Aichinger Gregor
(Ratisbona 1564 – Augusta 1628)

 

Organista e compositore tedesco. Studiò a Ratisbona con Orlando di Lasso e a Venezia con A. Gabrieli; fattosi sacerdote, divenne vicario e organista del duomo di Augusta. È soprattutto noto per aver introdotto in Germania la pratica del basso continuo con le sue Cantiones ecclesiasticae (1607). Pubblicò raccolte di composizioni sacre.

Basso continuo:
sostegno armonico che accompagna la composizione dal principio alla fine (e perciò è detto continuo). Instauratosi alla fine del sec. XVI con l’affermarsi di una sensibilità armonica del fatto musicale, fu uno degli elementi fondamentali dell scrittura musicale fin verso la metà del sec. XVIII: veniva improvvisato al clavicembalo o all’organo, spesso unito a uno strumento ad arco (viola da gamba o violoncello) che suonava soltanto la linea fondamentale del basso.

 

Allegri, Gregorio
(?1582 - 1652)

Gregorio Allegri nacque a Roma intorno al 1582; la prima traccia della sua carriera di musicista è rappresentata dal fatto che lavorò alla scuola corale "S. Luigi dei Francesi" a Roma, nel 1591.
Lì vi rimase sino al 1596, quando iniziò la muta della voce (era sopranista); intorno al 1607 lasciò Roma per andare ad occupare il posto di cantante e compositore presoo la Cattedrale di Fermo.
Pare rimase là sino al 1628, anno in cui tornò a Roma per sostenere gli esami per l’ammissione al Coro della Cappella Papale.
L’esame fu superato con successo, ed egli entrò a fare parte del Coro dal 1629; oltre al naturale, grande prestigio dell’incarico avuto, ed al salario garantito da tale attività, Allegri ebbe così modo di confrontarsi con le più grandi personalità musicali del tempo, che gravitavano attorno all’ambiente musicale al servizio del Papa.
Durante i 23 anni di attività compositiva (che durò sino alla morte, nel 1652), Allegri compose un gran numero di Messe e Mottetti, nonché un ristretto numero di opere strumentali, incluse fra queste alcune Sonate per strumenti ad arco a 4 parti: queste opere possono venir considerate come l'embrione della forma del quartetto d'archi, forma anticipata – rispetto per es. la produzione di Haydn – di ben un secolo.
La composizione più nota di Allegri, il "Miserere Mei, Deus", scritta per Coro a cappella a 5 parti, venne usata per moltissimi anni durante le celebrazioni della settimana santa nella Cappella Sistina, sin dall’anno della sua composizione, il 1638.

Anerio Felice
(Roma 1560 ca - 1614)

Figlio di un musico pontificio e fratello di Giovanni Francesco Anerio, fu cantore in S. Maria Maggiore, nella cappella Giulia e in S. Luigi de’ Francesi, sotto la guida di G. M. Nanino, di Palestrina e di F. Soriano. Nel 1594 succedette a Palestrina come compositore della cappella pontificia. Curò con Soriano l’edizione medicea del Graduale romano (1614). Compose musiche sacre stilisticamente vicine a quelle di Palestrina; scrisse anche canzonette e madrigali di ispirazione amorosa e pastorale.

 

Arcadelt, Jacob
(ca. 1505 - 1568)

 

Arcadelt Jacob o Jacques, compositore (Fiandre o Francia 1514-Parigi 1568). Maestro a Roma nella Cappella Giulia (1539), in seguito in quella papale, poi maestro di cappella del cardinale di Lorena (1557). Autore di sei libri di madrigali, villanelle e varie composizioni polifoniche. Compositore di musica sacra: tre messe, mottetti, lamentazioni e un libro di salmi.

