P. de La Rue
(c. 1460-1518)
O
salutaris Hostia |
la parte finale dell’Inno
Eucaristico “Verbum Supernum Prodiens” di San Tommaso D’Aquino,
scritto per l’ufficiatura del Corpus Domini. Autore del brano è
Pierre de La Rue, compositore franco-fiammingo che nacque,
probabilmente a Tournai (Borgogna) intorno al 1460. È l’unico
compositore del suo tempo che può essere paragonato al grande
Josquin Des Prez.
|
Palestrina,
Giovanni Pierluigi da
(ca. 1525-1594)
O bone Jesu
|
Mottetto scritto in stile accordale,
dall’apparente semplice composizione ma che riveste un momento
intimo molto prezioso.
|
Palestrina,
Giovanni Pierluigi da
(ca. 1525-1594)
Tenebrae Facte Sunt
|
Pagina musicale di intenso pathos,
scritta per la Domenica delle Palme e per il Venerdì Santo. Quasi
interamente in tono accordale con dei piccoli incisi polifonici
così da renderla più elaborata. La parte centrale è affidata alla
sezione femminile del coro con le parole " Exclamaus jesus voce
magna". Qui c’è tutta la disperazione e la rassegnazione di Gesù
in questo momento così alto della cultura cristiana. Chiude l’
effetto polifonico femminile una cadenza fiorita sulle parole "
Pater in manus tua commendo spirutu meum". Il brano si conclude
poi con un cambio di modalità e di tactus arruolando tutto il coro
con la frase " Et inclinato capite, emisit spiritu".
Sono calate le tenebre quando
i giudei crocifissero Gesù. E circa alla nona ora Gesù esclamò con
gran voce: Dio mio perché mi abbandonasti? Gesù esclamando con
gran voce: o padre affido il mio spirito nelle tue mani e con il
capo inclinato emise lo spirito
|
Palestrina,
Giovanni Pierluigi da
(ca. 1525-1594)
Super flumina
|
Il testo e tratto dal Salmo 136. Il
Palestrina mette in musica il primo versetto del salmo che parla
della nostalgia degli ebrei esuli in Assiria. Sui fiumi di
Babilonia ci siamo seduti ed inginocchiati ricordandoci di Te o
Sion. Ai salici (in mezzo alle fronde appendemmo i nostri
strumenti musicali. Mai il dramma dell’ esilio ha trovato
espressione più diretta ed intensa. La prima larga e lamentosa
frase si stende fino alla chiusa in lunghi e cadenzati gemiti fino
al (flevimus) Sembra che ciascuna voce si chiuda nel tormento del
ricordo in un sapiente dialogo polifonico accompagnato da una idea
gregoriana ( DUM RECORDAREM TUI SION). Nella pungente nostalgia di
una terra lontana e di un tempo felice (TU SION). Il pianto
diviene convulso nella rapida successione di frasi polifoniche
lineari sulla lunga ed intrecciata ripetizione delle parole (IN
SALICIBUS IN MEDIO EIUS ). Da una voce all’ altra passano brividi
di dolore, irrompe l’ angoscia (SUSPENDIMUS ORGANA NOSTRA), la
visione dei muti strumenti della preghiera incalza, il serrato
dialogare polifonico col ritorno continuo delle parole suspendimus
organa nostra. Tre momenti di diverso dolore; una pagina musicale
tra le più alte dell’ immensa opera del Palestrina.
