Aichinger Gregor
(Ratisbona 1564 – Augusta 1628) |
Organista e compositore tedesco.
Studiò a Ratisbona con Orlando di Lasso e a Venezia con A.
Gabrieli; fattosi sacerdote, divenne vicario e organista del duomo
di Augusta. È soprattutto noto per aver introdotto in Germania la
pratica del basso continuo con le sue Cantiones
ecclesiasticae (1607). Pubblicò raccolte di composizioni
sacre.
Basso
continuo:
sostegno
armonico che accompagna la composizione dal principio alla fine (e
perciò è detto continuo). Instauratosi alla fine del sec. XVI con
l’affermarsi di una sensibilità armonica del fatto musicale, fu
uno degli elementi fondamentali dell scrittura musicale fin verso
la metà del sec. XVIII: veniva improvvisato al clavicembalo o
all’organo, spesso unito a uno strumento ad arco (viola da gamba o
violoncello) che suonava soltanto la linea fondamentale del basso.
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Allegri, Gregorio
(?1582 - 1652)
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Gregorio Allegri nacque a Roma intorno al 1582; la prima traccia
della sua carriera di musicista è rappresentata dal fatto che
lavorò alla scuola corale "S. Luigi dei Francesi" a Roma, nel
1591.
Lì vi rimase sino al 1596, quando iniziò la muta della voce (era
sopranista); intorno al 1607 lasciò Roma per andare ad occupare il
posto di cantante e compositore presoo la Cattedrale di Fermo.
Pare rimase là sino al 1628, anno in cui tornò a Roma per
sostenere gli esami per l’ammissione al Coro della Cappella
Papale.
L’esame fu superato con successo, ed egli entrò a fare parte del
Coro dal 1629; oltre al naturale, grande prestigio dell’incarico
avuto, ed al salario garantito da tale attività, Allegri ebbe così
modo di confrontarsi con le più grandi personalità musicali del
tempo, che gravitavano attorno all’ambiente musicale al servizio
del Papa.
Durante i 23 anni di attività compositiva (che durò sino alla
morte, nel 1652), Allegri compose un gran numero di Messe e
Mottetti, nonché un ristretto numero di opere strumentali, incluse
fra queste alcune Sonate per strumenti ad arco a 4 parti: queste
opere possono venir considerate come l'embrione della forma del
quartetto d'archi, forma anticipata – rispetto per es. la
produzione di Haydn – di ben un secolo.
La composizione più nota di Allegri, il "Miserere Mei, Deus",
scritta per Coro a cappella a 5 parti, venne usata per moltissimi
anni durante le celebrazioni della settimana santa nella Cappella
Sistina, sin dall’anno della sua composizione, il 1638. |
Anerio Felice
(Roma 1560 ca - 1614) |
Figlio di un
musico pontificio e fratello di Giovanni Francesco Anerio, fu
cantore in S. Maria Maggiore, nella cappella Giulia e in S. Luigi
de’ Francesi, sotto la guida di G. M. Nanino, di Palestrina e di
F. Soriano. Nel 1594 succedette a Palestrina come compositore
della cappella pontificia. Curò con Soriano l’edizione medicea del
Graduale romano (1614). Compose musiche sacre
stilisticamente vicine a quelle di Palestrina; scrisse anche
canzonette e madrigali di ispirazione amorosa e pastorale.
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Arcadelt,
Jacob
(ca. 1505 - 1568)
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Arcadelt
Jacob o Jacques, compositore (Fiandre o Francia 1514-Parigi 1568).
Maestro a Roma nella Cappella Giulia (1539), in seguito in quella
papale, poi maestro di cappella del cardinale di Lorena (1557).
Autore di sei libri di madrigali, villanelle e varie composizioni
polifoniche. Compositore di musica sacra: tre messe, mottetti,
lamentazioni e un libro di salmi.
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Attaignant Pierre
(c. 1494-1552) |
ATTAIGNANT, Pierre (forse Douai ca. 1494- Parigi 1552). Stampatore
francese attivo dal 1528. Giunse a Parigi commerciando libri nel
1514, ed aveva incominciato la sua carriera di stampatore
pubblicando i libri liturgici per il capitolo di Noyon. Si afferma
generalmente che, nel 1525, l'editore, fonditore di caratteri e
commerciante Pierre Haultin, gli cedette i propri caratteri
tipografici, ma nulla permette di confermare questa affermazione
perché la sola notizia certa è che Haultin abbia fornito, nel
1547, il materiale tipografico a Nicolas Du Chemin. Fu l'unico
stampatore parigino fino al 1549.
Stampò complessivamente 35 libri di chansons, 7 di intavolature
per organo, 3 di messe e 2 di intavolature per liuto. |
Bach, Johann
Sebastian
(1685 - 1750)
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Il
massimo rappresentante del barocco musicale nacque in un paese
della Turingia come discendente di una famiglia dedita alla musica
da almeno quattro generazioni.
Rimasto orfano di padre e di madre a dieci anni, frequentò il
liceo di Ohrdruf, ospite del fratello Johann Christoph che gli
insegnò i rudimenti della musica, ma Johann Sebastian deve essere
considerato essenzialmente un autodidatta. Egli studiò le opere
dei maestri stranieri - in particolare italiani -, venne in
contatto con una vita musicale rigogliosa che gli fece conoscere
esecutori tedeschi e stranieri e lo indusse a soventi viaggi ad
Amburgo dove era in piena fioritura la scuola tedesca del profondo
nord.
Nel 1703 entra alla corte di Weimar in qualità di violinista;
pochi mesi dopo lo troviamo ad Arnstadt come organista a San
Bonifacio.
Ricopre la stessa carica a Mulhausen nella chiesa di San Biagio, e
a Dombeim sposa la cugina Maria Barbara, ma nel 1708 ritorna a
Weimar in qualità di organista di corte.
Qui diviene nel 1714 primo violino nell’orchestra, ritorna allo
studio degli italiani (Vivaldi e Frescobaldi in particolare), ma
non riesce ad ottenere nel 1716 il posto di maestro di cappella.
Un anno dopo entra con tale carica alla corte di Cothen, dove
rimane sino al 1723 (passando dopo la morte di Maria Barbara a
seconde nozze con Anna Magdalena nel 1721), e dove ha modo di
dedicarsi in particolare alla musica profana (nascono qui i Sei
Concerti brandeburghesi).
Nel 1723 si qualifica infine in qualità di Cantor e direttore di
musica a San Tommaso di Lipsia.
Qui rimarrà per il resto dei suoi giorni, non senza spostarsi
occasionalmente per inaugurare nuovi Organi, per far visita ai
figli, per tenere concerti, e nel 1747 per suonare a Potsdam alla
presenza di Federico il Grande.
A Lipsia gli impegni pratici (la scuola, la direzione del coro e
dell’orchestra, l’educazione degli allievi) lo assorbono
moltissimo, gli attriti col l’autorità locale non gli rendono la
vita facile, e anche l’ambiente familiare non è certamente dei
migliori.
Eppure Bach trova il modo di scrivere una nuova cantata per ogni
settimana e di concepire alcune delle sue più colossali creazioni
nel campo della musica sacra (la Grande Messa in si minore e altre
quattro messe minori, le Passioni, l’oratorio di Natale, oltre a
una serie di composizioni minori).
Nel 1749 si fa operare agli occhi da un celebre oculista inglese,
ma perde interamente la vista e le sue condizioni generali si
aggravano, tanto che un anno dopo muore di apoplessia, mentre sta
per portare a termine la colossale Arte della fuga.
Di lui resta per tutto il sec. XVIII un ricordo imponente più come
organista che come compositore (la sua vedova finirà in miseria
nella fossa comune).
Solo nel 1802 lo storico Johann N. Forkel ne rivaluta in un saggio
l’importanza di compositore, e nel 1829 Mendelssohn presenta a
Berlino la Passione secondo S. Matteo: incomincia qui la vera,
eterna fama di Bach, che resta incorrotta e altissima a oltre due
secoli dalla sua morte. |
Banchieri Adriano
(1568 - 1634)
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Il
compositore, organista, teorico e scrittore italiano Adriano
Banchieri, nato a Bologna, si deve considerare una delle figure
più versatili della sua era, in particolar modo come teorico della
musica.
Fu organista a Bologna, Imola, Lucca, Siena, Venezia, Verona,
Milano.
Nel 1615 fondò l’ "Accademia dei Floridi", la prima società
siffatta in quel di Bologna: l’Accademia venne tra l’altro
visitata da Monteverdi nel 1620 e proseguì la sua esistenza negli
anni a venire col nome di "Accademia dei Filomusi".
Dopo alcuni viaggi, Banchieri mosse nuovamente verso il Monastero
di San Bernardino, a Bologna, nel 1634, ma nello stesso anno morì.
La produzione sacra di Banchieri include Salmi, Messe e Mottetti:
la costruzione delle sue Messe rivela con chiarezza la sua
adesione ai nuovi principi dettati dal Concilio di Trento
(controriforma).
Le Messe accompagnate all’organo e la rimanente produzione – sia
sacra che temporale – ove è presente l’organo, sono raccolte in
un’importante raccolta intitolata "L’organo suonarino".
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Beethoven Ludwig van
(Bonn 1770 –
Vienna 1827)
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Di
origine fiamminga, la famiglia lo avviò alla musica molto
precocemente. A 9 anni iniziò studi più regolari con Christian
Neefe, organista di Corte. A soli 14 anni divenne secondo
organista della Cappella del principe elettore. Si recò a Vienna
nel 1787, ma vi rimase ben poco a causa della morte della madre;
fece ritorno a Vienna, dove si stabilì definitivamente, nel 1792,
divenendo allievo di Haydn, Albrechtsberger e Salieri. A Vienna fu
ammirato e protetto da famiglie influenti ed ebbe inizialmente una
vita felice, incrinata, a poco a poco, dal dramma della sordità
crescente, che lo portò vicino al suicidio nel 1802, facendogli
maturare ancor più la coscienza della propria missione artistica.
Di qui in poi, nonostante il successo crescente e la fama
internazionale, l'isolamento del compositore si fece più marcato,
compromettendo i suoi rapporti sociali e sentimentali: questo suo
atteggiamento fu testimoniato dai cosiddetti "quaderni di
conversazione", oltre i quali si tagliò una produzione musicale
sempre più stupefacente. Compose 9 Sinfonie e varie Ouvertures per
orchestra, 5 Concerti per pianoforte e orchestra ed uno per
violino, 32 Sonate per pianoforte, musica sacra, un'Opera, varie
altre musiche vocali.
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Bruckner Joseph Anton
(Ansfelden, Linz, 1824 – Vienna
1896)
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Seguendo la tradizione familiare, dopo gli studi nell'abbazia
collegiale di Sankt Florian, nel '41 iniziò a lavorare come
maestro elementare e nel '48, provvisto di una discreta cultura da
autodidatta, divenne organista in quella stessa abbazia. Fu
soltanto nel 1855 che, a Vienna, ebbe occasione di frequentare un
insegnante di alto livello come Simon Sechter. L'anno successivo
ottenne il posto di organista nel duomo di Linz. Conclusi gli
studi di composizione a 37 anni, nel '61, avviò una fortunata
attività concertistica senza peraltro incontrare consensi alla sua
produzione.Nel '65 conobbe Wagner, importante riferimento nella
sua vita, e nel '68 divenne insegnante al Conservatorio di Vienna.