Attaignant Pierre
(c. 1494-1552)

ATTAIGNANT, Pierre (forse Douai ca. 1494- Parigi 1552). Stampatore francese attivo dal 1528. Giunse a Parigi commerciando libri nel 1514, ed aveva incominciato la sua carriera di stampatore pubblicando i libri liturgici per il capitolo di Noyon. Si afferma generalmente che, nel 1525, l'editore, fonditore di caratteri e commerciante Pierre Haultin, gli cedette i propri caratteri tipografici, ma nulla permette di confermare questa affermazione perché la sola notizia certa è che Haultin abbia fornito, nel 1547, il materiale tipografico a Nicolas Du Chemin. Fu l'unico stampatore parigino fino al 1549.
Stampò complessivamente 35 libri di chansons, 7 di intavolature per organo, 3 di messe e 2 di intavolature per liuto.

Bach, Johann Sebastian
(1685 - 1750)

Il massimo rappresentante del barocco musicale nacque in un paese della Turingia come discendente di una famiglia dedita alla musica da almeno quattro generazioni.
Rimasto orfano di padre e di madre a dieci anni, frequentò il liceo di Ohrdruf, ospite del fratello Johann Christoph che gli insegnò i rudimenti della musica, ma Johann Sebastian deve essere considerato essenzialmente un autodidatta. Egli studiò le opere dei maestri stranieri - in particolare italiani -, venne in contatto con una vita musicale rigogliosa che gli fece conoscere esecutori tedeschi e stranieri e lo indusse a soventi viaggi ad Amburgo dove era in piena fioritura la scuola tedesca del profondo nord.
Nel 1703 entra alla corte di Weimar in qualità di violinista; pochi mesi dopo lo troviamo ad Arnstadt come organista a San Bonifacio.
Ricopre la stessa carica a Mulhausen nella chiesa di San Biagio, e a Dombeim sposa la cugina Maria Barbara, ma nel 1708 ritorna a Weimar in qualità di organista di corte.
Qui diviene nel 1714 primo violino nell’orchestra, ritorna allo studio degli italiani (Vivaldi e Frescobaldi in particolare), ma non riesce ad ottenere nel 1716 il posto di maestro di cappella.
Un anno dopo entra con tale carica alla corte di Cothen, dove rimane sino al 1723 (passando dopo la morte di Maria Barbara a seconde nozze con Anna Magdalena nel 1721), e dove ha modo di dedicarsi in particolare alla musica profana (nascono qui i Sei Concerti brandeburghesi).
Nel 1723 si qualifica infine in qualità di Cantor e direttore di musica a San Tommaso di Lipsia.
Qui rimarrà per il resto dei suoi giorni, non senza spostarsi occasionalmente per inaugurare nuovi Organi, per far visita ai figli, per tenere concerti, e nel 1747 per suonare a Potsdam alla presenza di Federico il Grande.
A Lipsia gli impegni pratici (la scuola, la direzione del coro e dell’orchestra, l’educazione degli allievi) lo assorbono moltissimo, gli attriti col l’autorità locale non gli rendono la vita facile, e anche l’ambiente familiare non è certamente dei migliori.
Eppure Bach trova il modo di scrivere una nuova cantata per ogni settimana e di concepire alcune delle sue più colossali creazioni nel campo della musica sacra (la Grande Messa in si minore e altre quattro messe minori, le Passioni, l’oratorio di Natale, oltre a una serie di composizioni minori).
Nel 1749 si fa operare agli occhi da un celebre oculista inglese, ma perde interamente la vista e le sue condizioni generali si aggravano, tanto che un anno dopo muore di apoplessia, mentre sta per portare a termine la colossale Arte della fuga.
Di lui resta per tutto il sec. XVIII un ricordo imponente più come organista che come compositore (la sua vedova finirà in miseria nella fossa comune).
Solo nel 1802 lo storico Johann N. Forkel ne rivaluta in un saggio l’importanza di compositore, e nel 1829 Mendelssohn presenta a Berlino la Passione secondo S. Matteo: incomincia qui la vera, eterna fama di Bach, che resta incorrotta e altissima a oltre due secoli dalla sua morte.