Lungo fiumi di babilonia
sostammo e piangemmo al ricordo di te o sion ai salici di quella
terra appendemmo le nostre cetre.
|
Victoria,
Tomás Luis de
(1548 - 1611)
Ave
Maria |
Il brano adopera come "cantus firmus"
la melodia gregoriana completa. Questa Ave Maria si può definire
quasi una monodia dove il soprano è sovrastante rispetto alle
altre voci. Il primo episodio" grazia plena" è ripreso dalle altre
voci in imitazione stretta alla 5° ed 8°( tenori e bassi). "
Dominus tecum benedicta tu" sono costruiti in modo accordale. " In
mulieribus" da il canto al basso mentre il tenore arricchisce la
melodia che subito viene ripresa dal soprano e dal contralto. Nel
passaggio "et benedictus fructus" il cantus firmus cambia ed
entrano, nell’ ordine, bassi e tenori in senso imitativo. Nel "Sancta
Maria ora pro nobis" si cerca un’ armonizzazione del cantus firmus
del soprano reso più drammatico dal movimento ternario. Nell’
ultimo episodio "nunc et in ora" il ritmo ritorna binario, più
compassato per concludersi nel meraviglioso Amen dove si assapora
uno sviluppo polifonico dove contralto e tenore si imitano per
concludersi in una cadenza plagale.
|
Jacob Arcadelt
(?1582 - 1652)
Ave Maria |
Brano scritto in modo omoritmico
dove il cantus è affidato al soprano e il coro rende un solido
sostegno accordale dai toni mistici e dalla dolcezza infinita.
L’autore di questa celebre Ave Maria è un musicista di origine
fiamminga, che a metà cinquecento era a Roma, celebre cantore in
San Pietro, poi dal 1533 a Parigi alla corte del re. Ebbe
larghissima fama come compositore di musica sacra, ma anche di
testi di musica profana. Tra cui moltissimi madrigali. Quest’Ave
Maria detiene un primato di popolarità nel repertorio della musica
sacra polifonica. Il grande Franz Liszt, che una volta l’ascoltò
in San Pietro, ne rimase tanto impressionato da ricordarne e
variarne il tema in alcune sue composizioni pianistiche.
|
J. Van Berchem
(1505-1565)
O Jesu Christe |
È un
mottetto a quattro voci miste di Johan Van Berchem (XVI secolo). È
un’accorata preghiera al Salvatore, affinché voglia liberare colui
che si trova nell’angoscia. Questo mottetto esprime completamente
il misticismo religioso che caratterizza la cultura medievale ed
avverte la presenza del rinascimento e dei suoi splendori che
lasceranno una traccia nei secoli successivi. |
Croce, Giovanni
(1557-1609)
Cantate Domino |
Il
mottetto Cantate Domino, di fattura elegante, tratto dal salmo 95,
si compone di una prima parte polifonica dove i temi dialogano tra
loro, un’ idea in "tempus perfectus" in stile accordale e si
conclude invece in "tempus imperfectus" in una ampia e larga frase
con le parole " salutare eius". Rappresenta un interessante
esempio di scuola polivocale veneziana.
Cantate al Signore un canto nuovo cantate al Signore in ogni terra
cantate al Signore e benedite il suo nome annunciate, annunciate
di giorno in giorno, venerate il suo nome. |
Mozart W. Amadeus
(1756-1791)
Ave Verum |
Mozart
ha composto questo 'mottetto' il 17 giugno del 1791, nell'ultimo
anno della sua vita, poco prima del Requiem che non completò. Fu
dedicato ad un suo amico, il direttore di coro, Stoll. È un canto
eucaristico nel quale l'immagine dolorosa del crocifisso,
tormentato dagli spasimi della morte, si distende e si trasfigura
nella pace eterna. La musica, nella sua semplice chiarezza,
rappresenta un tipo di composizione sacra più popolare e meno
formale, e, forse proprio questa semplicità che ne fa uno dei
brani più conosciuti e apprezzati dal grande compositore
salisburghese. |
Mozart W. Amadeus
(1756-1791)
Laudate pueri |
É stato
scritto in "stile antico" facendo ricorso ancora una volta al
rigore della polifonia. Come tema fugato compare una scultorea
figurazione comprendente una quinta ascendente ed una settima
diminuita discendente, già utilizzata da Bach e da Haendel ed
appartenente al vocabolario dell’ arte Barocca della fuga. Mozart
se ne servirà ancora sul Kirie del suo Requiem. Una figurazione
discendente appare come controsoggetto e tutto il movimento viene
sviluppato con grande maestria e assoluta semplicità in
connessione con degli strumenti che eseguono raddoppi con la
parte. Nel versetto "Qui Habitare" il tema ricompare capovolto e
nel "Gloria Patri" entrambe le versioni del tema si combinano
reciprocamente. Questo rigoroso movimento in Re minore contrasta
nel modo più marcato con l’ultimo salmo "LAUDATE DOMINUM" n°116
che ancora una volta si rifà allo schema drammaturgico stabilito
nel Vespro K-321. L’ andante, ma un poco sostenuto, un arioso Re
maggiore per soprano solo concluso da un coro, appartiene con la
sua cullante malia sonora, la sua cantabilità avvincente e la sua
poesia ai momenti più alti dell’ arte vocale mozartiana.
