Antonio Gramsci Luigi Longo Giuseppe Di Vittorio

Partito comunista

Il partito comunista fu fondato nel1921 a Livorno dopo la divisione interna del partito socialista italiano. I suoi maggiori esponenti furono Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, il quale nel 1926 nella Tesi di Lione analizzava il fascismo e le sue tendenze alla guerra e valutava l'ipotesi di un partito di massa con l'arrivo al potere del fascismo, il partito comunista venne dichiarato illegale e molti dei suoi sostenitori come Gramsci vennero arrestati; nonostante ciò il partito organizzò clandestinamente e riuscì a sopravvivere e insieme ad altri partiti popolare, socialista, liberale e partito d'azione partecipo alla guerra partigiana dal 1943 al 1945 dando un importante contributo alla liberazione d'Italia. Nel 1944 Palmiro Togliatti ritorno in Italia dopo l'esilio Russo e il partito comunista decise di abbandonare la via rivoluzionaria da cui era nato annunciando l'apertura verso il partito di Badoglio. Dopo la fine della guerra il partito sotto la guida di Togliatti elaborò i principi della sua politica economica: innanzitutto bisognava risolvere il problema della disoccupazione aumentando la produzione, poi si doveva sviluppare la produzione industriale e agricola, cercare di realizzare una giustizia sociale e infine dovevano essere creati "consigli di gestione " per guidare le grandi aziende con il controllo popolare. Il PCI continuò sempre ad avere un atteggiamento filo-sovietico ma quando si trovò al governo dal 1944 al 1947 frenò le idee rivoluzionarie e concesse l'armistizio ai fascisti, il votò a favore dell'articolo 7 della costituzione voluta dalla DC. Nonostante questa apertura nel 1947 il PCI fu estromesso dal governo e fu relegato all'opposizione, nel clima della guerra fredda. Il PCI divenne comunque il principale partito della sinistra e in Italia e il più grande partito comunista dell'occidente.