti” il nome della
famiglia. Se però non nasceva un erede maschio la famiglia poteva sempre
adottarne uno a cui dare il suo nome. Infine, se un figlio non era
accettato, veniva abbandonato e moriva, a meno che non fosse preso da
qualcuno che lo volesse adottare o che lo rendeva schiavo. I figli delle
famiglie molto ricche, allevati da una nutrice (la balia) venivano in
seguito istruiti da un maestro (il pedagogo) per poi andare a scuola dove
studiavano per un periodo più lungo rispetto a quello riservato alle
femmine che terminavano gli studi verso i 12 anni, (infatti, anche nelle
famiglie più ricche, solo poche donne sapevano leggere e scrivere). Molto
legati alla famiglia erano anche i clienti,
i quali giuravano fedeltà e obbedienza al capo famiglia (pater),
in cambio di protezione ed aiuto, se avevano dei problemi. Alcuni clienti
erano poveri che ricavavano di che sopravvivere dal proprio protettore
(patrono), altri erano capi del Commercio o
uomini politici che ricercavano l’appoggio dei capi famiglia
rispettivamente per i loro affari o per la loro carriera. I clienti
potevano anche essere poeti o filosofi, che, con l’aiuto dei capi
famiglia, potevano dedicarsi completamente alla loro attività, senza
cercarsi un altro lavoro per sopravvivere. La condizione femminile non era
poi molto diversa da quella che le donne avevano in Grecia. Infatti, nei
primi secoli, le donne romane erano duramente sottomesse prima al padre,
dopo al marito. Nel corso dei secoli le donne ottennero maggiore libertà,
infatti ebbero la possibilità di divorziare dal proprio marito,
cominciarono ad uscire ed a essere presenti ai banchetti.
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