|
Mozart W. Amadeus
(1756-1791)
Missa Brevis KV 259 |
Se si
scorre la cronologia della musica liturgica di Mozart,
immediatamente è agevole percepire come essa si situi quasi
esclusivamente negli anni salisburghesi e sia riferibile al suo
servizio presso la Cappella di Corte del Principe-Arcivescovo
Siggismund, conte di Schrattembach fino al 1771, Hieronymus conte
di Colloredo dal 1772 al 1781. Su una settantina scarsa di musiche
vocali e strumentali ( tra messe complete e non, brevi
composizioni destinate al proprium missae e all’ ufficio
vespertino solenne,e una ventina di sonate da chiesa) solo una
quindicina non furono scritte per Salisburgo. Le rimanenti, una
cinquantina, vanno riferite proprio al periodo dell’ Episcopato
del conte di Colloredo, assai meno tollerante del suo
predecessore. E’ meglio ricordare che per Messa completa, in
musica, si intende la serie dei cinque testi che costituiscono il
cosiddetto "Ordinarium Missae", cioè quelle parti invariabili
della celebrazione eucaristica che restano costanti e che si
ritrovano in ogni festa durante tutto l’ anno liturgico e nell’
ordine: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus-Benedictus, Agnus dei. (
Nella messa da requiem o di pro-defunctis, in genere musica anche
l’introito" Requiem aeterman", sostituisce il Gloria e il Credo la
sequenza Dies inae e muta l’invocazione finale dell’ Agnus dei in
dona eis requiem sempiternam). Inoltre non si dimentichi che la
messa aveva altre parti cantate vocali o strumentali o gregoriane
o polifoniche o solistiche = Introito, Graduale, Tratto,
Offertorio, Communio. Queste possono cambiare a seconda della
festività corrente.
|
Bruckner Joseph Anton
(1824 –
1896)
Locus iste |
Locus
iste. Questo splendido mottetto è stato composto nel 1869, periodo
nel quale il musicista da spazio alla moderna dialettica. Di
fattura semplice, con un dolce melodismo cantabile e di contenuti
fortemente immediati, le progressioni, utili per ribadire più e
più volte i concetti fondamentali della fede. La religiosità di
Bruckner, elemento primario, non è improntata a semplice devozione
cristiana ma rappresenta un’ altra concezione spirituale che in
questo caso viene evidenziata proprio col continuo ribadire
contenuti melodico-armonici.
|
Somma Bonaventura
(1893-1960)
Ave Maria |
Il
Somma, nato a Chianciano nel 1893, iniziò come " Putto cantore "
nella Scuola di San Salvatore in Lauro. Studiò privatamente con
Perosi, Capocci e Bocccherini. Fu direttore del coro
dell'Accademia di SANTA CECILIA in Roma dal
1926. Morì nel 1960. Famosa è una sua ninna nanna e l’Ave
Maria che presentiamo questa sera, brano impegnativo,
nel quale l'armonia della melodia ben rappresenta l'intensità e la
profondità della preghiera più bella rivolta alla madonna.
|
Valentino Donella
(vivente)
Laudate Dominum
finale della
cantata "Canticum Laudis" |
È il
salmo 116, il più breve del “Salterio” (la raccolta dei salmi
della Bibbia). È un invito a tutti i popoli a lodare il Signore.
