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L'olivo può crescere, coltivato, in un
ambiente mediterraneo nel quale la temperatura non scenda oltre 7-8
gradi sotto lo zero, tranne veloci gelate che vengono sopportate oppure
lasciano traccia per anni nel apparato vegetativo. È un fattore
negativo l'elevata umidità sia dell'aria che del suolo.
In genere questa coltura non sale oltre i 450 metri sul livello del
mare, ma va anche oltre la posizione particolarmente favorevoli.
L'olivo non è una specie molto esigente in fatto di terreno. Infatti è
molto adattabile a tutti i tipi di terreno ma preferisce i suoi calcarei
o calcarei argillosi, purché siano ben drenati, di medio imposto. In
particolare come per esempio in Puglia e in Sicilia, si sviluppa
egregiamente sui calcari ricoperti da lenti di terra rossa. Si trova
anche su terreni compatti e su argille plioceniche e rifugge normalmente
i terreni sabbiosi o quelli troppo compatti.
Nel passato, poi, le coltivazioni di olivo erano quasi sempre su rilievi
più o meno addomesticati dall'uomo, ma sempre in situazioni che
ricordavano l'ambiente aspro e impervio della macchia.
Successivamente si ampliarono le colture in ambienti subpianeggianti e
in pianura soprattutto per facilitare la meccanizzazione delle pratiche
colturali e della raccolta.
A queste nuove prospettive colturali non conseguiva tuttavia
un'espansione economica. Ma fino a che punto l'acqua condizionò
l'olivo?
È beninteso che l'olivo sopporta una intensa siccità, ma la produzione
è do tipo 'biblico', e in tal caso, se manca l'acqua in momenti come l'allegagione,
la formazione di frutticini e l'invaiatura (quando inizia l'accumulo
dell'olio nel frutto) le cose non vanno proprio bene, soprattutto dal
punto di vista economico.
Cosi, analogamente a quanto viene fatto in certi nuovi impianti in
Israele, anche in Puglia e in altre zone italiane si pratica un'accorta
irrigazione che ricorda per certi aspetti l'irrigazione 'goccia a
goccia'. La coltivazione più diffusa viene fatta su terrazzamenti,
in quanto nella zona mediterranea non molte sono le pianure prossime al
mare e con caratteristiche tali da poter ospitare l'olivo.
Quando
la pianta è ben cresciuta, per tenerla sana e forte, bisogna levare
innanzitutto le erbacce che ricoprono il terreno dove posa la pianta, le
quali si nutrono di sostanze che servono alla pianta per alimentarsi e
crescere; i contadini o gli agricoltori preferiscono levarle, però di
solito lasciano un gruppetto di erba medica, questa sparge sostanze
utili per la pianta nel terreno. Di seguito, a mano o con macchinari, si
sparge il concime per tenere il terreno fertile. Dopo aver sparso il
concime la terra viene macinata, cioè viene lavorata un po' a fondo e
mescolata con il concime in superficie, così la pianta ha un'adeguata
alimentazione. A fine Marzo o anche prima è il momento adatto alla
potatura e la ripulitura delle piante. Vengono tolti i rami secchi, le
punte troppo lunghe e i rami ciechi, cioè quelli ritenuti incapaci di
produrre ancora olive. Durante il mese di Maggio, per la fioritura, si
provvede a spruzzare il solfato di rame alle foglie per prevedere una
malattia tipica dell'ulivo, la fumiggine. Raccolta
delle olive
La
raccolta delle olive di solito ha inizio nel mese di Ottobre e ha una
durata di circa tre mesi. Per avere un olio di buona qualità le olive
devono essere più mature e la raccolta deve essere fatta a mano. La
raccolta avviene: mettendo stesi dei teli attorno alla pianta, sollevati
da terra all'estremità mediante dei bastoncini assumendo una forma
parabolica, in modo da aiutare i frutti a confluire verso la parte
interna evitando il pericolo che il terreno accidentato porti le olive a
rotolare fuori dal telo. Una volta le olive si raccoglievano con un
cesto. Questo cesto, veniva costruito a mano dai contadini intrecciando
i vimini attorno a un telo costituito da un pezzo di legno robusto,
questo veniva legato alla cintola; le olive venivano raccolte a mano.
Oggi viene usato un rastrellino, una specie di pettine che provoca il
distacco delle olive. Finito di raccogliere le olive dalla pianta si
riuniscono nel telo e si mettono nelle casse per poi portarle al
frantoio.
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