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A parte una minoranza araba, che rappresenta quasi il 17% della popolazione totale del paese e che è in rapido aumento in ragione di un più elevato coefficiente di natalità, il popolamento di Israele è frutto quasi esclusivamente dell'immigrazione ebraica verificatasi a partire dalla fine del XIX sec. Questa iniziò nel 1882 in seguito ai pogrom di cui erano vittime gli Ebrei in Russia, ma l'impulso decisivo le venne dato dal giornalista Theodor Herzl. L'aiuto concesso da comunità e personalità ebraiche sparse in tutto il mondo rese possibile la creazione di un Fondo nazionale ebraico per finanziare l'immigrazione e l'acquisto di terre in Palestina. Ai 24.000 Ebrei presenti in Palestina intorno al 1880 se ne aggiunsero circa 60.000 entro il 1919 e 450.000 tra il 1919 e il 1946, provenienti principalmente dall'Europa centrale e orientale; tra il 1948 e il 1961 si ebbe l'ondata più massiccia: 685.000 immigranti, per la metà circa originari dei paesi Arabi del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale; dopo tale data si ebbe un sensibile rallentamento dell'immigrazione, che interessò solo poche decine di migliaia di persone all'anno.