Brahms, verso la fine della sua vita ricevette una laurea "honoris
causa" dall'Università di Vienna e un appartamento al Belvedere
per volontà dell'imperatore Francesco Giuseppe, mentre cresceva
sempre di più l'interesse per la sua opera. Compose più di 30
pezzi per coro su testi liturgici, quasi tutti in latino, circa 30
brani corali profani senza accompagnamento in forma di Lied, e
circa 20 lavori profani (cantate o Lieder) per varie formazioni
vocali con strumenti.
Lied:
canzone popolare tedesca con testo di regola tedesco. Il
termine, che correntemente designa una composizione per canto e
pianoforte riferendosi soprattutto alla fioritura ottocentesca
del lide, può avere significati diversi secondo le varie fasi
della sua storia.
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Buxtehude
Dietrich
(1637 - 1707)
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Nasce
nell'estremo sud dell'Holstein, allora sotto il dominio danese,
figlio di Johannes, anch'egli organista, che provvederà a
fornirgli l'educazione musicale. Nel 1660 viene assunto nella
chiesa di S. Maria a Helsingør rimane fino al 1667 quando viene
designato a sostituire il famoso organista della chiesa di S.
Maria a Lubecca Franz Tunder deceduto.
A
Lubecca, dove rimarrà fino alla morte sposa Anna Margaretha Tunder,
figlia del suo predecessore (atto, oltremodo, necessario per
ottenere l'ambito posto).
Tunder
era stato il fondatore delle "Abendmusiken", serate musicali
comprendenti cantate da eseguirsi in chiesa anche al di fuori
delle liturgie. Buxtehude proseguì nella tradizione e diede un
tale impulso e prestigio a questi concerti pubblici che lo stesso
J.S.Bach si recherà a Lubecca per poterlo ascoltare.
Le sue
composizioni spaziano dalla musica corale, da camera e,
naturalmente, per organo.
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Byrd William
(c. 1543-1623) |
compositore inglese (? 1543 - Stondon Massey, Essex 1623). Fu
organista presso la cattedrale di Lincoln e la Chapel Royal di
Elisabetta I d'Inghilterra e nel 1575 ottenne, insieme con T.
Tallis, il monopolio della stampa musicale in Inghilterra per un
periodo di 21 anni. Senza dubbio il massimo compositore inglese
del tardo '500 e del primo '600, Byrd non ebbe rivali nel campo
della musica sacra. In uno stile più vicino alla tradizione
fiamminga che non a quella italiana appaiono concepiti i 3 libri
di Cantiones sacrae (1575, 1589 e 1591; il primo contiene anche
composizioni di Tallis), i 2 di Gradualia (1605 e 1607) e le 3
messe, risalenti con ogni probabilità al periodo 1592-95 e
caratterizzate da un tessuto polifonico ricco e consistente. La
costante adesione alla fede cattolica non impedì a Byrd di
comporre musiche per il rito anglicano, come il Great Service (tra
le sue opere migliori), lo Short Service, una dozzina di full
anthems , 5 verse anthems e altro ancora. Tra le raccolte profane
si segnalano i volumi Psalmes, sonets,& songs of sadness and
pietie (1588; comprende composizioni su testi religiosi e morali
non destinate all'uso liturgico) e Songs of sundrie natures
(1589). Grande interesse riveste anche la produzione strumentale,
comprendente fantasie, variazioni, musiche di danza, brani
descrittivi per virginale e alcuni pezzi per consort di viole. |
Caccini Giulio
(1550 ca -1618)
|
Caccini,
Giulio (1550 ca -1618) - compositore e cantante. Visse alla corte
medicea di Firenze. Membro della Camerata fiorentina, fu uno dei
principali rappresentanti dello stilo detto del "recitar
cantando". Con J. Peri collaborò nel 1600 alle musiche per
l'Euridice su testo di O. Rinuccini, che costituisce uno dei primi
modelli di melodramma. Altre composizioni: arie, madrigali,
canzoni, sonetti e scherzi in stile monodico. - Sua figlia
Francesca (detta la Cecchina) fu celebre cantante. |
Cara Marchetto
(c. 1465-c. 1527) |
(Verona
ca. 1465- Mantova ca. 1527). Compositore, liutista e cantore
italiano. Sembra si sia formato nella Scuola degli Accoliti della
città natale, dove entrò prima del 1482. Da una serie di documenti
ecclesiastici fatti conoscere da Paganuzzi, si apprende che Cara
fu avviato alla carriera clericale e che nel 1487 venne in
possesso di benefici nella chiesa collegiata degli Accolti per
rinunzia a suo favore dello zio Don Ludorisio Calabria, Già
rettore dei benefici stessi. E' anche probabile che, per
intercessione dello zio e dopo essere entrato in possesso del
primo beneficio, Cara divenisse Maestro degli Accorti. Un
documento mantovano del 1494 attesta la presenza di Cara a Mantova
presso la corte dei Gonzaga, ma sembra certo che in quel periodo
il musico vestisse ancora l'abito clericale poiché da un
successivo atto databile 1497 si apprende che Cara rinuncia a
favore del fratello Benedetto, pure sacerdote, ai suoi tre
benefici nella chiesa della collegiata e ad altri tre chiericati
nelle pievi di Roverchiara, Minerbe e Caprino, a favore del nipote
Battista Glauro. In questo periodo Cara doveva essersi allontanato
da Mantova poiché dal citato documento si desume fosse al servizio
del Cardinale Giovanni Colonna del quale è detto "suo famigliare".
Si trattò probabilmente di una breve parentesi dopo la quale Cara
tornò a Mantova ove si sposò con Anna Moraschi che accompagnò a
Verona per motivi di salute nel 1505. Nella sua città ritornò
ancora l'anno seguente per intercedere presso il Capitolo che
aveva condannato a 4 mesi di carcere il fratello Benedetto sotto
l'accusa di concubinato e trasgressione all'obbligo della
residenza. Visse quasi ininterrottamente a Mantova (si sposò una
seconda volta nel 1512 con una dama di corte), protetto dalla
marchesa Isabella d'Este, sposa di Francesco Gonzaga. Per incarico
della marchesa nel 1503 fu a Venezia in missione diplomatica, nel
1509-10 visitò il marchese Francesco allora prigioniero dei
veneziani e nel 1512 e 1513 fu, con il suo allievo Roberto
Avanzini, alla corte milanese di Massimiliano Sforza. Nel 1525
ottenne la cittadinanza mantovana. Sembra sia morto nel 1527.
Della
sua produzione si conoscono 117 composizioni profane, in gran
parte frottole o affini (odi, strambotti ecc.) di cui circa 65
pubblicate nelle raccolte di O. Petrucci (1504- 1514, ammirevoli
per ricchezza e varietà melodica. Delle sue composizioni religiose
ci sono giunte 6 laudi e un Salve Regina a 3 voci. |
Carissimi, Giacomo
(1605-1674)
|
Contribuì in misura determinante alla definizione formale
dell'oratorio in latino. Nei suoi oratori (circa 200, fra cui
Jephte) utilizzò con senso drammatico l'articolazione del
genere (recitativi e ariosi, episodi corali e solistici, duetti,
terzetti, interventi strumentali) conferendo respiro epico alle
vicende bibliche e verità psicologica ai personaggi. Suoi allievi
diffusero l'oratorio in Germania e in Francia.
Carissimi compose circa 200 oratori
e mottetti, otto messe ed oltre 200 cantate, ed altra musica sacra
e profana. Emerse in particolare nell'oratorio, del quale stabilì
la struttura: questa prevede i personaggi, lo storico (narratore)
ed il coro, che ricopre via via il ruolo della folla, degli
eserciti... Della sua produzione, l'oratorio più celebre del
Carissimi è probabilmente il Jepthe.
|
Certon,
Pierre
(c.1510 - 1572) |
Il
compositore francese lovorò come cancelliere a Notre Dame di
Parigi dal 1529; assunse lo stesso incarico a Sainte-Chapelle nel
1532. Nel 1536 divenne maestro del coro presso la stessa cappella,
ruolo che svolse fino alla morte. Tra i suoi amici più cari vi fu
Claude de Sermisy, alla cui morte nel 1562 Certon compose una
lamentazione modellata su quella che Josquin des Prez scrisse in
onore di Ockeghem.
Di Certon restano lavori sacri, tutti pubblicati, tra cui 8 messe,
tre movimenti di una messa incompiuta, un Magnificat, più di 40
mottetti e molti altri canti sacri. La maggior parte delle sue
composizioni, tuttavia, sono i canti secolari, 285 brani, 100 dei
quali pubblicati in due libri dedicati esclusivamente a Certon e
gli altri in varie antologie.
Le sue ultime opere contribuirono in maniera sostanziale alla
trasformazione stilistica della 'chanson' nell'ultimo quarto del
XVI secolo.
|
Croce, Giovanni
(1557-1609) |
Compositore, detto Il Chiozzotto
(Chioggia 1557 - Venezia 1609). Sacerdote e allievo di G. Zarlino,
fu dal 1565 cantore in S. Marco a Venezia, divenendo in seguito
vicemaestro di cappella (1595) e maestro (1603). Fu uno dei più
notevoli esponenti della scuola polifonica veneziana, nell'ambito
della quale si colloca tutta la sua vasta produzione sacra
(mottetti, messe, lamentazioni ecc., 14 libri complessivamente).
La sua produzione profana (Mascarate piacevoli e ridicolose,
1590; Triaca musicale, 1595; 4 libri di madrigali e 2 di
canzonette) mostra un fresco gusto del realismo e della
caricatura, reso con vivaci procedimenti polifonici e frequenti
omoritmie.
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Del Encina, Juan
(1468-1529) |
(Salamanca 1468- Leòn 1529). Poeta, drammaturgo e musicista
spagnolo probabilmente studiò all'università di Salamanca. Fu a
servizio dei Duchi d'Alba. Tentò vanamente di entrare nel coro di
cappella della cattedrale, incarico che ottenne a Roma sotto il
papato di Leone X.
Fu nominato sacerdote nel 1519.
La sua opera comprende composizioni di carattere sacro (eglosas
de Navidad, de la Pasiòn y Resurrecciòn...)
e composizioni di carattere profano, nelle quali la metrica e lo
stile si fanno più ricercati.
Tra le composizioni di carattere profano ricordiamo
Egloga de Fileno, Zambardo y Cardonio, Plàcida y Victoriano,
Cristino y Febea.
Del Encina scrisse anche 62 composizioni che comprendono
canciones, romances,
villancicos, églogas, cantatas,
contenute nel
Cancionero Musical de Palacio.
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de La Rue Pierre
(c. 1460-1518) |
Il compositore franco-fiammingo
Pierre de La Rue nacque, probabilmente a Tournai (Borgogna)
intorno al 1460 e studiò a Gand intorno al 1480. Dal 1482 al 1485
lo troviamo in Italia, ma di questo suo soggiorno abbiamo scarse
notizie, mentre fra il 1489 ed il 1492 svolse attività di tenore e
cantore-compositore, come risulta da documenti conservati negli
archivi della Confraternita di Nostra Signora di Hertogenbosch.
