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Il
territorio di Castellina Marittima è costituito prevalentemente da rocce
sedimentarie e metamorfiche. Il paese poggia su rocce di galestro rosso e
per trovare roccia calcarea è necessario spostarsi nella zona dell'alveo
del torrente Marmolaio.
In questa zona si trova un ampio bacino gessifero disposto a banchi
sovrapposti che hanno uno spessore che varia dai 4 ai 9 metri.
E' in questo bacino gessifero che troviamo l'alabastro il cui nome chimico
è solfato idrato di calcio, una particolare cristallizzazione del gesso
avvenuta probabilmente durante il Miocene, il penultimo periodo dell'Era
Cenozoica che ebbe una durata complessiva di circa 60 milioni di anni.
Il Miocene fu caratterizzato da grandi fenomeni vulcanici e movimenti
tettonici che determinarono l'ulteriore sollevamento delle Alpi e degli
Appennini e più in generale, uscendo dai confini della penisola italiana,
dettero vita al grande sistema orogenetico che va sotto il nome di
Pirenaico-Alpino-Carpatico-Himalajano.
Gli stessi movimenti tettonici determinarono imponenti regressioni marine
che fecero emergere vasti territori con grandi depositi di sale, di
ammassi gessosi, di calcari, di arenarie, di rocce vulcaniche sottoposte
ovviamente a continue trasformazioni fisico-chimiche.
La presenza dell'alabastro a Castellina, è dunque legata alle vicende
geologiche comuni a molte aree della crosta terrestre ma le
caratteristiche peculiari dell'alabastro castellinese, quelle che lo
rendono molto pregiato, sono dovute ad una particolare stratificazione e
costituzione del terreno.
L'alabastro di Castellina è il cosiddetto alabastro gessoso ( da
distinguersi da quello calcareo ) formatosi appunto, a seguito di un
fenomeno di concentrazione delle parti più pure del gesso per un processo
di sedimentazione del solfato di calcio presente nelle acque marine.
Queste acque, in tempi molto lontani occupavano vaste aree del nostro
territorio, come dimostra la presenza di fossili di conchiglie in
località limitrofe al territorio castellinese. Un esperienza utile in tal
senso, per noi è stata la "lezione sul territorio" fatta presso
l'azienda "Il Giardino" dove, sul percorso paleontologico
abbiamo potuto raccogliere molte conchiglie fossili.
Oltre alla purezza del gesso, la pregiatezza di questo alabastro è dovuta
anche alla profondità dei filoni, profondità che non ha consentito
l'azione di materiali esterni che, in altri tipi di alabastro, ne hanno
alterato la purezza con striature, ombreggiature e colorazioni particolari
dovute prevalentemente, ad infiltrazioni di acque che trasportano sali
minerali presenti nel terreno più superficiale.
Dalle cave del nostro territorio infatti, proviene l'alabastro bianco
statuario detto appunto "della Castellina" e l'altrettanto
pregiato alabastro opalino scaglione che si differenzia dal primo per la
presenza di lievi venature che danno alla pietra una bellezza particolare.
UN PO' DI STORIA
L'alabastro è conosciuto sin da tempi antichissimi ed usato come
pietra pregiata ornamentale grazie alla relativa facilità con cui si
lavora.
Gli Etruschi ad esempio, protagonisti della storia antica del nostro
territorio, hanno lasciato importanti testimonianze artistiche realizzate
in alabastro, anche se notizie certe che quell'alabastro provenisse dalle
cave di Castellina non ce ne sono o per meglio dire, sappiamo che in
alcune cave sono stati trovati attrezzi molto antichi e tracce di
escavazione o modalità di apertura dei pozzi, che fanno pensare ad un
loro uso remoto. Tuttavia nessuna certezza e nessuna fonte completamente
attendibile, riesce a far luce su questo problema.
L'unica certezza è la consistente quantità di reperti archeologici in
alabastro che testimoniano l' ampio uso che gli Etruschi facevano di
questo materiale, ma che non testimonia con sicurezza la sua provenienza.
Durante l'egemonia romana, la lavorazione dell'alabastro sembra essere
stata in netto ribasso infatti di quell'epoca, non si hanno testimonianze
significative.
Per ritrovare alcuni manufatti dobbiamo arrivare al 1400-1500, ma è
sicuramente tra 1700 e 1800 che riprende vigore la lavorazione artistica
di questo materiale, ne sono testimonianza gli splendidi oggetti in
alabastro conservati sia in alcune raccolte private, sia in alcune ville
medicee.Di questo rinnovato interesse per l'alabastro ne è testimonianza
la documentazione ufficiale del Granducato di Toscana che mette in
evidenza come tra 1700 ed 1800, a Volterra ci sia stato un aumento
consistente dei laboratori che passarono da 8-9 a oltre 60.
Quindi fu in questo periodo che si ebbe un vero e proprio incremento
produttivo e fu in questo periodo che le attività artigianali di
Volterra, sfruttarono prevalentemente le cave castellinesi per il grande
pregio dell'alabastro presente nella zona.
La grande richiesta continuò in modo rilevante fino a tutta la prima
metà
dell'800 e oltre e l'industria volterrana dell'alabastro si affermò in
tutto il mondo.
Conseguentemente notevole fu lo sviluppo delle cave di Castellina, del
lavoro ad esse legato e più in generale, dello sviluppo dell'economia del
territorio; si intensificarono gli scambi commerciali legati
all'escavazione ed al trasporto del materiale dalla zona estrattiva a
quella di produzione del lavoro finito.
Pur con continui alti e bassi, a Volterra, l'alabastro si lavora da circa
due millenni e questo tipo di artigianato rimane ancora oggi l'elemento
caratteristico della cultura e della storia volterrana anche se il numero
delle botteghe è diminuito sensibilmente e la qualità di molti manufatti
è meno pregiata di un tempo. Le esigenze del mercato attuale richiedono
infatti una produzione più economica.
E' questo il motivo per cui oggi si preferisce importare alabastro
spagnolo meno pregiato e meno costoso poichè, come ci è stato detto si
trova a profondità minori rispetto a quello di Castellina.
L'attività estrattiva continuò anche dopo la II Guerra Mondiale e nel
l945 nacque, con sede a Castellina, la Soc. Cooperativa Escavatori di
Alabastro voluta da tutti i lavoratori che operavano nel settore; in
quegli anni operava anche la Immobiliare Agricola Industriale Marmolaio
che però aveva sede a Volterra.
In anni ancora più recenti, dagli anni '60 in poi, nonostante il
progressivo ridimensionamento del settore e nonostante la cessazione della
attività estrattiva tradizionale, sono nate industrie come la VIC e
recentissima, la KNAUF che in un certo senso appartengono al settore
poichè sono specializzate nella lavorazione del gesso e quindi nella
trasformazione della materia prima ancora presente in gran quantità nel
nostro territorio.
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