L’oratorio
è stato reso famoso dalla poesia di Giosuè Carducci
“Davanti
S. Guido”: è una piccola chiesa a pianta ovale, posta sulla via Aurelia
di fronte al viale di S. Guido. Nella facciata si apre la porta con frontone
semicircolare sormontata da
una
lapide in marmo bianco commemorativa dell’antenato Guido.
L’interno
è dominato dall’altare in pietra, marmo bianco e stucchi attribuiti a
Romolo della Bella (XVIII secolo ).
STORIA DI SAN GUIDO
San
Guido dei conti di Donoratico, vissuto tra il 1060 e il 1134 (date non
certe) , era figlio di Ugolino “Malaparte”, detto anche Napoleone.
Le
notizie su di lui sono in parte leggendarie: si sa che San Guido visse da
eremita in una grotta per oltre 40 anni; il 20 maggio 1134 le campane
della chiesina di Donoratico e delle altre località limitrofe suonarono
spontaneamente per annunciare la morte di Guido che fu ritrovato già
sistemato in una rustica bara da lui stesso fabbricata per esservi
sepolto. Venne
quindi inumato e murato in quella cella da dove fu tolto nel 1212 per
essere trasportato nella chiesa di Donoratico.
Quando
il castello di Donoratico fu distrutto, si persero le tracce della tomba di
Guido , ma le ossa furono casualmente ritrovate da due passanti il 6
gennaio 1450 e trasportate prima a Castagneto, poi nel duomo di Pisa, dove
gli fu riservato un altare, un culto, un uffizio e persino un inno.
Il
10 ottobre 1579 un sacerdote di Poggibonsi riferì al conte Cosimo di
Castagneto di una pittura raffigurante San Guido trovata nella chiesa di
San Lucchese presso Poggibonsi.
Quando
il conte Cosimo nel 1591 divenne canonico della cattedrale fiorentina fece
costruire accanto all’eremo del consanguineo Guido una chiesina,
favorendo in tal modo la permanenza di altri eremiti.
Quando
morì nel 1634 lasciò tutti i suoi beni di Castagneto, secondo l’antica
legge lombarda, al cugino Ugo di Bolgheri.
Questi
aveva già un figlio maschio cui aveva imposto il nome di Guido e per
l’occasione aveva dato ordine che la nascita venisse festeggiata in
tutta la contea di Bolgheri “con fuochi e gazzarre di archibugiate con
lumi per tre sere sulla mura del castello di Bolgheri e con dispensa di
pane e vino al popolo”.
Eccitato
per la donazione del cugino, Cosimo prese a festeggiare San Guido anche a
Castagneto.
Nacque
in tal modo la celebre festa di San Guido.
Successivamente
i figli di Cosimo, Guido e Simone Maria, ripristinarono il culto di S.
Guido dedicando al famoso antenato una chiesina, i cui lavori furono
eseguiti da un famoso scalpellino fiesolano, Romolo Della Bella.
L’ubicazione
della chiesina aveva un duplice scopo:
servire
da luogo di culto per i viandanti della via Regia e consentire la
celebrazione della S. Messa anche durante la mietitura, che non poteva
fermarsi a causa della incombente malaria.
Nel
1788 l’eremita Guido fu beatificato e i festeggiamenti in suo onore
continuarono anche nel secolo successivo, ma pian piano persero splendore,
sia per la crescita delle feste triennali del Crocifisso, sia per il minor
slancio religioso dei membri di famiglia, a cui, più che ad altri, la
memoria del beato di casa sarebbe dovuto restare cara.
La
Tenuta San Guido si estende dal mare Tirreno fino alle colline dietro a Castiglioncello,
a 396 metri di altezza: il paesaggio è straordinariamente bello e
gode anche di un ottimo microclima.
Il
territorio è quasi tutto boschivo. Il resto si suddivide fra il
centro allevamento di cavalli della Razza Dormello-Olgiata, l’Oasi
di Bolgheri ed i terreni coltivati, parte a vigneto, parte a
coltivazioni estensive e tradizionali.
La
Tenuta San Guido comprende l’obelisco che Giuseppe della Gherardesca
eresse nel 1908 per commemorare Giosuè Carducci morto l’anno prima,
davanti al viale dei cipressi che lui aveva reso celebre: a destra vi è
l’oratorio di San Guido, che dà nome alla tenuta.
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