In seguito fu compositore alla
corte di Bruxelles-Malines, mentre, tra il 1501 ed il 1506, in due
riprese, si recò in Spagna al seguito di Filippo il Bello. Tornato
nelle Fiandre, rimase alla corte dei Borgogna-Asburgo servendo, in
successione, Filippo il Bello (re di Castiglia), Giovanna di
Spagna, Margherita d’Austria (reggente dei Paesi Bassi) ed infine
il giovane Arciduca Carlo, il futuro Carlo V.
Nel 1505 fu nominato canonico
della collegiata di Courtrai, dove si stabilì solo nel 1516, una
volta lasciata la sua residenza di Termonde, e lì terminò i suoi
giorni nel 1518.
Pierre de La Rue ha lasciato una
produzione, rivolta in particolare a composizioni sacre, che
comprende trenta messe, sette messe incompiute, 24 mottetti e 37
chansons.
Soprattutto alcune delle sue
messe contribuirono a renderlo famoso, a partire dai primi anni
del Cinquecento ed il suo astro è giunto indenne fino ai nostri
giorni poichè, pur conoscendo periodi di luci e di ombre, è
periodicamente tornato alla ribalta nei secoli successivi alla sua
dipartita, potendo contare sempre su nuovi estimatori.
Due delle composizioni più
famose, la “Missa de Septem Doloribus Beatissime Marie Virginis” e
la “Missa Pascale”, insieme ai mottetti “Pater de Caelis, Deum”
(di attribuzione non certa) e “Vexilla Regis/Passio Domini” sono
stati incisi qualche tempo fa dalla Naxos.
La notorietà delle due messe si
deve al fatto che esse appartengono ad una serie di composizioni,
più volte stampate in edizioni di lusso, che gli Asburgo
regalavano agli altri potenti dell’epoca con lo scopo di
diffondere la buona musica e nel contempo affermare il loro
prestigio in campo artistico.
La presenza di diverse copie
facilita sicuramente l’opera degli esecutori, che devono comunque
fare i conti con le differenze che si riscontrano fra i vari
manoscritti relativi alla medesima composizione.
|
Des
Prés, Josquin
(circa 1440-1521)
|
Compositore
(Beaurevoir 1440 ca - Condé-sur-l'Escaut 1521 ca). Dopo essere
stato cantore al Duomo di Milano, entrò nella cappella pontificia
e nel 1499 divenne a Ferrara direttore della cappella di Ercole I
d'Este. Ritornò poi in Francia alla corte di Luigi XII. In
seguito si trasferì a Bruxelles, dove fu nominato canonico di
Santa Gudula. Fu uno dei musicisti più noti del suo tempo:
compose 18 messe, oltre 80 mottetto e circa 70 composizioni
profane. Di alto livello la sua produzione sacra.
L’opera
compositiva di Desprez rappresenta il punto d’incontro fra la
perfezione del contrappunto fiammingo e la nascente sensibilità
armonica tipicamente italiana.
L’opera di Desprez rappresenta il superamento della tipica
mentalità quattrocentesca, secondo la quale la musica doveva
rimanere assolutamente soggiogata alla parola cui si riferiva,
senza vivere dunque di un movimento proprio.
Se è vero che in Ockeghem si tenta ancora di separare il mondo
sacro da quello temporale, è altrettanto vero che in Desprez i due
mondi si fondono, l’un l’altro, e si arricchiscono attraverso un
processo di osmosi che porterà allo sviluppo della forma della
chanson, ovvero di una forma nella quale la voce superiore è
dominante sulle altre, e gradualmente si libera dalle costrizioni
rigorosamente contrappuntistiche e polifoniche.
Questo significa semplicemente che nella produzione di Desprez il
concetto di canto si emancipa e si evolve, come in pochi altri
suoi contemporanei.
Tra la sua produzione di Messe, è assolutamente da menzionare
quella sull’"Homme armè", o quella titolata "La sol fa re mi": ma
le composizioni di Desprez sarebbero tutte da rammentare, per la
bellezza e per l’importanza avuta nello sviluppo della musica di
quel secolo.
Rimane egli dunque una delle massime figure di quel periodo, e una
delle personalità più forti di tutta la storia della musica.
|
Di
Lasso, Orlando
(1532-1594)
|
Compositore
fiammingo (1532 ca-1594). Nel 1544 entrò al servizio di
Ferdinando Gonzaga con il quale viaggiò molto in Francia e
Italia. Più tardi divenne maestro di cappella a San Giovanni in
Laterano a Roma, fu così che conobbe Palestrina. Rientrato in
Fiandra, pubblicò le sue prime raccolte di mottetti e madrigali.
Nell'anno 1556 divenne tenore e quindi maestro di cappella alla
corte del duca Alberto V di Monaco. Di questo periodo sono i
famosi "Psalmi poenitentiales". In qualità di maestro
di cappella ebbe modo di visitare l'Europa, diventando ben presto
famoso. Rifiutò le proposte provenienti dalle corti europee per
rimanere alla corte bavarese fino alla morte. Certo la tradizione
musicale italiana e la cultura umanistica lo influenzarono
significativamente, ma non dimenticò mai i compositori
fiamminghi.
Fu senza dubbio uno dei maggiori maestri della
polifonia cinquecentesca, di raffinata versatilità e abilità.
Compose musica sacra, madrigali profani e religiosi, chansons e
lieder.
Lassus - uno dei più prolifici e
versatili compositori del XVI secolo - scrisse oltre 2000 lavori
di tutti i generi, ivi incluse messe, mottetti, salmi, inni,
passioni e altri brani secolari, in italiano, francese e tedesco.
Molte delle Messe erano composizioni basate su precedenti lavori -
mottetti, canzoni o madrigali - suoi o di altri compositori;
inusuale è il numero di "magnificat" da lui usato nelle sue opere.
I suoi mottetti comprendono brani a scopo didattico, brani scritti
per cerimonie (o comunque occasionali), raccolte di testi classici
(per esempio le "Prophetiae Sibyllarum"), interventi liturgici
(offertori, antifone, salmi, come per esempio i "Psalmi
poenitentiales" del 1584) e brani commissionati da privati.
Pubblicò cinque grandi volumi di musica sacra sotto il titolo di "Patrocinium
musices" (1573-6), e dopo la sua morte i figli realizzarono
un’altra raccolta col titolo "Magnum opus musicum", nel 1604.
La sua produzione secolare rivela uno sguardo cosmopolita
caratterizzato da molti gusti: dai madrigali derivati dalle "villanellas"
("Matrona mia cara"), ai sonetti altamente espressivi ("Occhi,
piangete"); alle "chansons" costruite su schema del mottetto, sino
ai "lieder" in lingua tedesca, ove anch’essi risultano intrisi di
sacralità, simili a inni religiosi.
La sua capacità e
versatilità, lo pongono ai vertici di tutta la musica
rinascimentale. |
Donato Baldassarre
(c. 1530-1603) |
compositore e organista (? ca 1530 -
Venezia 1603?). Fu musico e cantore in San Marco a Venezia verso
il 1550, divenendo poi maestro della piccola cappella (1562-65).
Nel 1580 ebbe l'incarico di maestro di canto nel nuovo Seminario
Gregoriano in San Marco. Nel 1590 succedette a G. Zarlino come
maestro di cappella della basilica Tra le sue opere ebbero molto
successo le villanelle, pubblicate in una raccolta del 1550 (in
particolare La canzon della Gallina). Originali sono anche i suoi
madrigali (2 libri, 1553 e 1568), specialmente quelli in forma di
dialogo. Più legati allo stile antico sono i mottetti a 5-6 voci
(1599).
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Fauré Gabriel
(1845-1924)
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Nel 1853 fu ammesso gratuitamente,
grazie alle sue attitudini speciali, alla Scuola Niedermeyer di
Parigi, dove rimase fino al '65 studiando anche con
Saint-Saens.
Fu poi organista in diverse chiese della città, sostituendo anche
Widor a Saint-Sulpice.
Nel '77 fu nominato maestro di cappella alla Madeleine dove, nel
'96, divenne organista titolare. Nello stesso anno fu nominato
insegnante di composizione al Conservatorio, in sostituzione di
Massenet.
Nel 1903 cominciò a collaborare con "Le Figaro" per la critica
musicale e 2 anni più tardi ottenne la direzione del
Conservatorio, che mantenne fino al 1919.
Negli ultimi anni soffrì di disturbi all'udito che lo portarono
alla sordità completa.
Scrisse 2 Opere, musiche di scena, pagine religiose, vocali,
pianistiche, un Requiem, una Fantasia e una Ballata per pianoforte
e orchestra.
Il musicista francese fu tutt'altro che retorico, e portato per
carattere a velare quasi sempre il sentimento con la riservatezza.
Il linguaggio caratteristico di Fauré è imbevuto d'un romanticismo
raffinato, ricco di nuances: a volte sommesso e malinconico, a
volte leggero, vibratile e intessuto di nobile lirismo.
Isolato e schivo sia come artista sia come uomo, Fauré è un
protagonista a tutto tondo della rinascita strumentale francese e
si proietta nel '900 con l'economia del mezzo espressivo, con una
semplicità di atteggiamento profonda e meditata, che via via si
spoglia della componente manieristica e sentimentale, mirando
sempre più a un'ideale essenzialità. La sua opera esprime un
pensiero musicale estremamente sofisticato, in una dimensione
dominata dalle allusioni, dall'aristocratica contemplazione, da un
lirismo sovente tenue, arioso, mai decorativo.
Nella sua musica si coglie insomma un senso spiccato di
essenzialità tendente a diventare messaggio morale ed etico. Al di
là, quindi, del presunto ermetismo di Fauré, che si esprime
nell'uso antitradizionale dei materiali armonici e melodici di
derivazione ottocentesca, e nelle straordinarie incantate
atmosfere che ne risultano, d'artigianato minuziosissimo.
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Franck, Cesar
(1822-1890)
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Musicista francese avviato alla carriera concertistica dal padre
ancora in tenera età. Da piccolo genio diventa grande pianista,
virtuoso organista e insigne maestro di cappella a Sainte
Clotilde. Nel 1860 eredita la cattedra d’ organo al conservatorio
parigino, dove fu talmente grande da gettare le basi della moderna
scuola organistica francese. Si dedicò anche alla composizione
lasciandoci pagine per musica corale, sinfonica, da camera,
organistica e pianistica. La sua musica è forse diseguale ma
spesso raggiunge momenti di grande intensità; ad una aspirazione
classica si sovrappone una spiritualità combattuta tra misticismo
e passione. Panis Angelicus è una composizione pere voce solista e
coro dove l’ idea della spiritualità diventa tutt’uno con l’
impasto armonico.
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Frescobaldi
Girolamo
(1583-1643) |
Nacque
a Ferrara nel 1583: a vent'anni si trasferì a Roma, dove nel 1607
divenne organista della chiesa di Santa Maria in Trastevere. Passò
poi alla Cappella Giulia della Basilica di San Pietro: a parte
alcuni viaggi a Mantova, Firenze e nelle Fiandre, visse sempre a
Roma, dove morì il primo marzo del 1643. Di Frescobaldi si dice
che abbia attirato circa tremila ascoltatori nel suo primo
concerto in S. Pietro: dotato di grande fantasia e tecnica,
compose due libri di Toccate e Partite, due libri di Canzoni,
Ricercari et Canzoni francesi, capricci, i Fiori musicali e varie
Messe per organo: diede un assetto definitivo a forme strumentali
come appunto la Toccata, assetto che verrà ripreso dagli autori
degli anni successivi. |
Forster,
Georg
(c. 1510-1568) |
Editore
musicale e compositore tedesco (Amberg, Franconia ca 1510 -
Norimberga 1568). Pubblicò a Norimberga, dove si stabilì nel
1547, 5 raccolte di Lieder tedeschi di autori diversi e un volume
di mottetti e di musica sacra, includendovi anche proprie
composizioni.