La musica è di Mons. Valentino Donella, vivente, nato a Verona ed
ora direttore della Cappella Musicale della Basilica di Santa
Maria Maggiore in Bergamo. Autore di moltissima musica sacra ed
anche di libri che illustrano il rapporto tra la musica e la
liturgia. |
|
|
|
|
|
|
POLIFONIA PROFANA |
|
|
|
Georg Forster
Vitrum Nostrum Gloriosum |
Vitrum
Nostrum Gloriosum, rielaborato da Georg Forster, un compositore
del ‘500.
“O
vitrum gloriosum”, “O bicchiere trionfante!” fa parte dei “Carmina
Burana”, rinvenuti, come è noto, in un codice del 1225
nell’Abbazia di Benediktbeuern (pronuncia BENEDICT-BOIERN = BURA
SANCTI BENEDICTI), alta Baviera.
La
maggior parte di essi sono di natura satirica, scherzosa, vere
parodie allegramente dissacranti, a scapito di abati, vescovi,
grandi prelati, madre badesse e professori universitari.
Temi
ricorrenti in tali poesie sono l’amore, la donna e, spesso, il
vino, come nel nostro canto Vitrum Nostrum Gloriosum, in cui il
tema musicale scandito dal solista, è derivato dal una melodia
gregoriana, ma è rivolto a celebrare non il mistero di Cristo
della settimana santa, ma il vino, in un brindisi ce si fa serio e
scherzoso nello stesso tempo, per la presenza del coro che
risponde ai vari inviti con una movenza ingenua e insieme solenne.
|
Orazio Vecchi
(1550 - 1605)
Tra
verdi campi
|
L’innamorato osserva la nuova stagione e la bellezza della donna
amata, verso la quale tende inutilmente la mano. |
|
|
BRANI NATALIZI |
|
|
|
Gaudete! Gaudete! Christus
est natus
da
Piae Cantiones |
Questo
brano fa parte della famosa raccolta “Piae Cantiones” pubblicata
la prima volta in Finlandia nel1582, contenente però brani
composti anche qualche secolo prima. In alcuni di essi, come nel
canto che stiamo per eseguire, si avvertono i legami con le
melodie delle nostre “Laude”medioevali, rielaborate con ritmi
sincopati, propri dei canti nordici. |
J.
Schnabel
Transeamus Usque Bethlehem |
È una
melodia a tre voci di Josef Schnabel. Iniziano le voci maschili
che invitano ad andare a Betlemme per vedere il “Verbo” che si è
manifestato agli uomini e per cantare “Gloria a Dio”. Il tripudio
del “Gloria” è mirabilmente espresso dalle voci femminili. |
J. reading
Adeste Fideles
|
È
cantato in tutto il mondo. Trattasi dell’elaborazione del Maestro
Corbetta di un’originale e antica melodia gregoriana - portoghese
– che invita tutti ad adorare il Re degli angeli. |
Franz Grüber
Astro del Ciel |
È il
celebre canto di Natale “Stille Nacht” del maestro di cori e
compositore di “lieder” Franz Grüber, austriaco (1787-1863);
queste note, cantate ovunque, sono diventate il segno del Natale
in tutto il mondo cristiano.
Nessuna
canzone natalizia è diffusa in tutto il mondo quanto "Stille Nacht".
Fu composta il 24 dicembre 1818 da Franz Gruber, organista della
chiesa di S.Nicola in Oberndorf vicino a Salisburgo; l'organo
della chiesa era rotto e quindi Gruber compose, su una poesia del
curato Josef Mohr una melodia per due voci soliste maschili, coro
ed accompagnamento con la chitarra.
