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Prima
del 1985, anno della prima spedizione nazionale, erano stati pochissimi gli
italiani che avevano visitato l'Antartide, sia inviati dagli enti nazionali,
sia inviati dalle organizzazioni antartiche di altri Paesi, sia organizzatori
di piccole spedizioni private. Questi italiani si erano impegnati nella
ricerca scientifica, nell'esplorazione e nell'alpinismo. Questa presenza
italiana, confrontato con quella degli altri Paesi attivi in Antartide, che per
alcuni risale a più di un secolo e mezzo, fu scarsa; tuttavia ha avuto il
merito di richiamare l'attenzione della nazione sulla questione antartica, e
di perseguire il ruolo futuro, finalmente avviato, che impegnasse l'Italia nel
continente di ghiaccio, nel quadro internazionale del Trattato Artico in
vigore. Già dal XIX secolo alcuni paesi europei e gli Stati Uniti
avevano inviato diverse spedizioni esplorative nella regione polare australe;
in questo secolo si aggiunsero anche i principali Paesi australi e il
Giappone, che concretizzarono il loro vivo interesse verso l'Artide
organizzando spedizioni esplorative e commerciali, istallando basi
e,alcuni di questi, avanzando rivendicazioni di
sovranità territoriale.
Sebbene attiva nell'esplorazione geografica degli altri continenti e
dell'Artico, l'Italia non partecipò a quella del continente antartico. Verso
la fine dell'800 Giacomo Bove cerco ripetutamente di ottenere il finanziamento
per una spedizione nazionale che avrebbe tentato una traversata antartica, ma
non ebbe successo; tuttavia Bove riuscì a compiere una spedizione esplorativa
su alcune isole subantartiche per il governo argentino. Luigi Bernacchi un
tasmaliano di origine italiana, fu il medico della spedizione britannica di
Carsten Borchgrevik nel 1899-1900, la prima che passo la notte polare sul
continente. Dal 1903 al 1905 Pierre Daynè, una guida valdostana, fu membro
della spedizione francese, Jean Charcot.La spedizione sverno nell'isola
Pitt, nella regione della Penisola; Daynè scalò alcune cime, fra cui una di
800 metri, sull'isola di Wienke, che porta il suo nome, ed un'altra cima di
1.500 metri, alla quale Daynè diede nome di un membro della famiglia
italiana. Più di mezzo secolo dopo un tenente di vascello Franco Faggioni
della marina italiana passò L'Anno Geofisico Internazionale nella base
neozelandese Scott, sull'isola di Ross, dove eseguì misure di osservazioni
sismologiche; un solitario testimone nazionale della più vasta
iniziativa congiunta mai intrapresa in Antartide. Verso la fine degli anni '50
un noto ed appassionato studioso delle regioni polari,Silvio Zavatti, cercò
di organizzare una spedizione in Antartide, ma senza successo; tuttavia giunse
a visitare l'isola Bouvet, la più remota delle isole subantartiche. Successivamente pochi altri italiani
raggiunsero l'Antartide: nel 1960-61 un
gruppo, composto da un geochimico del CNR e da tre tecnici del CNEN, prelevò
carote di ghiaccio con una campionatura continua, profonda 115 metri,
nella piattaforma fluttuante al largo della Terra della Regina Maud, ospitato
dalla spedizione antartica belga in seguito ad un accordo di collaborazione
scientifica. Il prof. Fiorenzo Ugolini, un pedologo italiano che lavorava negli
Stati Uniti, svolse diverse campagne con il programma di ricerche statunitense
fra il 1961 ed il 1971 studiando i suoli primitivi delle Valli Secche di
McMurdo. Nel 1962 il prof. Ardito Desio, geologo, fu ospitato per un
breve periodo dal programma antartico statunitense e condotto a visitare la
base di McMurdo nell'isola di Ross, quindi le Valli Secche e la base
Amundsed-Scott al Polo Sud. nel 1967 anche l'alpinista Carlo Mauri visitò le
Valli Secche e le basi Hallet e Scott, ospite della Nuova Zelanda. I
contributi scientifici italiani. In
realtà fu proprio grazie all'alpinismo, un campo in cui gli italiani ed i
neozelandesi avevano raggiunto fama internazionale negli anni '50, con la
conquista del Monte Everest condotta da Sir Edmund Hillary, neozelandese, e
