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Il tempo libero

I bambini, al tempo dei nonni, non sempre avevano tempo libero.
Quando uscivano da scuola, molto spesso, si recavano nelle botteghe degli artigiani ad imparare il mestiere. A volte il tempo libero rimaneva solo la sera, dopo la cena. Così si riunivano nelle case per giocare, raccontare novelle o cantare stornelli.

 

La scuola

UNA NONNA RACCONTA…

Ogni mattina, la mia mamma mi sveglia abbastanza presto
per andare a scuola.
Io cerco sempre di alzarmi per prima, così mi posso mettere i vestiti migliori. Mi lavo sempre per bene il viso, le mani, le orecchie e la mamma mi controlla se ho i pidocchi fra i capelli, altrimenti la maestra ci rimanda a casa. E allora, sì che sono guai!
Per merenda la mamma mi dà il pane inagliato o il pane con l'olio.
Per andare a scuola devo percorrere una stradina lunga e molto diffici-le:ci sono sassi, buche, arbusti che bucano. Io arrivo sempre in orario, però c'è un bambino che spesso arriva in ritardo;
allora l' insegnante lo manda a casa o lo fa inginocchiare sulle pannoc-chie di granturco.


Fiere

LA FIERA DELLE BASSE

Uno degli avvenimenti importanti dell' anno per i ragazzi era la fiera del-le basse.
Questa fiera cadeva in estate subito dopo la festa di Santa Maria e circa due mesi prima della fiera d'Ottobre.
Mentre questi due avvenimenti si svolgono nel centro paesano e rivesti-vano un carattere prettamente religioso, la Fiera delle basse si svolgeva in piena campagna,vicino al fiume Cecina in località "Le Basse" ed aveva carattere agricolo- commerciale;essa ebbe vita fino a che non iniziò, ne-gli anni cinquanta, l'esodo dalle campagne di tanti operatori agricoli.
Quindi la Fiera delle Basse richiamava mercanti e allevatori da tutta la valle del Cecina e della Sterza.
Essi provenivano dalle Lame, da Riparbella , Canaglia,Casino di Terra, Gello, Ponteginori, Montecatini, Guardistallo e ovviamente da Montescu-daio. In molti "guadavano" il fiume Cecina con le bestie tutte infiocchet-tate con nastrini rossi per condurle alla "mostra" e per farne oggetto di scambio e di vendita.
C'erano anche delle massaie al seguito dei loro "capoccia" le quali avevano il compito di portare gli animali da cortile per venderli ai "pollaioli"o "trecconi".
La fiera si svolgeva campi posti tra il podere delle basse e la via per Vol-terra .
I campi venivano opportunamente ripuliti dopo la trebbiatura del grano , dal contadino coadiuvato dai suoi numerosi figli e dai contadini del cir-condario.In questi campi così ripuliti i "fierai" allestivano dei banchetti per vendere i dolciumi e giocattoli.

 

I giochi

Le bambine nel tempo libero della scuola giocavano con i tegamini di lat-ta o di rame. Si ritrovavano sugli scalini davanti a casa e imitavano alla perfezione quello che vedevano fare alle loro mamme.
Però c'era sempre qualcosa da imparare: il giornino semplice,il punto quadro, la calza, il gigliuccio e l'uncinetto. La mamma mandava le "bimbe dalle suore per imparare a ricamare.
Nelle giornate grigie, quando la tramontana pelava, i bambini si ritrova-vano davanti al fuoco: ma anche allora c'era il gioco.
Prendevano i ditali delle loro mamme, li riempivano di farina dolce ben pressata e giù svelti capovolgevano il ditale sopra la pietra calda del fo-colare liberata bene dalla cenere e la piccola forma si cuoceva abbrusto-lendosi: erano speciali!
Poi giocavano a carte: scopa, rubamazzo, domino e anche a brisca. Da Natale alla Befana giocavano a panforte non solo nelle botteghe dei vinai ma anche nelle case. Le serate erano lunghe e al gioco del panforte al-ternavano quello della Tombola e del Mercante in fiera. Per la Tombola usavano i fagioli per segnare i numeri. D'estate la vita si svolgeva al-l'aperto in diversi punti del paese; i ragazzi e le donne passavano qui molte ore del giorno.
Veniva formato un cerchio con panchettini e seggioline, dove prendevano posto le ricamatrici e i ragazzi giocavano ai cerchietti fatti con i rami del-le vitalbe e per bacchette legni lisci e duri.
Giocavano anche a nascondino, sbarba cipolle, a Girotondo cantando Madama Dorè e altre filastrocche, a palla prigioniera.
All'ora della merenda a corsa in casa per prendere una bella fetta di pane bagnato con acqua e cosparso con un filo di zucchero.

 

Le feste

Il tempo libero dal lavoro ha caratterizzato da feste legate alla famiglia: matrimoni, Comunioni …..
A quel tempo non si usava andare al ristorante per festeggiare, ma il pranzo veniva preparato in casa. Per questo motivo c'erano delle donne che in quell'occasione prestavano la loro opera realizzando le loro ricette. Nel mese di maggio si teneva in località "Le Basse" una fiera del bestiame che riuniva sul posto tutti i contadini della zona.
La sera del 1 maggio i ragazzi del paese usavano attaccare alle porte delle ragazze più in vista fasci di baccelli.