Banchieri Adriano
(1568 - 1634)
Adriano Banchieri

Il compositore, organista, teorico e scrittore italiano Adriano Banchieri, nato a Bologna, si deve considerare una delle figure più versatili della sua era, in particolar modo come teorico della musica.
Fu organista a Bologna, Imola, Lucca, Siena, Venezia, Verona, Milano.
Nel 1615 fondò l’ "Accademia dei Floridi", la prima società siffatta in quel di Bologna: l’Accademia venne tra l’altro visitata da Monteverdi nel 1620 e proseguì la sua esistenza negli anni a venire col nome di "Accademia dei Filomusi".
Dopo alcuni viaggi, Banchieri mosse nuovamente verso il Monastero di San Bernardino, a Bologna, nel 1634, ma nello stesso anno morì.

La produzione sacra di Banchieri include Salmi, Messe e Mottetti: la costruzione delle sue Messe rivela con chiarezza la sua adesione ai nuovi principi dettati dal Concilio di Trento (controriforma).
Le Messe accompagnate all’organo e la rimanente produzione – sia sacra che temporale – ove è presente l’organo, sono raccolte in un’importante raccolta intitolata "L’organo suonarino".

 

Beethoven Ludwig van
(Bonn 1770 – Vienna 1827)

Di origine fiamminga, la famiglia lo avviò alla musica molto precocemente. A 9 anni iniziò studi più regolari con Christian Neefe, organista di Corte. A soli 14 anni divenne secondo organista della Cappella del principe elettore. Si recò a Vienna nel 1787, ma vi rimase ben poco a causa della morte della madre; fece ritorno a Vienna, dove si stabilì definitivamente, nel 1792, divenendo allievo di Haydn, Albrechtsberger e Salieri. A Vienna fu ammirato e protetto da famiglie influenti ed ebbe inizialmente una vita felice, incrinata, a poco a poco, dal dramma della sordità crescente, che lo portò vicino al suicidio nel 1802, facendogli maturare ancor più la coscienza della propria missione artistica. Di qui in poi, nonostante il successo crescente e la fama internazionale, l'isolamento del compositore si fece più marcato, compromettendo i suoi rapporti sociali e sentimentali: questo suo atteggiamento fu testimoniato dai cosiddetti "quaderni di conversazione", oltre i quali si tagliò una produzione musicale sempre più stupefacente. Compose 9 Sinfonie e varie Ouvertures per orchestra, 5 Concerti per pianoforte e orchestra ed uno per violino, 32 Sonate per pianoforte, musica sacra, un'Opera, varie altre musiche vocali.
 

Bruckner Joseph Anton (Ansfelden, Linz, 1824 – Vienna 1896)

Seguendo la tradizione familiare, dopo gli studi nell'abbazia collegiale di Sankt Florian, nel '41 iniziò a lavorare come maestro elementare e nel '48, provvisto di una discreta cultura da autodidatta, divenne organista in quella stessa abbazia. Fu soltanto nel 1855 che, a Vienna, ebbe occasione di frequentare un insegnante di alto livello come Simon Sechter. L'anno successivo ottenne il posto di organista nel duomo di Linz. Conclusi gli studi di composizione a 37 anni, nel '61, avviò una fortunata attività concertistica senza peraltro incontrare consensi alla sua produzione.Nel '65 conobbe Wagner, importante riferimento nella sua vita, e nel '68 divenne insegnante al Conservatorio di Vienna. Brahms, verso la fine della sua vita ricevette una laurea "honoris causa" dall'Università di Vienna e un appartamento al Belvedere per volontà dell'imperatore Francesco Giuseppe, mentre cresceva sempre di più l'interesse per la sua opera. Compose più di 30 pezzi per coro su testi liturgici, quasi tutti in latino, circa 30 brani corali profani senza accompagnamento in forma di Lied, e circa 20 lavori profani (cantate o Lieder) per varie formazioni vocali con strumenti.

Lied: canzone popolare tedesca con testo di regola tedesco. Il termine, che correntemente designa una composizione per canto e pianoforte riferendosi soprattutto alla fioritura ottocentesca del lide, può avere significati diversi secondo le varie fasi della sua storia.

 

Buxtehude Dietrich
(1637 - 1707)

Dietrich Buxtehude - Dipinto di Johannes Voorhout (particolare)

Nasce nell'estremo sud dell'Holstein, allora sotto il dominio danese, figlio di Johannes, anch'egli organista, che provvederà a fornirgli l'educazione musicale. Nel 1660 viene assunto nella chiesa di S. Maria a Helsingør rimane fino al 1667 quando viene designato a sostituire il famoso organista della chiesa di S. Maria a Lubecca Franz Tunder deceduto.