del Monte K2 con la spedizione guidata da Ardito Desio, che fu stabilito un
consistente legame fra la Divisione Antartica della Nuova Zelanda, diretta da
R. B. Thomson, ed il Consiglio Nazionale di Ricerche, affiancato inizialmente
dal Club Alpino Italiano. Così fra il 1968 ed il 1977 il CNR italiano poté
inviare in Antartide, su invito neozelandese, tre missioni di scienziati
italiani. Questi gruppi, trasportati in Antartide ed assistiti dalla logistica
dell'Antarctic Division neozelandese, formularono programmi scientifici propri
e li svolsero indipendentemente, costituendo così le prime esperienze
italiane relativamente autonome sull'Antartide. Fino al 1984 il CNR rimase
il solo ente nazionale impegnato nella ricerca antartica con una certa
continuità, sia tematica che territoriale, inviando ogni volta i
ricercatori in Terra Vittoria, nello stesso settore della Catena Transantartica, nella regione delle Valli Secche. oltre a queste missioni
furono appoggiate dal CNR alcune iniziative isolate e collaborazioni
individuali.Nel 1971 il vulcanologo Letterio Villari visitò l'Isola Deception
che era entrata in una fase di intensa attività vulcanica. Fra il 1972 e il
1974 il geochimico A. Longinelli partecipò al progetto statunitense GEOSECS
con due crociere oceneografiche nel mare di Weddell e nel mare di Ross,
studiando la composizione isotopica di alcuni elementi delle acque marine.Nei
primi anni "80 i geochimici Maria Cristina Delitata, Mario Nicoletti e
Carlo Petrucciani eseguirono numerose datazioni radiometriche su campioni di
roccia dell'isola King George, in collaborazione con il prof. K.Birkemayer
dell'Accademia delle scienze della Polonia. Dal 1981 al 1985 un'altro
ricercatore del CNR, IL biologo Guido di Prisco svolse una
serie di ricerche biochimiche sperimentali nei laboratori della
base statunitese Palmer. Le ricerche del prof. di Priso riguardavano i
meccanismi adattivi all'ambiente freddo di alcuni organismi marini attraverso
la regolazione del loro metabolismo proteico; altre ricerche furono svolte
sulle variazioni dei tassi di metabolismo, attraverso le relazioni fra le
strutture molecolari e le funzioni biologiche in alcune specie di pesci e di
pinguini. I risultati delle ricerche del CNR dell'epoca sono pubblicati in
circa venti lavori scentifici comparsi sui periodici nazionali e
internazionali; molti restano inediti; numerosi campioni e diverso materiale
scientifico sono stati portati in Italia. Le tre missioni antartiche del CNR, ciascuna
composta di 4-6 membri, furono inviate in Terra Vittoria nelle estati australi
1968-69, 1973-74, e 1976-77. La regione scelta era la Catena Trasantartica
lungo la costa occidentale del Mare di Ross fra le latitudini 77° e 79°
Sud. Verso l'interno continentale la Catena Trasantartica scompare sotto la
grande calotta glaciale che si estende su tutta l'Antartide Orientale. La
soglia rocciosa della catena impedisce al ghiaccio della calotta di defluire
verso il Mare di Ross, tranne che lungo alcune profonde valli percorse da
grandi ghiacciai. Quindi una regione relativamente ampia, di circa 80 km di
diametro, rimane libera dai ghiacci ed ospita il più meridionale dei deserti
freddi, noto con il toponimo di Valli Secche di McMurdo. Nel corso di queste
tre missioni antartche furono conseguiti notevoli risultati scientifici: venne
rilevata la geomorfologia della Valle di Wright ricostruendo la sua
storia glaciale e marina; furono rilevate e campionate le formazioni
paleozoiche ed il basamento cristallino-metamorfico di diverse zone; sul Monte
Fleming fu trovato un giacimento fossilifero di piante silicizzate
permotriassiche; vennero effettuate ricerche geologiche e climatologiche
in varie aree della Catena Trasantartica; si raccolsero campioni per
misure paleomagnetiche; vennero registrati una serie di profili con i
radiometri all'infrarosso nelle valli Taylor e Miers; furono inoltre eseguite
una serie di misure micrometereologiche sullo scambio radiativo fra aria e
suolo. Il
progetto Antartide. Sottoscritto
