COME
SI RICONOSCE: albero della
famiglia delle Fagacee (tribù Castanee) alto sino a 30 m., col
tronco di 2 m. e più di diametro, dal portamento maestoso, dalla chioma
ampia, dal fogliame di un colore verde lucido, un po' coriaceo. Le foglie
sono grandi, oblungo - lanceolate, acuminate, regolarmente e acutamente
seghettate, da adulte glabre o quasi, lunghe 15-25 cm, caduche. I fiori
sono unisessuali: i maschili sono disposti in filamenti lunghi 10-20 cm; i
femminili, meno numerosi, solitari o riuniti a 2-3, stanno alla base delle
infiorescenze maschili, avvolti da un involucro verde. Questo, quando dopo
la fecondazione si formeranno i frutti, dara' luogo alla
"cupola", chiamata volgarmente riccio, verde spinescente.
Il frutto (castagna) è un achenio con pericarpo coriaceo, sottile,
lucido e di colore bruno, che ricopre un seme bianco, farinoso e
commestibile.
Le castagne sono contenute (da 1 a 4) entro un involucro spinoso (riccio)
che si apre a maturità in quattro valve. La pianta fiorisce in giugno e
matura i frutti da settembre a novembre dello stesso anno.
DISTRIBUZIONE: dove si ha una stratificazione di essenze in senso
altimetrico, il castagno occupa la fascia dell'ulivo e della quercia. Non
vive in genere isolato, ma forma estese associazioni (castagneti), ora
pure o quasi, ora in consorzio con le querce del gruppo rovere, sempre in
settori e suoli silicei o anche calcarei, ma profondamente decalcificati
sin dove arrivano le radici della pianta, che si comporta come silicicola
e calcifuga, e in ogni caso mostra preferire i terreni freschi, pur
rifuggendo dall'eccessiva umidità.Le pianticelle ottenute per seme si
trapiantano a dimora quando hanno raggiunto m. 2-2,50 di altezza,
ma nei rimboscamenti bisogna tenere presenti le esigenze della specie, che
reclama suoli silicei e freschi, mai umidi.
INTERESSE ECONOMICO: i frutti del castagno, del peso da 8 a 20 gr. l'uno,
si possono distinguere in : marroni qualità grossa a facce
convesse; castagne domestiche: più piccole, dolci, a pellicola
facilmente staccabile; castagne selvatiche: ancor più piccole e
meno dolci, a pellicola difficilmente staccabile. Si mangiano allo stato
fresco o secco, crude, bollite, arrostite, e si riducono in farina, con la
quale si preparano pietanze e dolciumi. Il castagno da frutto, la cui
produzione inizia verso il quindicesimo anno, può dare 20-30 Kg per anno;
per ettaro in media una tonnellata, al massimo oltre due. La massima
produzione si ottiene a 80-100 anni di età.
La castagna è frutto di alto potere nutritivo: le castagne fresche
sbucciate contengono all' incirca 57% d'acqua, 37% di sostanza amilacee e
zuccherine, 3% di sostanze azotate, 1% di grassi, 1% di cellulosa.
Hanno un elevato contenuto di amidi e un discreto valore calorico, ma il
loro consumo globale pro capite, ha segnato negli ultimi anni una
continua diminuzione. La coltivazione del castagno si va infatti riducendo
sia per l'elevata morìa di piante provocata dal cosiddetto "mal
dell'inchiostro" (il fungo "Phytophtora cambivora"), sia
per il progressivo abbandono delle zone di montagna e il costo della
raccolta dei frutti.
E' pianta longeva, che può oltrepassare anche i 1000 anni, come il
castagno detto dei Centovalli sull'Etna, che la leggenda vuole riparasse
dall'uragano la regina Giovanna d'Aragona e il suo seguito: esso misura 53
metri di circonferenza e gli si attribuisce una età di circa 4000 anni.
Esemplari del genere si trovano in Francia a Sancerre (Cher), in
Inghilterra a Tortworth (Gloucestershire) ecc.
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