Nella messa della vigilia di Natale la nuova canzone in sei strofe
è stata eseguita per la prima volta da Josef Mohr e Franz Gruber,
con il coro che aveva provato solo le ultime due frasi. Negli anni
seguenti la canzone è divenuta famosa in Europa ed in America e,
con gli anni, in tutto il mondo.
Oggi la canzone è cantata in 230 lingue diverse. |
J. Pierpont
Jingle Bells
|
Per
tanti bambini americani ed europei uno strano personaggio si
aggira la notte di Natale a bordo di una slitta trainata da renne.
E’
Babbo Natale, un simpatico vecchietto vestito con casacca e
pantaloni rossi bordati di pelliccia bianca e con una grossa
cintura nera. La notte Santa Babbo Natale parte dalla sua casa al
Polo Nord e porta doni ai bimbi buoni. |
A la nanita nana
(Ninna nanna a
Gesù Bambino)
Canto tradizionale dell’America
latina
|
La luce
della stella illumina i pastori. Sono i primi ad essere chiamati
da Dio, i primi ad ascoltare la sua parola che si esprime
attraverso un neonato, che non sa parlare.
Sanno
osservare, sanno ascoltare.
I
pastori sono umili e disponibili ad ogni gesto di Dio, accettano
l’invito dell’Angelo e vanno a vedere.
Abituati a parlare alla natura si rivolgono al fiumicello e
all’usignolo chiedendo di unire le loro voci per cantare una ninna
nanna a Gesù. |
|
|
CANTI POPOLARI
TOSCANI |
|
|
|
Il
canto popolare toscano ha mantenuto intatto nei secoli i caratteri
della nostra gente: è sempre allusivo, insinuante, malizioso;
riesce a sdrammatizzare situazioni che nella tradizione di altre
regioni appaiono estremamente drammatiche e violente; gode spesso
a scherzare o ad essere furbescamente irriverente anche su temi ed
episodi di estrema gravità. |
|
|
Maremma |
La
Maremma è una zona della Toscana in cui un tempo i montanari
toscani passavano l’inverno trovando un lavoro stagionale. Vi si
diffondeva facilmente la malaria che portava spesso alla morte. La
bonifica della Maremma è stata completata negli anni cinquanta. È,
questo, un canto di amarezza e di maledizione di questa terra
inospitale. |
La Veneranda |
Il
motivo di questo canto è universalmente noto. Il grande musicista
russo Piotr Tciaikowsky lo inserì nel suo capriccio italiano. |
Il trescone |
Canto e
ballo della vendemmia nelle campagne toscane, importato in Maremma
dai lavoratori stagionali che scendevano da Pistoia e da Siena.
Il
trescone è una danza di corteggiamento almeno nel suo significato
attuale ed è ballato da una coppia mista, mentre un numero
variabile di persone forma un grande cerchio e batte le mani. La
donna, con movimenti aggraziati, simili a quelli della tarantella,
volteggia al centro del cerchio mentre l'uomo, con movimenti
goffi, le gira intorno e cerca di alzarle le vesti. Naturalmente
il tutto termina con un abbraccio finale. |
Cecco mi tocca |
In
questo canto, non privo di malizia, la ragazza vive le sue prime
esperienze amorose di adolescente. |
La strada
dell'amore |
Le
strofe di questo canto sono una piacevole espressione dello
spirito toscano: argute, ironiche e maliziose. |
Mamma non mi
mandà |
La
ragazza prega la madre di non esporla all’attenzione di altri
uomini perché ha già l’innamorato che la sentire in paradiso. |
La biritullera |
L’innamorato tenta i primi approcci. |
Giovanottino |
È il
canto appassionato di una ragazza che non vede ricambiato il suo
amore. |