il Trattato Antartico il 18 Marzo 1981, il governo italiano, nell'arco di
circa quattro anni, predisposte e approvò una legge che consentì al nostro
Paese di far parte del Trattato stesso a pieno titolo, come Membro consultivo,
in vista dell'importante scadenza del 1991 (rinnovo e riformulazione del
trattato a cura dei soli membri consultivi). In quattro anni (fino al 10
giugno 1985) è stata creata una struttura organizzativa e operativa in
grado di far superare all'Italia il difficile esame: condurre in Antartide "sostanziali
e continuative attività di ricerca scientifica"; dunque non un
brillante discorso sulle più ambiziose prospettive della ricerca, ma ricerca
effettivamente svolta. Erano necessari concretezza, impegno ed un lavoro di
organizzazione e di pianificazione curato fino al dettaglio più minimo, per
motivi che dovevano fronteggiare un ambiente remoto e difficile. Il 10 giugno
1985, il parlamento italiano approvo la legge n.284, istitutiva del
programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) per il periodo
1985-1991 All'ENEA fu affidato il compito dell'attuazione del Programma
pluriennale predisposto dal ministro per il coordinamento delle iniziative per
la ricerca scientifica e tecnologica approvato dalla CIPE, articolato in programmi
esecutivi annuali elaborati di concerto con il CNR per gli obbiettivi scientifici
e legittimati dal ministro stesso, e lo sviluppo dell'intero settore della
ricerca tecnologica. La cifra stanziata è stata di 230 miliardi di lire.
Predisposte in tempo utile tutte le risorse necessarie, logistiche, scientifiche
e di personal, si salutò con entusiasmo la partenza della prima spedizione:
29 persone più l'equipaggio norvegese della nave Polar Quee. I più
importanti risultati conseguiti di questa prima missione furono un completo
esame tecnico della zona Gerlache Inret (Terra Vittoria) per individuare il
sito per la base italiana e le ricerche preliminari nei campi della
geomorfologia, geologia strutturale, vulcanologia, geomagnetismo, biologia,
metereologia, nonché la preziosa esperienza della vita vissuta. Quei
primi due mesi in Antartide servirono anche ad acquistare esperienza
dagli altri: tra gli ospiti, sotto le tende, ci furono il direttore delle
attività neozelandesi nel continente australe, e il direttore della base
dell'allora Germania Occidentale. Scambio di visite anche con gli americani,
gli australiani e gli argentini. La prima spedizione nazionale costò
complessivamente circa 7 miliardi di lire, ma quelle successive richiesero
investimenti molto più cospicui. Il programma pluriennale fu approvato dal
CIPE il 3 luglio 1986. Nello stralcio per la campagna 1986-87, cui
parteciparono 70 persone, oltre all'equipaggio della nave Finnpolaris, furono
inserite ricerche in tutte le discipline da esso previste: Progetto OASI (Osservatorio Antartico
Submillimetrico Infrarosso), metereologia, radiazione solare, Sodar (sondaggio
acustico dell'atmosfera), geologia strutturale, geomorfologia, geomagnetismo,
batimetria e idrologia, biologia marina, impatto ambientale in mare,
telecomunicazioni, nonché la progettazione e costruzione della base
estiva, completamente funzionante, per 48 persone. Le specifiche di progetto
della base vennero formulate in relazione alle condizioni invernali, in modo
che essa potesse fungere anche da rifugio di emergenza invernale. Tutti gli
obbiettivi vennero conseguiti. Il 5 ottobre 1987, grazie ai risultati
delle prime due campagne, l'Italia venne ammessa tra i membri consultivi del
Trattato Antartico, e due anni dopo entrò come membro effettivo anche nello
SCAR (Comitato Scientifico Internazionale per le ricerche in Antartide). La
base italiana e il ruolo dell'Italia. Il
sito prescelto per l'installazione della Base permanente, denominata
Stazione Baia Terra Nova, si trova lungo la costa delle Northern Foothills a
sud del Gerlache Inlet, nella Baia di Terra Nova (Terra Vittoria del Nord) tra
le lingue di ghiaccio di Campbell e Drygalski. Le cordinate della Stazione
