Gli usi e costumi della nazione variano dai posti in cui ci troviamo: dalle feste
popolari di provincia alle feste ebraiche nelle città più grandi.
Ai 24.000 Ebrei presenti in Palestina
intorno al 1880 se ne aggiunsero circa 60.000 entro il 1919 e 450.000 tra il
1919 e il 1946, provenienti principalmente dall'Europa centrale e orientale; tra
il 1948 e il 1961 si ebbe l'ondata più massiccia: 685.000 immigranti, per la
metà circa originari dei paesi Arabi del Medio Oriente e dell'Africa
settentrionale; dopo tale data si ebbe un sensibile rallentamento
dell'immigrazione, che interessò solo poche decine di migliaia di persone
all'anno (e in alcuni anni gli emigranti furono più numerosi degli immigranti),
provenienti ancora dall'Africa settentrionale francese, ma in maggior numero
dall'Europa occidentale, dall'America del Nord e dall'ex URSS. L'aumento della
popolazione ebraica, che rappresenta circa l'83% di quella totale del paese, è
più che altro conseguenza di un coefficiente di incremento naturale abbastanza
elevato (16‰), anche se molto inferiore a quello della popolazione araba. In
tal modo va anche aumentando la proporzione degli Ebrei nati in Israele (detti sabra),
quasi due terzi rispetto a quelli immigrati.
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