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Gabrieli, Andrea
(1510-1586) |
Andrea Gabrieli (1510-1586), uno dei
maggiori musicisti del tardo rinascimento, fu discepolo di Adriaan
Willaert, cantando nel coro della Basilica di San Marco a Venezia:
divenne organista della stessa basilica nel 1564. Fu poi designato
compositore ufficiale della Repubblica veneta: scrisse musica
sacra e profana, tra cui i sette Psalmi davidici, quattro
messe a 6 voci e ben 250 madrigali, da 3 a 12 voci.
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Gabrieli,
Giovanni
(1557-1612)
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Giovanni Gabrieli era nipote di
Andrea: nato nel 1557, fu allievo di Andrea e suo successore in
San Marco, ed è il più importante esponente della scuola veneziana
del '500: fra le sue composizioni (che presentano tendenze al
barocco) possiamo ricordare la raccolta dei Concerti,
contenente anche opere dello zio Andrea, le Sacrae Symphoniae
e e Canzoni et Sonate: è identificato come il primo
compositore dell'epoca moderna, grazie alle novità ritmiche e
timbriche, spesso contrastanti con i tempi correnti: tra le altre
cose sviluppò lo stile policorale, e le combinazioni di voci e
strumenti.
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Galilei,
Vincenzo
(1520 ca – 1591) |
Umanista, compositore e teorico
della musica. Padre di Galileo. Studio’ a Venezia con G. Zarlino e
visse a Firenze, ove fu accademico della Crusca e una delle figure
dominanti nel geruppo della Camerata fiorentina. Della sua
produzione ci restano 2 libri madrigali, intavolature e altri
pezzi per liuto. E’ perduta inceve una musica sul testo del XXXIII
canto dell' Inferno dantesco. Di grande importanza sono le
opere teoriche, tra cui Fronimo, sulle intavolature per
liuto (1568), Dialogo della musica antica et della
moderna (1581) che teorizza i principi estetici della Camera
fiorentina, e fornisce preziose notizie sulla pratica musicale del
tempo.
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Gastoldi,
Giovanni Giacomo
(1555 ca –1622) |
Fu maestro di cappella della chiesa
di S. Barbara di Mantova, poi quello di cappella nel duomo di
Milano. Autore di musica profana (fra cui 4 libri di madrigali a 5
voci e a 6 voci) e sacra (messe, mottetti, salmi, ecc.). G. e’
passato alla storia per un libro di Balletti a 5 voci (Venezia,
1591). Concepiti in stile di danza (per voci e strumenti), tali
balletti si diffusero anche all’estero, specie in Inghilterra e
Germania, dando vita a un genere superficiale ma non privo di
grazia.
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Gesualdo,
Carlo
(c. 1561 - 1613)
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Principe
di Venosa, compositore (Napoli ca 1560-1613), nipote per parte di
madre di Carlo Borromeo. Formatosi alla scuola di qualche maestro
napoletano che frequentava la casa del padre, con il trasferimento
alla corte di Ferrara Gesualdo varcò la soglia dell’accademia
musicale più aristocratica ed esclusiva del Rinascimento, dove
operavano T. Tasso, G. B. Guarini, L. Luzzaschi e G. de Wert.
Compositore estroso e personalissimo, scrisse 6 libri di madrigali
a 5 voci (i primi quattro pubblicati a ferrara tra il 1594 e il
1596, gli ultimi due a Gesualdo, vicino a Napoli, nel 1611), 2
libri di mottetti e uno di responsori, più alcuni madrigali a 6
voci pubblicati nel 1626 da M. Efrem e le canzonette a 5 che Nenna
incluse nel suo Ottavo Libro di Madrigali (1628). Ciò
che caratterizza i madrigali di Gesualdo è un atteggiamento
espressionistico che si manifesta attraverso la continua
alternanza di ombre e luci, di contorcimenti cromatici, di salti
melodici dissonanti e di successioni accordali audaci e
imprevedibili, cui il compositore affida il compito di svelare l’ineffabilità
del dolore, della speranza o della gioia. In ogni caso il
risultato fonico resta sorprendente, sottolineato com’è da uno
stile vocale declamatorio che si discosta tanto dall’esperienza
precedente di un L. Marenzio, quanto dal suo contemporaneo C.
Monteverdi.
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Händel Georg Friedrich
(Halle (D)1685- Londra 1759)
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Georg Friedrich Händel nasce ad
Halle, in Sassonia, il 23 febbraio 1685, lo stesso anno dell'altro
grande musicista tedesco Johann Sebastian Bach.
Avviato dal padre agli studi di legge il giovane Händel, tuttavia,
rimane legato al mondo della musica seguendo, dal 1693 al 1696 le
lezioni di Zachow, organista alla LIebfranenkirche. Nel 1697
ottiene l'incarico di aiuto organista nella orchestra della
cattedrale di Brandeburgo, città dove il padre svolgeva il
mestiere di cerusico, ottenendo nel 1702 la nomina a primo
organista. Nello stesso anno si iscrive ai corsi Universitari
della sua città ma nel 1703 si sposta ad Amburgo entrando a far
parte, come violinista, dell'orchestra di Reinhard Keiser
musicista che si proponeva di fondare l'opera nazionale tedesca.
L'8 gennnaio 1705 presenta la sua prima opera Almira, il 25
febbraio dello stesso anno rappresenta l'opera (perduta) Nero.
Nel 1706 partì per l'Italia, rimanendovi tre anni, visitando
Venezia, Firenze, Roma e Napoli.
Agli inizi del 1707 risale il suo arrivo a Roma dove soggiornerà
presso le dimore di alti personaggi della corte pontificia ed
entrando in contatto con alcuni artisti appartenenti all'accademia
dell'Arcadia. Queste influenze lo porteranno a scrivere alcune
cantate quali Apollo e Dafne, Aci e Galatea e
Polifemo.
Nel 1707 a palazzo Ottoboni viene eseguito Il trionfo del
tempo e del disinganno, commissionata dal cardinale Pamphili,
e diretta da Arcangelo Corelli che, nella pasqua *del 1708 a
palazzo Ruspoli dirigerà anche La resurrezione.
Nel 1709 a Venezia scrive, su libretto di Vincenzo Grimani, l'Agrippina
che sancisce la consacrazione di Händel come operista di eccelso
valore.
Nel 1710 divenne Kapelmeister alla corte di Hannover. Nello
stesso anno visita, per la prima volta Londra dove il 24 febbraio
1711 rappresenta il Rinaldo ottenendo un clamoroso
successo. Era l'inizio di un'attività di operista che durerà
trent'anni producendo trentadue opere.
Nel 1713 si stabilisce definitivamente nella capitale Inglese.
L'anno seguente, viene eletto re d'Inghilterra Giorgio I l'ex
elettore di Hannover presso cui aveva prestato la sua opera negli
anni precedenti. Tranne alcuni viaggi nella sua terra natale,
Händel rimane per tutto il resto della sua vita in Inghilterra
diventando uno dei principali personaggi della musica
d'oltremanica. Viene nominato capo della Royal Academy facendo
rappresentare con successo opere e balli al Covent Garden e al
King's Theatre.
Nel 1733 rappresenta due oratori Deborah e Athalia. Dal
1741 si dedica completamente alle composizioni sacre,
principalmente agli oratori producendone, dal 1739 al 1752 ben
quattordici tra cui Israel in Egypt e il Messiah
rappresentato a Dublino nell'aprile 1742. Nel frattempo si
trasferisce, per un soggiorno di otto mesi, in Irlanda. Dal 1751,
quasi completamente cieco, è costretto, per comporre, a dettare le
sue opere agli amici più fidati.
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Hassler,
Hans Leo
(1564-1612)
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(Norimberga 1564- Francoforte 1612).
Esponente di spicco di una famiglia di organisti attivi tra '500 e
'600. Fu allievo nel 1584 di A. Gabrieli a Venezia. Dopo il
rientro in Germania operò come organista ad Augusta, a Norimberga
e alla corte di Dresda. Scrisse una dozzina di raccolte
comprendenti madrigali, canzonette e mottetti. La sua opera
inizialmente è fortemente influenzata dallo stile di O. Lasso, poi
da quello veneziano. La sua opera rappresenta un momento
importante della diffusione dello stile italiano in Germania.
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Ingegneri,
Marco Antonio
(1547 ca – 1592) |
Compositore di madrigali, canzoni
strumentali, musica sacra. Maestro di Monteverdi. |
Janequin Clément
(c.1485-1558)
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La vita di Clément Janequin,
illustre nel suo tempo e glorificato dai poeti, è del tutto
sconosciuta. Tuttavia le sue composizione giunte fino a noi sono
molto importanti in quanto a caratteristiche e diversità.
La sua estrema sicurezza ritmica ed il suo senso del pittoresco ne
fanno il creatore della musica descrittiva. Con lui la 'chanson'
assume vaste proporzioni e si arricchisce di armonie brillanti e
colorate. La sua "Bataille de Marignan" si presenta come un ampio
affresco vocale nel quale si distinguono con dissonante realismo
le asprezze dei suoni umani. "Le Siège de Metz" e la "Prise de
Boulogne" mostrano le stesse qualità. Al genere umoristico
appartengono "Les Cris de Paris" e "Le Caquet des Femmes".
Dall'osservazione della natura, fatto nuovo nella musica, scaturì
il famoso "Chant des Oiseaux", pieno di poesia.
Il successo delle sue chansons a tema si estese ben presto a tutta
l'Europa. L’influenza della scrittura di Jannequin, molto forte
sui suoi contemporanei, si esercitò anche sui madrigalisti
italiani.
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Kodály,
Zoltán
(1882-1967)
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Compositore
ed etnomusicologo ungherese (Kecskmeét 1882 - Budapest 1967).
Compiuti gli studi superiori al conservatorio di Budapest, nel
1906 si laureò in lingua e letteratura ungherese e tedesca con
una tesi sulla Struttura strofica della canzone popolare
ungherese. Si perfezionò poi a Berlino e a Parigi, dove conobbe
la musica di C. Debussy che, dopo la musica popolare ungherese,
esercitò il maggiore influsso sul suo esordio di compositore. Dal
1905 si dedicò, per circa vent’anni, alla raccolta della musica
popolare ungherese, dapprima da solo e dal 1906 in compagnia di B.
Bartók (nella sua a Bartók il poeta G. Illyés li chiama ‘i
due grandi gemelli’). Frutto di tale attività è soprattutto la
monumentale elaborazione scientifica Corpus Musicae Popularis
Hungaricae, pubblicata dall’Accademia d’Ungheria (8 voll.,
1951-73). Come compositore Kodály esordì con pezzi pianistici e,
insieme con Bartók, con l’ed. di Venti canti popolari ungheresi
(1906) per voce e pianoforte, armonizzati in un contesto nongià
tonale, ma pentatonico e modale. Analoghi criteri di composizione
Kodály seguì anche nei suoi pezzo orchestrali e corali a più
largo respiro, come lo Psalmus Hungaricus, per tenore, coro misto
e orchestra, scritto per il 50 ° anniversario della riunione di
Pest a Buda (1923), il ‘Singspiel’ Háyy János (1926), il Te
Deum di Budavár, le Danze di Galánta (1934), le Variazioni su un
canto popolare (dette anche Variazioni del Pavone, 1938-39), La di
Cinka Panna (1948), la Sinfonia (1962). Gli si devono anche l’opera
La filanda magiara (1932), numerose composizioni da camera (fra
cui 2 quartetti opp. 2 e 10, una Sonata per violoncello solo op.