sono: latitudine 74° 41' 42" sud, longitudine 164° 07' 23" est. E'
costruita su una penisola orientata da sud a nord. L'area su cui sorgono
gli edifici offre agevole accesso al mare sia dal versante est che da quello
ovest. La piccola insenatura sulla costa orientale è particolarmente per lo
scarico dei materiali all'inizio della stagione, quando il mare è
completamente ricoperto di ghiacci. La costa occidentale, che si affaccia sul
Gerlache Inlet, è l'approdo di riserva per lo scarico dei materiali. Sul lato
orientale della costa esiste una caletta che viene utilizzata per la
presa dell'acqua di mare destinata alla dissalazione. Le acque reflue,
depurate, vengono scaricate in una caletta più a sud. La Stazione è stata
concepita e progettata principalmente per le seguenti funzioni: alloggio per
ricercatori e tecnici durante le operazioni estive; centro di supporto
logistico estivo per i ricercatori che operano in campi remoti; sede di
laboratori ed attrezzature per le ricerche scientifiche; sede degli impianti
tecnologici. Ne è derivata la necessità di dover disporre di circa
3600 m2 di superficie coperta. Attualmente gli spazzi della Stazione
permanente sono assegnati alle varie attività come segue: 1000 m2 di
laboratori, uffici, centro radio, centro operativo, infermeria e pronto
soccorso, locali mensa, soggiorno e tempo libero; 180 m2 di laboratori
dell'Osservatorio Astronomico; 400 m2 di alloggi per circa 60 persone; 150 m2
di laboratori ubicati nelle adiacenze della stazione; 350 m2 di locali
destinati agli impianti tecnici di servizio; 100 m2 di locali esterni adibiti
ad acquario e laboratori; 200 m2 di locali adibiti ad officina elettrica
e meccanica; 1200 m2 di locali magazzino materiali e deposito mezzi di
lavoro; si deve inoltre aggiungere il volume dei due serbatoi a doppio
inviluppo per il deposito del combustibile pari a 1200 m3. La Stazione è
provvista di una centrale elettrica con due gruppi da 175 KW e due
gruppi da 400 KW con inverter da 30 KW. Infine vanno elencati due
eliporti e un molo per l'attracco dei natanti. Oltre al complesso degli
impianti, laboratori, officine, magazzini e locali di servizio,la Stazione è
dotata di 9 macchine operatrici e 44 mezzi e veicoli per le operazioni sul
ghiaccio e sulla neve, un battello da ricerca di 15 metri e 4 gommoni di varie
lunghezze. La ricerca scientifica in Antartide dall'Italia ha assunto sin
dall'inizio un ruolo di primissimo piano nel più vasto campo della
ricerca scientifica internazionale. Non è certo possibile affermare che in
campo di ricerca presi in esame dai nostri scienziati siano stati studiati in
modo esclusivo soltanto da loro, ma bisogna comunque sottolineare la specialità
delle loro ricerche. Già dalle prime spedizioni, infatti l'attività
scientifica italiana è stata coordinata a livello internazionale, con
quella degli altri paesi presenti sul continente, in modo da poter
approfondire lo studio in vari settori di ricerca su specifiche aree
dell'Antartide. I risultati scientifici del Programma Nazionale di Ricerche
in Antartide delle varie spedizioni possono essere così riassunte: GEOLOGIA. Sono
stati realizzati studi di dettaglio sulle formazioni geologiche della
Terra Vittoria del nord ed in particolare sulle formazioni di Wilson, Bowes e
Robertson Bay. Queste iniziative hanno permesso la compilazione di una carta
geologica regionale. CARTOGRAFIA. Sono
state prodotte da ricercatori italiani alcune mappe idrografiche, topografiche
o tematiche. Queste vengono sistematicamente inviate agli Istituti
cartografici dei Paesi attivi in Antartide i quali forniscono in cambio
materiale cartografico analogo. Cominciano ad essere impiegate tecniche
digitali per l'immagazzinamento e l'elaborazione di informazioni geografiche. GEODESIA. E'
stata realizzata a Baia Terra Nova una rete di stazioni geodetiche per
l'impiego di ricevitori GPS (Global Positioning System). Le misure effettuate
hanno applicazioni nel campo della cartografia e della tettonica a zolle e