 


Il Maggio

Era una festa popolare che coinvolgeva giovani e vecchi. La notte che precedeva il 1° maggio, i giovani del paese preparavano dei mazzi di piante di baccello che attaccavano alle porte delle loro "morose".
Gli anziani preparavano gli stornelli che in gruppo andavano a cantare per tutto il paese.
Tutti si sentivano partecipi e trascorrevano felici una giornata in allegria festeggiando la giornata del lavoro.


Canti

La vendemmia

Svegliatevi dal sonno o briaconi, che giunta gli è per voi la gran cucca-gna . Si mangerà di polli e dei piccioni e ber di vin che vien dalla campa-gna.
E la menica con il cembalo la frullana suonerà.
E la menica con il cembalo la frullana suonerà.
Addio Carola, Carola addio!.
Sarà dei nostri anche Peppin di Noce, e disse pur che porta l organino. Si pone contro una sette voce, lo fa cantar che sembra un cardellino.
Gli è un demonio un accidente tutti i versi gli sa far.
Gli è un demonio un accidente tutti i versi gli sa far.
Addio Carola, Carola addio!
L amor si fa in campagna e non al mare, venite tutti quanti qui a ballare, in fiore danzeremo nel capanno, faremo festa grande anche quest anno.
E la menica con il cembalo la frullana suonerà.
E la menica con il cembalo la frullana suonerà.
Addio Carola, Carola addio!.
Sarà dei nostri anche la Marietta, che canterà la bella canzoncina, le ore passeranno di gran fretta, arriveremo presto alla mattina.
E la menica con il cembalo la frullana suonerà.
E la menica con il cembalo la frullana suonerà.
Addio Carola, Carola addio!.


Le veglie

Durante l'inverno i nonni si riunivano intorno al focolare per raccontare novelle, cantare stornelli e recitare proverbi.






Stornelli

I nonni, quando si riunivano nelle veglie, intonavano questi canti:

PESCHI FIORENTINI

Ho canzonato diciannove amanti,
ho canzonato diciannove amanti,
e se canzono voi saranno venti.

Cogli la rosa e lascia star la foglia,
ho tanta voglia di far con te l'amore;
cogli la rosa e lascia star la foglia,
ho tanta voglia di fa l'amore con te.

Fior di susino!
Se passeggi per me, passeggi invano;
se passeggi per me, passeggi invano,
senzacqua non si macina al mulino.


Cogli la rosa…ecc.


Fior di trifoglio!
Givanottino, vi prendete abbaglio,
giovanottino, vi prendete abbaglio,
non è ancor seminata lerba "voglio".

Cogli la rosa ecc.

Oh,quanta frutta!
La donna innamorata è mezza matta,
la donna innamorata è mezza matta,
quando a preso marito è matta tutta.

Cogli la rosa …ecc.

Fior di giacinto!
Un uomo che di sé chiacchera tanto,
un uomo che di sé chiacchera tanto,
io non lo piglierei nemmen dipinto.

Cogli la rosaecc.

Occhi di fata!
Gli amanti li tirate a calamita,
gli amanti li tirate a calamita,
e per farmi morir voi siete nata.

Cogli la rosa…ecc.

Fior di granato!
Chi vuol prender moglie e chi marito,
chi vuol prender moglie e chi marito,
vuol dir che ha da scontar qualche peccato.

Cogli la rosa ecc.


Novelle

I nonni, durante le veglie, riunivano anche i bambini e raccontavano loro novelle come questa:

IL GALLETTINO E LA VOLPE

C'era un gallettino che stava un giorno a prendere il sole appollaiato su una siepe: era giovane e ancora non sapeva come era la vita, per cui, quando passò la volpe, non riconobbe la sua nemica e si mise a cantare un bel chicchirichì per salutarla.
-Come canti bene- disse la volpe che studiava il modo di acchiapparlo provaci ancora più forte.-
Soddisfatto il gallettino ricantò.
-Bravo- disse la volpe- Ma prima mi sembrava tu avessi fatto meglio perché avevi allungato bene il collo e avevi chiuso gli occhi…-
il galletto ci riprovò mettendoci tutto limpegno e la forza
-Eccezionale:come canti bene a occhi chiusi… sembri un usignolo: fammi risentire!-
Mentre il galletto si esibiva ancora chiudendo bene gli occhi, la volpe si avvicinò e con un balzo lo prese in bocca e si mise a correre allontanan-dosi dalla cascina.
Allora il gallettino si ricordò di cosa gi aveva detto la chioccia e capì d'es-sere in bocca alla volpe che lo portava nel bosco per mangiarlo.
Mentre correva disse allasua nemica:
- Dove mi porti a mangiarmi?-
- Cattannehooo…- Rispose la volpe che non poteva parlare per non allen-tare la presa.
Dove? Insistè il gallettino.
- Cattagnehooo…-
-Non ho capito: dove mi porti?-
- Castagnetooo…-
Come la volpe aprì la bocca per parlare il gallettino spiccò un volo su un albero.
La volpe guardandolo di sotto, visto ormai perduto il pranzo, disse:
- Accidenti al parlare quando non ce n'è bisogno-
- Anche tu mi volevi far dormire e io non avevo sonno!-