8, un Duo per violino e violoncello op. 7) e soprattutto di musica
corale. Fautore della diffusione dell’educazione musicale,
Kodály cercò di allargarne gli orizzonti, facendola iniziare
nella scuola materna e nella scuola elementare, ricercando il
passato musicale comune dei popoli ungrofinnici, spostando la
cultura musicale ungherese, prevalentemente monodica, verso la
coralità. Fondamento dell’insegnamento kodalyano della musica
sono i 4 fascicoli delle Bicinia Hungarica(1937-42).
|
Liszt Franz
(1811-1886)
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Nato a Raiding nel 1811, si affermò
come il più grande pianista del suo tempo, grazie ad un
virtuosismo senza confronti. Si esibì con successo anche come
direttore d'orchestra di opere sinfoniche e teatrali. Dopo una
vita avventurosa che lo vide al centro del bel mondo europeo, fu
chiamato ad una vita consacrata: prese gli ordini minori e divenne
abate. Nel marzo del 1836 iniziò un giro in varie capitali, per
assistere a concerti celebrativi dei suoi 75 anni. In luglio,
recatosi a Bayreuth per le rappresentazioni wagneriane, lì morì di
polmonite.
Alla produzione organistica ed ai brani pianistici di ispirazione
religiosa si affiancano alcune composizioni corali in cui si
riflettono il rapporto di Liszt con l'avvenimento cristiano. Sono
preghiere alla Madonna, a Cristo, inni ai Santi che l'autore
sentiva più vicini, composizioni d'occasione, momenti, insomma, in
cui Liszt è teso a comunicare il desiderio e la domanda nei
confronti di una Presenza sperimentata come compagnia quotidiana,
risposta alle sue attese ed alle attese di ogni uomo nelle vicende
della vita in tutti i suoi aspetti. |
Lotti,
Antonio
(1666-1749) |
Compositore
e organista (Venezia o Hannover 1666 - Venezia 1749). Figlio di
Matteo, maestro di cappella alla corte di Hannover, fu allievo di
G. Legrenzi; nel 1687 entrò nella cappella di S. Marco, dove fu
prima cantore, poi organista. Attivo come operista sulle scene
veneziane, dal 1717 al 1719 fu maestro presso la corte diDresda,
dove fu in rapporti con J. S. Bach (che ebbe per lui grande
ammirazione) e con F. F. Händel. Tornato a Venezia, si dedicò
esclusivamente alla composizione di musica sacra; nel 1736 fu
eletto maestro di cappella in S. Marco. Ebbe numerosi allievi, tra
i quali B. Marcello, D. Alberti, F. Gasparini. B. Galuppi, G. B.
Pescetti. La sua abbondante produzione teatrale (una trentina di
lavori, rappresentati fra il 1692 e il 1719), si segnala per la
forza drammatica e la complessità della scrittura, aderente agli
ideali del barocco. Giustamente celebrata è la sua musica sacra
comprendente brani famosi, come il Miserere a 4 voci (1733; ma ne
scrisse altri 7) e organo, il Crucifixus a 10 voci, 3 messe.
Minore interesse presentano i suoi oratori (6) e le sue
composizioni vocali da camera (71 cantate e numerose arie fra cui
è celebre Pur dicesti bocca bella).
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Marenzio,
Luca
(1553 o 1554 - 1599)
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Compositore
italiano (Coccaglio 1553-Roma 1599), probabilmente allievo di
Ingegneri e A. Gabrieli. Dal 1579 al 1586 fu a Roma, a servizio
del cardinale d'Este; si spostò quindi a Firenze, alla corte dei
Medici, frequentando i musicisti della Camerata dei Bardi. La fama
di Marenzio è essenzialmente legata alla sua produzione
madrigalistica, che
rappresenta un momento culminante nella fase più matura e
raffinata del madrigale. In essa l'impiego magistrale della più
ricca e complessa scrittura
contrappuntistica cinquecentesca è posto al servizio di
un'attenta ricerca espressiva, di un'invenzione estremamente varia
e sciolta, sostanzialmente mantenuta all'interno di un'ispirazione
legata agli equilibri rinascimentali: in tal senso Marenzio si
differenzia dagli altri maggiori madrigalisti della sua età ed è
estraneo alle febbrili ricerche di Carlo
Gesualdo di Venosa (e alle sue più intense sperimentazioni
cromatiche) e all'interesse di Claudio
Monteverdi per il nuovo linguaggio
monodico. La sua
produzione comprende più di 200 madrigali a 4, 5, 6 voci, 5 libri
di "Villanelle ed arie alla napoletana" (115 pezzi); per
il repertorio sacro, compose un libro di mottetti a 4 voci e una
messa a 8 voci.
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Mendelssohn, Frederick B.
(1809-1847)
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Compositore tedesco, poco più che decenne scrisse le prime
composizioni fra cui piccole opere. Proveniente da famiglia
ebraica facoltosa e molto colta che aveva abbracciato il
protestantesimo e che per distinguersi dagli altri Mendelssohn
aggiunge al proprio cognome Bartoldy. Studiò con vari insegnanti e
cominciò a viaggiare ed a comporre. Iniziò nel 1826 una brillante
carriera di direttore d’orchestra a Berlino che lo portò alla
riesumazione della Passione secondo S. Matteo che si può dire dia
il via alla rinascita Backiana. Fu fra i fondatori del
conservatorio di Lipsia. La sua vasta produzione abbraccia tutti i
generi musicali. Artista enigmatico, nasconde il tormento di una
natura insoddisfatta conscia della grande trasformazione che il
romanticismo stava operando e incapace di arginare gli eccessi. Il
suo ideale di musica classicamente distaccata lo costringe a
voltarsi verso il passato che rivede con profonda emozione.
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Monteverdi,
Claudio
(1567-1643)
|
Musicista
(Cremona 1567-Lavinio Lido d'Enea 1643), allievo di M. A.
Ingegneri, fu maestro di cappella del duca di Mantova, poi della
Basilica di S. Marco in Venezia. Innovatore della musica
polifonica, nei molti madrigali, introdusse il recitativo,
trasformò arditamente la tonalità, orientando il madrigale verso
la Cantata e l'Aria. Ma soprattutto nella storia della musica egli
è il vero creatore del melodramma, iniziato dalla Camerata
fiorentina. Con l' "Orfeo" l'arte di M. dà l'avvio al
melodramma, in esso, svincolandosi dalla parola, la musica sale a
esprimere i sentimenti e le passioni, prende sviluppo il
recitativo, alcuni strumenti assumono la voce di certi personaggi,
ecc. Tra le altre opere, notevoli "L'incoronazione di Poppea",
primo esempio di opera a soggetto storico, e l'
"Arianna", di cui resta solo il «lamento».
Nella produzione sacra di Monteverdi
è possibile distinguere tra musica liturgica vera e propria, ov'egli
si mostra rispettoso della
polifonia cinquecentesca, e musica religiosa di ispirazione
libera, nella quale lascia espandersi il suo temperamento di
innovatore: nei mottetti solistici e nei duetti, introduce il
recitativo, dispiega una melodia genialmente espressiva e ricerca
una perfetta coesione tra musica e parola. I mottetti a una voce
sono vere arie su testo sacro.
Monteverdi aprì la via alla cantata morale e spirituale, e i suoi
Vespri della Beata Vergine, il Magnificat, con l'impiego del
cantus firmus gregoriano, dei soli, dei cori fugati, di elementi
di litanie, dello stile concertante, costituiscono capolavori
preannuncianti la grande musica sacra del Seicento e del
Settecento. |
Morales Cristòbal de
(c.1500-1553) |
compositore spagnolo (Siviglia ca
1500 - Málaga 1553). Divenne sacerdote (1525) e quindi maestro di
cappella della cattedrale di Avila (1526-28). Nel 1531 venne in
Italia e dal 1535 al 1545 fu cantore della cappella pontificia.
Tornò quindi in Spagna, dove fu maestro di cappella a Toledo
(1545-47), Siviglia e Málaga (1551). Di Morales si conoscono 22
messe (e altri frammenti di messe), 91 mottetti, 16 magnificat, le
Lamentationes e altre composizioni sacre che, inserendosi nella
tradizione fiamminga dell'età di J. Desprès
e accogliendo anche elementi della scuola romana e della
tradizione spagnola, ne fanno uno dei musicisti più insigni del
suo tempo e il primo dei grandi polifonisti spagnoli.
|
Morley Thomas
(1557-1602)
|
compositore e organista inglese
(Norwich 1557 - Londra 1602). Compiuti gli studi con W. Byrd, fu
organista a St. Giles e poi a St. Paul a Londra; nel 1592 entrò
nella cappella reale e dal 1598 svolse anche attività di editore
di musiche proprie e altrui. Le sue raccolte di madrigali e
canzonette rivelano chiaramente l'influsso della matura
polifonia profana italiana, reinterpretata però con
un'originalità che consente di collocare M. tra gli iniziatori
della scuola madrigalistica inglese. Della sua produzione si
ricordano in particolare le composizioni per complesso
strumentale, il libro di Ayres per canto solistico e liuto, la
musica sacra e un trattato di composizione (A Plaine and Easy
Introduction to Practicall Musicke, 1597).
|
Mozart, A. Wolfgang
(Salisburgo 1756-Vienna 1791)
|
Compositore austriaco nasce a
Salisburgo e muore a Vienna a soli 35 anni. Viene educato
musicalmente dal padre Leopold che lo mette a contatto con lied
protestante tedesco, con la severa polifonia barocca di Eberlin,
con lo stile galante di Bach e con l’ opera italiana. A soli 5
anni fece la sua prima composizione e apparizione in pubblico come
corista ed iniziò la sua tournée europea come bimbo prodigio. A
soli 15 anni ha già ricevuto tutti gli insegnamenti dai più grandi
musicisti dell’ epoca che vedono in lui un genio. Vive una vita
travagliata ed articolata. Lavora alla corte di Salisburgo, ma
questo impegno, oltre ad un misero compenso economico, è fonte di
contrasti con l’ arcivescovo che lo portano fino alla rottura con
lo stesso ed alla sua partenza per Vienna. Scrive tantissima
musica toccando tutti gli stili: da quello polifonico a quello
operistico; da quello pianistico a quello polifonico; dalle sonate
per violino e altri strumenti ai concerti per pianoforte ed
orchestra alle magistrali messe con una genialità che riusciva a
leggere la musica dal passato dando contenuti nuovi di rara
perfezione formale operando una grande svolta al romanticismo.
