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Tra il X e il XI secolo si diffusero delle innovazioni relative alle tecniche agricole. La prima rivoluzione agricola fu su l'invenzione di un tipo di aratro chiamato anche aratro pesante. Era fatto con due lame per scavare il solco e smuovere la terra dove poi veniva seminato. L'aratro pesante permetteva di smuovere meglio il suolo e di riportare lo strato fertile in superficie. Vennero anche introdotti, probabilmente dall'Asia, il ferro di cavallo e il collare rigido da tiro. Il collare rigido si posava sull'ossatura dell'animale e non sul collo, così era possibile il traino dei carri e dell'aratro. Essi venivano messi anche ai cavalli più veloci e più forti dei buoi, per il trasporto di cereali e di cibo. Altre innovazioni permisero un grande aumento della produzione agricola, soprattutto dove la terra era più fertile come nelle pianure dell'Europa centrale. L’attività tradizionale di Roma era l'agricoltura e l'allevamento. Per tutta la storia di Roma, la proprietà di grandi estensioni di terra fu l'elemento fondamentale che distingueva la nobiltà senatoria. In queste grandi proprietà terriere chiamate Latifondi dove lavoravano gli schiavi e venivano fatti investimenti per aumentare la resa dei campi, perché tra i romani, come tra i greci, c'era uno scarso interesse per le tecniche dell'aumento della produzione. Accanto ai i latifondi c'erano  altri piccoli appezzamenti che producevano prodotti sufficienti per una famiglia. Piccole proprietà venivano assegnate ai contadini in territori lontani dove essi fondavano colonie.