sono in parte inquadrate in collaborazioni internazionali. VULCANOLOGIA. Sono
stati studiati due apparati vulcanici esistenti nella regione. Sul più
importante di essi, il Monte Melbourne, sono state attivate sia reti di
sensori sismici e climometrici in telemetria che stazioni geodetiche. GEOMAGNETISMO. La
struttura e la natura delle formazioni geologiche vengono studiate anche con
l'ausilio di misure del campo magnetico. Sono state eseguite prospezioni con
magnetometro trasportato da elicottero e compilate le carte delle anomalie
magnetiche coprendo una superficie di circa 6600 km2 a sud-ovest di Baia Terra
Nova. Le variazioni del magnetismo terrestre vengono registrate a Baia Terra
Nova da un apposito osservatorio. GRAVIMETRIA. In
Antartide è stata misurata, con un metodo assoluto mai impiegato
precedentemente, l'accelerazione di gravità (g) nei pressi della Stazione
italiana; il metodo, particolarmente preciso, ha fornito i valori di g (circa
9,83 m/s2) con una precisione di qualche parte per miliardo. SISMOLOGIA. Funziona
a Baia Terra Nova una stazione sismica di tipo a larga banda: essa integra la
rete sismologica mondiale per lo studio dei terremoti e delle strutture
profonde del pianeta. PROSPEZIONI
GEOFISICHE. Cinque
spedizioni della nave di ricerca OGS-Explora hanno permesso di
raccogliere dati geofisici lungo rotte di oltre 20000 km, principalmente
nei mari di Ross e di Weddell. I dati sono relativi a sismica di riflessione,
gravimetria e magnetismo: includono inoltre sismica a rifrazione, dragaggi e
misure di flusso di calore. Particolarmente interessanti i rilievi sul cosiddetto
punto triplo nel Pacifico sud-occidentale, in cui le tre piattaforme
continentali, Pacifica, Antartica e Australiana vengono a contatto. GLACIOLOGIA. Rilievi
locali ed immagini da satellite dai ghiacciai prossimi a Baia Terra Nova,
permettono di studiare la stabilità della calotta glaciale antartica.
Altre immagini di geologia glaciale mirano a ricostruire l'evoluzione
della calotta orientale (zona di Mare di Ross) nell'ultima
glaciazione e durante il massimo glaciale Cenozoico. METEORITI. E'
stato organizzato un campo al confine tra la Catena Trasantartica e
l'altopiano glaciale a circa 180 km da Baia Terra Nova. Nel corso della
sesta spedizione sono state raccolte 264 meteoriti che sono in corso di
classificazione per studi successivi. OZONO. Contributi
italiani allo studio del problema dell'assottigliamento della fascia di ozono
sono:misure mediante Lidar (il Lidar è un radar ottico in grado di
emettere impulsi luminosi di caratteristiche ben definite e di rilevare il
segnale retrodiffuso dall'atmosfera) sulle nubi polari stratosferiche, la cui
esistenza secondo la teoria corrente, sarebbe determinante per il verificarsi
del fenomeno; queste misure vengono eseguite in Basi di altre nazioni con
strumentazioni italiana; misure in situ, e cioè all'iterno delle nubi polari
stratosferiche ottenute con il lancio di palloni sonda; misure della quantità
totale di ozono (contenuto colonnare) con spettrofotometri. FISICA
DELLA BASSA ATMOSFERA. Circa
20 stazioni automatiche raccolgono dati su vento, temperatura, umidità,
pressione per tutto l'arco dell'anno nella regine a Baia Terra Nova. Essi
vengono utilizzati sia per gli studi di climatologia che per previsioni a
breve termine in appoggio alla spedizione. La maggior parte delle stazioni
meteorologiche è in grado di trasmettere dati via satellite a Tolosa e quindi
a Roma (ENEA-Casaccia) il regime dei venti è anche studiato con tecniche
Sodar [Il Sodar (Sound Detection and Ranging) è un sistema di
antenne che inviano segnali acustici che vengono diffusi dall'atmosfera
fornendo indicazioni sulle caratteristiche fisiche dello strato attraversato]. COSMOLOGIA. La
radiazione elettromagnetica di fondo proveniente dallo spazio intergalattico
viene studiata a Baia Terra Nova nelle lunghezze d'onda submillimetriche e
corrispondenti all'infrarosso. Per questi studi è stato allestito un
osservatorio all'avanguardia dotato di uno specchio di 2,5 metri di diametro.