Realizza così uno dei più grandi momenti della storia, regalandoci
una completa e articolata visione della società del suo tempo fra
Illuminismo e Romanticismo, che segnerà una svolta profonda nella
cultura e nella società europea.
|
Nanino Giovanni Maria
(Tivoli, Roma, 1544 – Roma 1607)
|
Allievo
a Roma di Palestrina, gli succedette nel 1571 come maestro di
cappella in S. Maria Maggiore; nel 1575 passò a S. Luigi de’
Francesi e nel 1694 assunse la direzione della Sistina. Sempre a
Roma aperse una scuola pubblica di musica. Ottimo contrappuntista,
va considerato come uno dei più rilevanti e-sponenti della scuola
palestriniana. Pubblicò madrigali, mottetti, canzonette; scrisse
inoltre una raccolta di contrappunti e canoni e un trattato di
contrappunto (in collaborazione col fratello Giovanni Bernardino). |
Palestrina,
Giovanni Pierluigi da
(ca. 1525-1594)
|
Palestrina
Giovanni Pierlulgi da, grande musicista, fra i maggiori di ogni
tempo, riformatore della musica sacra (Palestrina ca. 1525-Roma
1594).
Il nome
con cui questo esimio musicista è conosciuto, Palestrina, ci
rimanda alla sua città natale, appunto Palestrina, una delle città
che vanta una origine più remota di Roma. In tenera età entrò a
far parte della scuola corale Pueri Moriales della Basilica Santa
Maria Maggiore a Roma. Li fu istruito da insigni maestri di
cappella d’oltralpe provenienti dalla regione storica dei
franco-fiamminghi, ultimi rappresentanti della legione di cantori
e compositori del nord che invasero l’ Italia. All’ età di 19 anni
viene nominato organista e maestro di canto nella Cattedrale della
sua città: Sant’Agostino. Si sposa con Lucrezia, una benestante.
In quel periodo viene eletto Papa il Cardinale Giovanni Maria
Ciocchi del Monte con il nome di Giulio III il quale volle
Palestrina con lui a Roma. Questo fu un periodo politico-religioso
molto importante. La controriforma che avrà la sua influenza anche
sul piano musicale: da un lato c’è il canto gregoriano, mirabile
edificio di spiritualità, e dall’ altro la grande polifonia, nata
quasi come intenzionale abbellimento alla melodia gregoriana. Fra
i due mondi musicali non c’è solo un enorme divario di struttura e
proporzioni ma anche di significato. Il canto gregoriano
rappresenta una preghiera che si manifesta musicalmente mentre la
polifonia, soprattutto quella raffinata dei franco-fiamminghi, è
un’ arte che può essere usata a fini sia sacri che profani.
Palestrina riassume in se il pensiero austero e più semplice del
Concilio di Trento che vuole una Chiesa più vicina ai fedeli con
la novità della grande polifonia. Viene nominato nel 1551 maestro
di Cappella Giulia (quella annessa a S. Pietro), e nel 1555 viene
incaricato di dirigere la più importante delle cappelle romane, la
Sistina. Morto papa Giulio III e dopo un brevissimo pontificato di
Marcello II fu eletto Papa Paolo IV che in nome di una disciplina
più severa licenzio Palestrina e tutti i musicisti sposati.
Comincia il periodo più fiorente per la sua composizione ed entra
ad insegnare al seminario romano. Nel 1581, dopo la morte della
prima moglie, si risposa e si dedica esclusivamente alla
composizione. La sua produzione comprende: 100 Messe polifoniche,
300 motteti da 4 a 12 voci, 200 composizioni sacre, 30 madrigali
spirituali, quasi 100 madrigali profani. In questa imponente
produzione appare definitivo il superamento del formalismo
franco-fiammingo in favore di una discorsività contrappuntistica
che ha il suo punto di forza in una prorompente ricchezza
melodica. Infatti per il Palestrina è stato proposto il termine di
"policanto" invece di polifonia. Il massimo rappresentante della
polifonia sacra, Palestrina, segna il vertice e la sintes delle
esperienze precedenti arrivando all’ approfondimento espressivo
della parola. Egli è il compositore che più di ogni altro ha
saputo porsi come anello di congiunzione fra l’ elaborata musica
franco-fiamminga e la tecnica compositiva che privilegia l’
espressività della parola cantata in modo che le idee non siano
racchiuse in se stesse. Il Paccagnella scrive così: "... la musica
del Palestrina sorge dalla parola, la penetra in profondità, la
innalza e la esalta fino a rilevare tutto ciò che in essa era
ancora di non compiutamente espresso..". Nei madrigali si puo
ammirare l’ armoniosa composizione di tutti i conflitti d ell’
esistenza nella costruzione del suo edificio polifonico. La sua
arte sarà un punto di riferimento non solo per la scuola romana ma
per tutta la civiltà occidentale. I due mottetti Super Flumina e
Sicut Cervus, sicuramente tra le più famose composizioni
palestriniane, fanno parte del II LIBRO DEI MOTTETTI a 4 VOCI
pubblicato dal Cargano a Venezia nel 1581. Periodo, questo, molto
difficile per Palestrina in quanto ha appena perso l’ intera
famiglia ( nel 1572 il figlio Rodolfo; nel 1573 il fratello; nel
1575 il secondogenito Angelo e nel 1580 la moglie). In effetti
questa opera e quasi interamente costruita su testi penitenziali
tali da essere riflessivi e coinvolgenti.
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Passereau Pierre
(c.1509-1547) |
Della
sua vita non si sa quasi nulla. Celebre nella prima metà del XVI
secolo, fu curato a Saint-Jacques-de-la-Boucherie a Parigi.
Le sue 'chansons' furono pubblicate da Pierre Attaingnant tra il
1529 ed il 1555. La più famosa, "Il est bel et bon", fu pubblicata
nel 1534, poi nel 1555 ed ancora nel 1571. A partire da quest'opera,
videro la luce in Italia numerose trascrizioni e adattamenti per
liuto e clavicembalo.
Scritta nello stile di Clément Jannequin, questa 'chanson
parisienne' rese celebre il suo autore nel suo tempo a Venezia, ma
anche attraverso i secoli, tanto che essa figura ancora sovente
nel repertorio di formazioni corali professionali e amatoriali.
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Pergolesi,
Giovan Battista
(1710 - 1736)
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Musicista
italiano (Iesi 1710-Pozzuoli, Napoli 1736). Appena ventunenne
scrisse gli oratori "La morte di San Giuseppe" e
"La conversione di San
Guglielmo d'Aquitania", che gli valsero la protezione del
duca di Maddaloni e del principe di Stigliano, due nobili
napoletani grazie ai quali potè fare rappresentare "La
Salustia" (1731). Grande successo ottenne l'opera buffa in
dialetto napoletano "Lo frate 'nnamorato" di qualche
anno dopo. Nel 1733 venne rappresentata l'opera seria "Il
prigionier superbo" e quella comica "La serva
padrona". Come maestro e organista della cappella reale di
Napoli (1732), compose i salmi "Confitebor tibi Domine",
"Dixit Dominus Domino meo", "Laudate Pueri Dominum".
Malato di tisi, si ritirò a Pozzuoli nel convento dei Francescani
dove morì. P. ebbe il merito di rinnovare l'arte musicale
staccandola da rigidi schemi e formalismi razionalistici e
fornendole la vitalità di una nuova forza sentimentale. Coltivò
l'opera comica e influì decisamente sullo sviluppo di questo
genere; "La serva padrona" (1733) è infatti ancor oggi
considerata un capolavoro dell'arte comica musicale. Vasta la sua
produzione di musica sacra, della quale è massima espressione il
celebre "Stabat Mater" di rara potenza espressiva.
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Perosi,
Lorenzo
(1872 - 1956)
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Compositore
e organista (Tortona 1872 - Roma 1956). Figlio di Giuseppe
(1842-1908), maestro di cappella del duomo di Tortona, collaborò
precocemente col padre. Nel 1985 fu ordinato sacerdote. Dal 1894
diresse la cappella S. Marco a Venezia e dal 1898 la Cappella
Sistina a Roma. Gli procurò quest’ultimo incarico il rapido
successo dei suoi primi oratori, tra cui la triologia La passione
di N. S. Gesù Cristo secondo S. Marco (1897), ai quali seguirono,
tra gli altri, La risurrezione di Cristo (1898), Il Natale del
Redentore (1899), La strage degli innocenti (1900), Il giudizio
universale (1901), Transitus animae (1907). Oltre agli oratori
scrisse altre pagine per soli cori e orchestra, numerosi mottetti,
molte messe, pagine strumentali, soprattutto nel periodo anteriore
alle gravi crisi psichiche che lo afflissero dal 1915 in poi. La
sua produzione è frutto di una fede candida e priva di problemi e
di una vena facile e immediata, incline all’espansione melodica
secondo modi accostabili al contemporaneo melodramma verista, ma
allo stesso tempo sensibile a influenze wagneriane e al recupero
di atteggiamenti della polifonia classica palestriniana e del
canto gregoriano.
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Pérotinus
( ~1200 - ?)
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Perotinus (o Perotin), compositore
francese, fu il più celebrato maestro della corrente che venne poi
definita Scuola di Notre-Dame; egli fu attivo tra la fine del 1100
e il 1230 circa, e il suo nome è legato alla produzione di organa
liturgici.
Proseguendo il lavoro di Leoninus,
egli ampliò il numero delle voci polifoniche – all’interno degli
organa – da 2 a 4, ampliando la costruzione vocale basata sulla
vox principalis, che praticamente era un cantus firmus.
In sostanza si può dire che gli organa di Perotinus rappresentano
il primo grande monumento della polifonia europea.
I brani di sicura attribuzione del compositore francese sono nove
organa, da 2 a 4 voci: i due più noti sono “Viderunt omnes” e
“Sederunt principes”.
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Perti Giacomo
Antonio
(Crevalcore,
Bologna, 1661 – Bologna 1756) |
Maestro di cappella a Bologna dal
1696 alla morte, presiedette l’Accademia filarmonica ed ebbe
allievi G. M. Jacchini, D. Gabrielli, G. Torelli, G. B. Martini.
Nell’ambito della scuola bolognese, di cui è con-siderato uno dei
più significativi esponenti, fu tra gli iniziatori (con G. P.
Colonna, G. B. Vitali ed altri) dell’oratorio (il primo fu I due
gigli porporati, 1679). Compose inoltre 20 opere, soprattutto per
i teatri di Bologna e Venezia, e numerose cantate. Il suo stile
vocale mostra influssi di Carissimi e di Cesti, ed è
caratterizzato da inventiva melodica, chiarezza e concisione; ma
notevole e vario è anche l’uso delle par-ti strumentali, sia in
dialogo con le voci, sia alternate a queste in concertati per
strumenti soli. Compose altresì messe, mottetti, salmi e altra
musica sacra per S. Petronio, in cui tipico è l’impiego di
sinfonie d’apertura (nelle messe) e di archi, trombe e altri
strumenti obbligati in aggiunta ai soli e al coro.
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Pitoni,
Giuseppe Ottavio
(1657-1743)
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Compositore. Maestro
di cappella in varie chiese si affermò soprattutto in lavori di
gran mole a più cori reali, da 12 fino a 30 voci con senza
strumenti (celebre un Dixit a 17 voci e quattro cori. La
sua ingente produzione sacra, che rivela una profonda conoscenza
del contrappunto, ne fa uno dei più significativi rappresentanti
della scuola polifonica barocca romana.