A Lubecca, dove rimarrà fino alla morte sposa Anna Margaretha Tunder, figlia del suo predecessore (atto, oltremodo, necessario per ottenere l'ambito posto).

Tunder era stato il fondatore delle "Abendmusiken", serate musicali comprendenti cantate da eseguirsi in chiesa anche al di fuori delle liturgie. Buxtehude proseguì nella tradizione e diede un tale impulso e prestigio a questi concerti pubblici che lo stesso J.S.Bach si recherà a Lubecca per poterlo ascoltare.

Le sue composizioni spaziano dalla musica corale, da camera e, naturalmente, per organo.

 

Byrd William
(c. 1543-1623)

compositore inglese (? 1543 - Stondon Massey, Essex 1623). Fu organista presso la cattedrale di Lincoln e la Chapel Royal di Elisabetta I d'Inghilterra e nel 1575 ottenne, insieme con T. Tallis, il monopolio della stampa musicale in Inghilterra per un periodo di 21 anni. Senza dubbio il massimo compositore inglese del tardo '500 e del primo '600, Byrd non ebbe rivali nel campo della musica sacra. In uno stile più vicino alla tradizione fiamminga che non a quella italiana appaiono concepiti i 3 libri di Cantiones sacrae (1575, 1589 e 1591; il primo contiene anche composizioni di Tallis), i 2 di Gradualia (1605 e 1607) e le 3 messe, risalenti con ogni probabilità al periodo 1592-95 e caratterizzate da un tessuto polifonico ricco e consistente. La costante adesione alla fede cattolica non impedì a Byrd di comporre musiche per il rito anglicano, come il Great Service (tra le sue opere migliori), lo Short Service, una dozzina di full anthems , 5 verse anthems e altro ancora. Tra le raccolte profane si segnalano i volumi Psalmes, sonets,& songs of sadness and pietie (1588; comprende composizioni su testi religiosi e morali non destinate all'uso liturgico) e Songs of sundrie natures (1589). Grande interesse riveste anche la produzione strumentale, comprendente fantasie, variazioni, musiche di danza, brani descrittivi per virginale e alcuni pezzi per consort di viole.

Caccini Giulio
(1550 ca -1618)

Caccini, Giulio (1550 ca -1618) - compositore e cantante. Visse alla corte medicea di Firenze. Membro della Camerata fiorentina, fu uno dei principali rappresentanti dello stilo detto del "recitar cantando". Con J. Peri collaborò nel 1600 alle musiche per l'Euridice su testo di O. Rinuccini, che costituisce uno dei primi modelli di melodramma. Altre composizioni: arie, madrigali, canzoni, sonetti e scherzi in stile monodico. - Sua figlia Francesca (detta la Cecchina) fu celebre cantante.

Cara Marchetto
(c. 1465-c. 1527)