Misure analoghe, ma nel campo delle microonde, sono state eseguite da
ricercatori italiani presso la Base USA situata al Polo. In particolare
mediante il Lidar POLE (italo-francese) è stato misurato un eccezionale
carico aereosolico, di probabile natura vulcanica. BIOLOGIA. Per
studi tassonomici ed evoluzionistici sono state individuate e campionate le
comunità animali e vegetali caratteristiche di Baia Terra Nova-ove sono state
censite 25 specie di pesci a scheletro osseo- della costa circostante ed anche
delle aree subantartiche. E' stata studiata la fisiologia dei pesci a
sangue bianco con particolare riguardo alle basi molecolari dell'adattamento
alle basse temperature. Sono state isolate e studiate nuove specie di
organismi unicellulari (protozoi cilliati). MEDICINA. Sono
state investigate con tecniche Doppler e termografiche,le modifiche
vascolari nel personale esposto al freddo. E' stato attivato un sistema di
telemedicina; i candidati alle missioni antartiche vengono sottoposti a
controlli medici e psicologi di idoneità, ciò che stimola parallele
attività di ricerca medica. OCEANOGRAFIA. Tre
estese campagne oceanografiche hanno notevolmente ampliato le conoscenze
fisiche, chimiche e biologiche de Mare di Ross ed in particolare di Baia di
Terra Nova. Sono state registrate le maree e le correnti marine; la misura dei
fondali ha consentito la pubblicazione di due carte batimetriche.
Numerosi campionamenti hanno permesso di valutare le caratteristiche
chimico-fisiche delle acque con particolare riferimento ai nutrienti, all'ossigeno
disciolto al carbonio inorganico, alla produttività primaria e ai primi livelli
della catena trofica. Le tecniche adottate includono i profili elettroacustici
e l'uso della rete multipla a comando elettronico. Analoghe compagnie
oceanografiche sono state svolte nello Stretto di Magellano. GEOLOGIA
MARINA. Nel
corso di due campagne sono stati individuati i lineamenti morfosrutturali ed i
principali corpi sedimentari della piattaforma continentale nel Mare di Ross.
Sono in corso studi sulle sedimentazioni silicica e carbonatica di origine
biologica e sull'effetto dei ghiacciai nel processo di modellamento dei
fondali. SCIENZE
AMBIENTALI. Sono
stati effettuati studi sugli inquinanti provenienti dalle aree
industrializzate e della loro influenza sugli ecosistemi. I risultati sono di
grande aiuto per la valutazione dell'impatto ambientale su scala globale e
forniscono informazioni, in scala locale, sull'impatto della Stazione. TECNOLOGIA. Si
è resa necessaria una tecnologia altamente specializzata, per far fronte alle
particolari condizioni ambientali, spesso severe. Alcuni risultati sono:
l'insediamento di una rete di stazioni automatiche per l'acquisizione dei dati
meteorologici e la loro trasmissione via satellite; il telerilevamento da
satellite di parametri ambientali riguardanti in particolare il ghiaccio
marino e continentale; la realizzazione di un moderno supporto telematico
comprendente un sistema di banche dati e un collegamento via computer con
l'Antartide per la trasmissione dei dati riguardanti le attività scientifiche
e logistiche; la sperimentazione di un sistema automatico di acquisizione dati
e trasmissione a distanza, alimentato da elettrogeneratori capaci di erogare 6
KW continuamente, per molti mesi senza manutenzione; inoltre viene
analizzata la anisotropia della radiazione di fondo con un sistema di misura
completamente automatico che prevede l'inseguimento di sorgenti in
cielo. |