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Praetorius,
Michael
(1571 - 1621)
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Compositore
e teorico musicale tedesco (Creuzburg, Turingia 1571 -
Wolfenbüttel 1621). Dopo aver completato gli studi in varie
città tedesche, fu organista a Francoforte sull’Order e a
Halberstadt. Nel 1602 si recò a Ratisbona e a Praga; dal 1604 al
1613 fu organista a Wolfenbüttel, quindi fu a Dresda (1613-16),
Naumburg, Sonderhausen (1617), Lipsia, Norimberga e ancora
Wolfenbüttel (1620), ovunque stimatissimo come esperto di arte
organaria, organizzatore di complessi musicali, esecutore e
compositore. Pubblicò un gran numero di lavori vocali (la sola
raccolta Musae Sioniae in 9 parti e 15 voll., 1605-10, contiene
1244 composizioni sacre, richiamantisi alle più diverse
tradizioni del canto luternao, specchio fedele della musica nella
Germania del suo tempo) ma oggi è ricordato soprattutto per la
sua attività di teorico. In particolare il suo Syntagma Musicum,
poderosa opera in 3 voll. (dei 4 previsti, 1616-20), è fonte
utilissima di informazioni sulla musica del ‘600 in quanto
contiene dettagliate descrizioni di strumenti, notazioni, tecniche
esecutive e convenzioni musicali.
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Puccini,
Giacomo
(1858-1924)
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Ampliò gli schemi
del melodramma italiano dell’800 mediante l’intensificazione
dell’elemento lirico-espressivo e l’immissione di elemeti in cui
si distinguono influssi del linguaggio timbrico-armonico
dell’impressionismo francese, di Wagner, R. Strauss, Musorgskij.
Il mondo sentimentale broghese alimenta il clima dei suoi drammi,
in cui grande parte hanno la pittura d’ambiente e tenere figure
femminili votate al sacrificio. Le Villi (1884), Edgar
(1889), Manon Lescaut (1893), La Boheme (1896),
Tosca (1900, ispirata ai moduli veristi), Madama Butterfly
(1904, tributo alla voga orientaleggiante d’inizio secolo),
Fanciulla del West (1910), La rodine (1917), il
Trittico (1918, composto dagli atti unici Il tabarro,
Suor Angelica e Gianni Schicchi), Turandot
(incompiuta alla morte e terminata da F. Alfano).
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Rossini, Gioacchino
(1792-1868)
|
Operista
italiano. Figlio di un
musicista e di una cantante, Gioacchino Rossini nacque a Pesaro
nel 1792. Esordì a Venezia con La cambiale di matrimonio
(1810), e sino al 1823, anno in cui si trasferì a Parigi, fu il
dominatore dei teatri italiani. Rossini rivitalizzò la tradizione
dell’opera italiana settecentesca, ampliandone strutture e
intrecci, potenziandone il linguaggio musicale e intensificando la
caratterizzazione dei personaggi. Più incisivo il rinnovamento nel
genere buffo, che conta capolavori come La scala di seta
(1812), Il signor Bruschino e L’italiana in Algeri
(1813), Il turco in Italia (1814), Il barbiere di
Siviglia (1816), Cenerentola (1817), Le conte Ory
(1828) e, sul versante semiserio, La gazza ladra (1817). La
produzione seria comprende esempi di perfezione drammatica, quali
Tancredi (1813), Mose’ in Egitto (1818),
Semiramide (1823) e soprattutto Guillaume Tell (1829),
nello stile di grand-opéra ed estremo limite dell’adeguamento di
R. al romanticismo. Dopo il ’29 compose a tempo perso pagine per
pianoforte e pezzi vocali (raccolti sotto il titolo Peccati di
vecchiaia), uno Stabat Mater (1834-41) e una
straordinaria Petite messe solennelle (1863).
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Scarlatti Alessandro
(1660-1725) |
Contribuì in modo
determinante a stabilire lo stile e le forme della scuola
operistica napoletana che avrebbe dominato la musica del
Settecento.
Nato a Palermo nel
1660, studiò a Roma probabilmente sotto la guida del compositore
Giacomo Carissimi. Una delle sue prime opere, "L'errore
innocente", fu prodotta a Roma nel 1679. Nel 1684 un lavoro ancora
più importante, "Pompeo", fu presentato a Napoli ed in seguito a
ciò Scarlatti fu nominato direttore musicale della corte di
Napoli, città dove nacque, tra i suoi numerosi figli, Domenico,
destinato anch’egli a diventare un insigne compositore. Nel 1702-3
visse a Firenze protetto da Ferdinando de’ Medici. Tra il 1703 ed
il 1713 Scarlatti fu nominato assistente maestro di cappella
presso la chiesa di Santa Maria Maggiore di Roma. Si ha anche
traccia di un suo periodo veneziano. Tornò a Napoli nel 1713 con
la carica di direttore musicale del Vicerè d’Austria e come
direttore del conservatorio di Sant’Onofrio. Dal 1719 al 1723
lavorò nuovamente a Roma tornando definitivamente a Napoli dove
visse fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1725.
Scarlatti, come
leader della scuola napoletana, aiutò lo stabilizzarsi delle
strutture dell’opera seria perfezionando l’aria da capo e fu uno
dei primi compositori operistici a differenziare fortemente lo
stile vocale ed interpretativo dell’aria da quello del recitativo.
Le sue overtures operistiche stabilizzarono e divennero il modello
dell’overture d’opera di stile napoletano in tre movimenti:
veloce, lento, veloce. Egli ha composto più di cento opere tra le
quali il "Mitridate Eupatore" (1707) ed "Il Tigrane" (1715)
vengono considerate tra le più rappresentative.
Le sue cantate, più
di seicento, introdussero molte procedure armoniche avanzate al
vocabolario musicale del suo tempo. La sua produzione
ecclesiastica include messe e mottetti ma egli scrisse anche
musica profana sotto forma di serenate, canzoni e madrigali.
Scarlatti è da ritenersi uno dei massimi compositori della scuola
napoletana: la traccia profondissima che egli lasciò, condizionò
la storia del melodramma dalla sua nascita, dal tempo di
Monteverdi sino alle ultime opere di Rossini.
La sua personalità condizionò non solo i compositori di opere, ma
anche tutta la vasta schiera di compositori italiani che seguirono
nel tempo, con particolare riferimento alla musica vocale e a
quella sacra.
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Schubert Franz
(1797-1828)
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Franz Peter Schubert
nasce il 31 gennaio 1797 a Lichtental un sobborgo di Vienna, nella
casa di Nussdorfer Strasse all’insegna del Gambero rosso (Zum
roten Krebsen) oggi adibita a museo, quarto di cinque figli
(rimasti in vita). Il padre, maestro di scuola e violoncellista
dilettante fu il primo insegnante del giovane Franz; acquisì, poi,
nozioni di canto, organo, pianoforte e armonia da Michael Holzer,
organista e maestro del coro parrocchiale di Lichtental. Nel 1808
divenne cantore nella cappella di corte e, dopo aver vinto una
borsa di studio, riesce ad entrare nell’imperialregio Stadtkonvikt
di Vienna compiendo studi regolari e perfezionando la propria
preparazione musicale sotto la guida dell’organista di corte
Wenzel Ruczicka e del compositore di corte Antonio Salieri. Le
prime composizioni (quartetti), risalgono agli anni 1811-12
vengono scritte per essere eseguite nell'ambito familiare. Nel
1813 abbandona gli studi per diventare l'assistente del padre
nella sua scuola. Nel 1814 Schubert incontra la poesia di Goethe
che sarà la fonte di massima ispirazione per suoi Lied fino alla
morte. Nel 1815 scrive il Erlkönig, e per la fine del 1816 si
contano già oltre 500 Lieder per voce e pianoforte. Con il
sostegno di Franz von Schober e di alcuni amici, che lo
finanzieranno per tutta la vita, nel 1816 lascia la famiglia ed il
lavoro presso la scuola del padre. Del gruppo degli amici e
sostenitori fanno parte, fra gli altri, l’avvocato ed
ex-violinista Joseph von Spaun, il poeta Johann Mayrhofer, i
pittori Leopold Kupelwieser e Moritz von Schwind, il pianista
Anselm Hüttenbrenner, Anna Frölich e Michael Vogl, il cantante
dell’opera di corte che farà conoscere i Lieder composti da
Schubert.
Morirà, a causa di
una malattia venerea contratta durante il soggiorno presso la
residenza estiva del conte Esterházy in Cecoslovacchia, il 19
settembre 1828 a soli 31 anni.
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Somma
Bonaventura (Chianciano,
Siena, 1893 – Roma 1960)
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Il Somma, nato a
Chianciano nel 1893, iniziò come "Putto cantore" nella Scuola di
San Salvatore in Lauro. Studiò privatamente con Perosi, Capocci e
Bocccherini; poi nel Liceo di S. Cecilia con Falchi, Respighi,
Bustini, Dobbici e Renzi, conseguendo i diplomi di Alta
Composizione, Pianoforte, Organo, Canto Corale e Canto Gregoriano.
Fu direttore del coro dell'Accademia di SANTA CECILIA in Roma dal
1926. Morì nel 1960. Famosa è una sua ninna nanna e l’Ave Maria
che presentiamo questa sera, brano impegnativo, nel quale
l'armonia della melodia ben rappresenta l'intensità e la
profondità della preghiera più bella rivolta alla madonna.
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Strawinsky
Igor
(1882-1971)
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Compositore russo,
incominciò a studiare musica relativamente tardi, quando, già
avviato agli studi universitari di legge, incontrò il compositore
Rimskij Korsakov, che lo prese tra i suoi allievi. Un approfondito
studio della composizione gli permise di elaborare i suoi primi
lavori importanti.
Nel 1908 ebbe occasione di conoscere Sergej Diaghilev, direttore
della compagnia dei balletti russi operanti a Parigi. Diaghilev
intuì subito il talento di Stravinsky e decise di commissionargli
alcuni brani, fra i quali i tre balletti che fecero la fortuna del
musicista: L'uccello di fuoco, Petruska e La sagra della
primavera. In questi lavori Stravinskij mostra già di possedere
una forte personalità e uno stile molto originale legati entrambi
alla capacità di reinterpretare e rielaborare elementi folklorici
tradizionali della musica popolare russa. La sua musica venne
considerata da molti eccessivamente innovativa: forse non si erano
accorti di trovarsi di fronte a uno degli uomini che avrebbero
cambiato il cammino della storia della musica del ‘900.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, Stravinsky lasciò
definitivamente la Russia per stabilirsi a Ginevra, in Svizzera,
dove compose musiche in cui introdusse elementi tratti da vari
generi musicali tra i quali anche il jazz. Nascono così la Storia
del soldato (un insieme di parti recitate, parti suonate e parti
ballate), il famoso Ragtime composto per un gruppo di undici
strumenti, e Piano rag Music, tutti con chiari riferimenti
stilistici alla musica jazzistica americana, o afro-americana, e
sempre caratterizzata da uno sfondo di lucida, intellettualistica
ironia.
L'evoluzione stilistica di Stravinsky però non si ferma qui: nel
1919 egli accettò infatti di musicare un balletto su musiche di
Pergolesi (la paternità del tema è però dubbia): nasce così
Pulcinella, piccolo capolavoro in stile detto "neoclassico", che
si fonda sulla ripresa e sulla rielaborazione di musiche del
Settecento.
