Giuseppe Di Vittorio


Giuseppe Di Vittorio nasce a Cerignola il 13 agosto del 1892 da una famiglia di contadini. Nel 1915 è richiamato in guerra e dopo aver partecipato a parecchie azioni rimane ferito. Nel 1921 viene eletto deputato. In questo periodo il fascismo, con la violenza più spietata, soprattutto contro le organizzazioni sindacali dei lavoratori. La resistenza al fascismo era molto forte in Puglia e Di Vittorio ne era uno degli animatori più convinti e deciso. Ed è proprio in seguito ad uno sciopero regionale antifascista, in un momento in cui il movimento operaio è già in ritirata, che Di Vittorio viene arrestato.
Su pressione delle leghe e della Camera del lavoro viene candidato alle elezioni del 1921. Nonostante il clima di violenza e di intimidazione Di Vittorio viene eletto. Bandito dalla sua città, dai fasciasti, partecipa allo sciopero del 1922. Indetto d'Alleanza nazionale del lavoro. Lo sciopero si risolse in una sconfitta.
Si trasferisce a Roma. Nel 1924 avviene l'incontro con Antonio Gramsci e con Palmiro Togliatti che lo porta ad aderire al Partito Comunista. Il clima è quello della semilegalità che ben presto diventerà, ai primi di novembre del 1926, illegalità piena e totale. Arrestato nel 1941 viene tradotto in Italia e destinato a Ventotene. Nel '43 partecipa alla guerra civile spagnola. Firmatario del Patto di unità sindacale di Roma del 1944 diviene segretario generale della Cgil unitaria e poi, dopo la scissione, della Cgil fino alla morte.
Deputato alla Costituente del '46 aveva ideali comunisti e rifiutava la violenza nelle lotte di massa e nell'azione del movimento sindacale. Morì il 3 novembre 1957 a Lecco dopo un incontro con i delegati sindacali.