Negli ultimi anni di vita Stravinsky si avvicinò anche alla musica
dodecafonica (una fase transitoria che conobbe anche Bartok), ma
le ultime opere del compositore russo hanno più il sapore della
reazione che non dell’ulteriore apertura. E’ così possibile
tracciare un collegamento immaginario fra la produzione del russo
e certe ambientazioni sonore tipiche della Seconda Scuola di
Vienna (Berg, Schoenberg e Webern), così come in certe pennellate
di incredibile colore, è possibile accomunare certe forme di
linguaggio strawinskiano al linguaggio
impressionistico-descrittivo di un Debussy.
Morì quasi novantenne, ormai conosciuto e apprezzato in tutto il
mondo.
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Susato Tielman
(c. 1515-c. 1566) |
(Soest, Vestfalia, ca. 1515- ca.
1566). Nel 1529 era ad Anversa in qualità di calligrafo; dal 1531
al '49 fu attivo nel corpo dei musicisti della città (Stadsspellieden),
e inoltre suonatore di trompet durante le funzioni liturgiche
nella chiesa di Notre-Dame. Come editore pubblicò oltre 50 volumi
di musica in cui sono contenute anche composizioni sue. Collaborò
con Clemens non Papa e ne stampò musiche.
Pubblicò anche antologie contenenti madrigali chansons francesi
nonchè musica sacra e mottetti su testi latini e fiamminghi di
autori come Josquin, Janequin, C. de Rore, Lasso, Goudimel,
Willaert, Crecquillon e altri. Dal 1543 al '50 fu attivo come
stampatore di musica e dal 1551 al '61 aggiunse a questa
l'attività di negoziante. Conobbe Orlando di Lasso, di cui fu il
primo stampatore. Il figlio Jacob (?- forse Anversa, 1564)
continuò l'attività paterna, ma poté solo pubblicare il Premier
livre de Chansons di Lasso, poiché morì in quello stesso anno. |
Vecchi,
Orazio
(1550 - 1605)
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Compositore
modenese (1550-1605). Sacerdote, fu maestro di cappella del duomo
di Salò, di quello di Modena (1583-1604, con varie interruzioni)
e della casa d’Este (1598-1600). Autore di una imponente
produzione vocale - spaziante dal genere profano delle canzonette
(6 libri), dei balli vocali e dei madrigali (2 libri) a quello
sacro della messa e del mottetto - è ricordato soprattutto come
autore di madrigali dialogici, genere del quale è considerato
iniziatore e maestro insigne. Nel Convito musicale (1597) e nelle
Veglie di Siena (1604), catene di brani vocali legate a un
pretesto drammatico, seppe genialmente piegare lo stile
contrappuntistico a una straordinaria flessibilità espressiva,
realizzando un sintesi dei più vari modi stilistici della
vocalità cinquecentesca. Fra le sue opere più significative
figura la Selva di varia ricreazione (1590), miscellanea di opere
di diverso carattere profano a 3-10 voci. Notevole
è l'Amfiparnaso comedia harmonica (1957), in stile madrigalesco
con personaggi e con una trama tipica della commedia dell'arte.
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Verdelot,
Philippe
|
Pseudonimo
forse di P. Deslouges, compositore francese (?Carpentras,
Vauchuse ? - Firenze ca 1552). Visse prevalentemente in Italia,
dove fu maestro di cappella nel battistero di S. Giovanni a
Firenze (1523-25), prima di essere attivo a Roma (1529/30-1535),
probabilmente a Venezia e infine nuovamente a Firenze. Con C.
Festa (che conobbe a Roma) è indicato fra i primi compositori
importanti di madrigali cinquecenteschi, che scrisse in gran
numero, contribuendo notevolmente a crearne lo stile, benché
chiaro sia l’influsso italiano. Compose anche messe e mottetti
improntati allo stile franco-fiammingo; di Verdelot si conoscono
due
messe, 54 mottetti, 135 madrigali e poche altre pagine.
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Viadana Lodovico
(Grossi)
(1560 - 1627)
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Lodovico (Grossi non è un cognome sicuro) da Viadana fu frate
nell’ordine dei minori osservanti a Mantova, e fu sino al 1600
maestro di cappella nel duomo della sua città.
Fu poi a Cremona e Reggio Emilia, poi maestro di cappella a
Concordia (Portogruaro) sino al 1609, e quindi a Fano e a
Gualtieri; compì qualche viaggio a Roma.
Lodovico Viadana compose quasi esclusivamente musica sacra: il suo
nome è legato ai “Concerti ecclesiastici”, composizioni a una,
due, tre e quattro voci, tutte con l’accompagnamento all’organo.
Fu uno dei compositori che fissò stabilmente l’uso del basso
continuo nell’accompagnamento all’organo del canto vocale.
La sua musica è scritta in stile polifonico a cappella, ovvero in
uno stile vocale semplificato, seguendo rigorosamente le direttive
tipiche della controriforma (come fece tra l’altro Victoria), che
esigeva la massima semplificazione del canto sacro per una maggior
intellegibilità, eliminando quindi ogni virtuosismo polifonico.
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Verdi, Giuseppe
(1813-1901)
|
Nato da modestissima
famiglia, privo di regolari studi musicali, esordì alla Scala di
Milano nel 1839 con Oberto, conte di San Bonifacio, cui
seguí Un giorno di regno (1840); ottenne i primi successi
col Nabucco (1842) e I Lombardi alla prima crociata
(1843), brani dei quali saranno adottati, nel clima patriottico di
quegli anni, come inni risorgimentali. Nel periodo successivo (che
V. avrebbe chiamato “gli anni di galera”) si impegnò in un’attività
frenetica per farsi largo sul mercato operistico: tra 1844 e 1850
ben 11 opere (Ernani, I due Foscari, Giovanna d’Arco, Alzira,
Attila, Machbet, I masnadieri, Il corsaro, La battaglia di
Legnano, Luisa Miller, Stiffelio), nelle quali, avvalendosi di
librettisti come Solera, Cammarano e spec. Piave, V. assunse in
toto il vecchio meccanismo melodrammatico, con le sue
semplificazioni e le sue iperboli, sfruttandolo al meglio con
sicuro piglio teatrale e precisa sensibilità per il gusto del
pubblico. Dominatore incontrastato dell’opera italiana dopo la
morte di Donizetti, Verdi coronò questa prima fase con tre capolavori
di essenzialità e concentrazione drammatica: Rigoletto
(1851), Il trovatore (1853) e La traviata (1853). Il
rallentamento della produzione negli anni seguenti si accompagnò
a un cauto aggiornamento, una scelta più critica dei mezzi,
maggiore cura delle funzioni orchestrali (I vespri siciliani,
1855), più articolata caratterizzazione dei personaggi (Simon
Boccanegra, 1857; Don Carlos, 1867), ampliamento delle
strutture drammatiche e assunzione di moduli del grand-opéra (Un
ballo in maschera, 1859; Aida, 1871). Nei due ultimi
capolavori (Otello, 1887, e Falstaff, 1893, su
libretti di A. Boito) basati su un libero declamato drammatico e
sul potenziamento della parte orchestrale, Verdi elaborò un moderno
linguaggio teatrale in grado di far fronte ai nuovi orizzonti
aperti da Wagner. Tra i lavori non teatrali: il Quartetto
per archi e-minore e la Messa di requiem per la morte di
Manzoni (1874).
|
Victoria,
Tomás Luis de
(1548 - 1611)
|
Compositore
spagnolo (Ávila ca 1550 - Madrid 1611). Trasferitosi a Roma nel
1565 e allievo del Collegio Germanico, studiò forse anche con G.
P. da Palestrina; nel 1569 fu nominato maestro di cappella di S.
maria di Monserrato, dal 1573 al 1578 presso il seminario romano e
la chiesa di S. Apollinare. Sacerdote dal 1575, nel 1579 entrò al
servizio dell’imperatrice Maria. Dal 1596 al 1607 fu cappellano
nel monastero madrileno delle Descalzas Reales. Autore di una
produzione interamente dedicata al repertorio sacro (20 messe, 50
mottetti, 34 inni), diede il meglio di sé nell’Officium
Hebdomandae Sanctae, per 4-8 voci (1585) e nell’Officium
Defunctorum per 6 voci (1065). A un grande rigore formale unisce
una fortissima tensione espressiva che ne fanno il più grande
polifonista spagnolo del ‘500.
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Vivaldi,
Antonio
(1678-1741)
|
Compositore e
violinista veneziano. Suo padre, Giovanni Battista, era violinista
della cappella di San Marco; Antonio studiò con lui e forse, per
breve tempo, con Legrenzi. Sacerdote, fu per oltre 35 anni
insegnante e maestro di cappella del conservatorio della Pietà di
Venezia. Compì viaggi in Italia e all'estero. Morì a Venezia
povero e in circostanze oscure. Il suo nome e' legato spec. alla
forma del concerto, che egli trasformò in un organismo tra i più
splendidi della musica barocca grazie all'inesauribile varietà
degli organici strumentali, delle soluzioni timbriche e dell'estro
inventivo. Il catalogo di V. conta sinora 478 concerti, di cui 329
per strumento solista e orchestra, 45 per due strumenti solisti e
altri per diverse formazioni. Tra le raccolte a stampa di
concerti, celebri sono l'op.3 (L'estro armonico, 1712),
l'op. 4 (La stravaganza, 1713 ca), l'op.8 (Il cimento
dell'armonia e dell'invenzione, 1725 ca, contenente i 4
Concerti delle stagioni, e l'op. 9 (La cetra). Meno
significative sono le circa 90 sonate da camera o da chiesa. Molto
ampia la produzione vocale (scoperta di recente): oltre 40 opere
teatrali (tra cui Orlando furioso, 1727, Il
Giustino, 1724, L'Olimpiade, 1734), 3 oratori (fra cui
Juditha triumphans, 1710), 45 cantate da camera. Di alto
livello e' la produzione sacra, comprendente ca 60 di
composizioni, fra cui spiccano una Messa completa,
recentemente ritrovata, alcune sezioni di messa (2 Glorie,
Credo, Kyrie) vari salmi Beatus vir, Dixit Dominus, Nisi
Dominus, Laudate pueri, Magnificat, Stabat Mater e i
mottetti concertati. Ispirazione corale e solistica.
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Willaert,
Adrian
(c.1490 - 1562)
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Compositore
fiammingo (? Bruges o Roeselare ca 1490 - Venezia 1562). Poco si
sa sui primi trent’anni della sua vita: forse fu a Roma presso
la cappella pontificia certamente dal 1522 fu alla corte del duca
Alfonso I d’Este a Ferrara. Dal 1525 al 1527 fu cantore presso l’arcivescovo
Ippolito II d’Este a Milano, poi ebbe l’incarico di maestro di
cappella in S. Marco a Venezia (1527) che tenne fino alla morte.
Fu uno dei più importanti compositori del XVI sec. e fra i suoi
allievi ebbe A. Gabrieli, G. Parabosco, G. Zarlino, C. de Rore
(che gli succedette in S. Marco), G. Guami, C. Porta, N.
Vicentino, F. Della Viola. Il catalogo delle sue opere annovera
una gran numero di composizioni sacre fra le quali 9 messe, 169
mottetti (genere nel quale eccelse), 2 raccolte di inni (1542,
1550), una raccolta di salmi (1555) e composizioni liturgiche
varie. Nell’ambito della musica profana scrisse 63 chanson, 80
madrigali (notevoli quelli della raccolta Musica Nova a 4-7 voci,
1559) e canzoni villanesche.
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