(Verona ca. 1465- Mantova ca. 1527). Compositore, liutista e cantore italiano. Sembra si sia formato nella Scuola degli Accoliti della città natale, dove entrò prima del 1482. Da una serie di documenti ecclesiastici fatti conoscere da Paganuzzi, si apprende che Cara fu avviato alla carriera clericale e che nel 1487 venne in possesso di benefici nella chiesa collegiata degli Accolti per rinunzia a suo favore dello zio Don Ludorisio Calabria, Già rettore dei benefici stessi. E' anche probabile che, per intercessione dello zio e dopo essere entrato in possesso del primo beneficio, Cara divenisse Maestro degli Accorti. Un documento mantovano del 1494 attesta la presenza di Cara a Mantova presso la corte dei Gonzaga, ma sembra certo che in quel periodo il musico vestisse ancora l'abito clericale poiché da un successivo atto databile 1497 si apprende che Cara rinuncia a favore del fratello Benedetto, pure sacerdote, ai suoi tre benefici nella chiesa della collegiata e ad altri tre chiericati nelle pievi di Roverchiara, Minerbe e Caprino, a favore del nipote Battista Glauro. In questo periodo Cara doveva essersi allontanato da Mantova poiché dal citato documento si desume fosse al servizio del Cardinale Giovanni Colonna del quale è detto "suo famigliare". Si trattò probabilmente di una breve parentesi dopo la quale Cara tornò a Mantova ove si sposò con Anna Moraschi che accompagnò a Verona per motivi di salute nel 1505. Nella sua città ritornò ancora l'anno seguente per intercedere presso il Capitolo che aveva condannato a 4 mesi di carcere il fratello Benedetto sotto l'accusa di concubinato e trasgressione all'obbligo della residenza. Visse quasi ininterrottamente a Mantova (si sposò una seconda volta nel 1512 con una dama di corte), protetto dalla marchesa Isabella d'Este, sposa di Francesco Gonzaga. Per incarico della marchesa nel 1503 fu a Venezia in missione diplomatica, nel 1509-10 visitò il marchese Francesco allora prigioniero dei veneziani e nel 1512 e 1513 fu, con il suo allievo Roberto Avanzini, alla corte milanese di Massimiliano Sforza. Nel 1525 ottenne la cittadinanza mantovana. Sembra sia morto nel 1527.

Della sua produzione si conoscono 117 composizioni profane, in gran parte frottole o affini (odi, strambotti ecc.) di cui circa 65 pubblicate nelle raccolte di O. Petrucci (1504- 1514, ammirevoli per ricchezza e varietà melodica. Delle sue composizioni religiose ci sono giunte 6 laudi e un Salve Regina a 3 voci.

Carissimi, Giacomo
(1605-1674)

Contribuì in misura determinante alla definizione formale dell'oratorio in latino. Nei suoi oratori (circa 200, fra cui Jephte) utilizzò con senso drammatico l'articolazione del genere (recitativi e ariosi, episodi corali e solistici, duetti, terzetti, interventi strumentali) conferendo respiro epico alle vicende bibliche e verità psicologica ai personaggi. Suoi allievi diffusero l'oratorio in Germania e in Francia.
Carissimi compose circa 200 oratori e mottetti, otto messe ed oltre 200 cantate, ed altra musica sacra e profana. Emerse in particolare nell'oratorio, del quale stabilì la struttura: questa prevede i personaggi, lo storico (narratore) ed il coro, che ricopre via via il ruolo della folla, degli eserciti... Della sua produzione, l'oratorio più celebre del Carissimi è probabilmente il Jepthe.

Certon, Pierre
(c.1510 - 1572)

Il compositore francese lovorò come cancelliere a Notre Dame di Parigi dal 1529; assunse lo stesso incarico a Sainte-Chapelle nel 1532. Nel 1536 divenne maestro del coro presso la stessa cappella, ruolo che svolse fino alla morte. Tra i suoi amici più cari vi fu Claude de Sermisy, alla cui morte nel 1562 Certon compose una lamentazione modellata su quella che Josquin des Prez scrisse in onore di Ockeghem.

Di Certon restano lavori sacri, tutti pubblicati, tra cui 8 messe, tre movimenti di una messa incompiuta, un Magnificat, più di 40 mottetti e molti altri canti sacri. La maggior parte delle sue composizioni, tuttavia, sono i canti secolari, 285 brani, 100 dei quali pubblicati in due libri dedicati esclusivamente a Certon e gli altri in varie antologie.

Le sue ultime opere contribuirono in maniera sostanziale alla trasformazione stilistica della 'chanson' nell'ultimo quarto del XVI secolo.
 

Croce, Giovanni
(1557-1609)

Compositore, detto Il Chiozzotto (Chioggia 1557 - Venezia 1609). Sacerdote e allievo di G. Zarlino, fu dal 1565 cantore in S. Marco a Venezia, divenendo in seguito vicemaestro di cappella (1595) e maestro (1603). Fu uno dei più notevoli esponenti della scuola polifonica veneziana, nell'ambito della quale si colloca tutta la sua vasta produzione sacra (mottetti, messe, lamentazioni ecc., 14 libri complessivamente). La sua produzione profana (Mascarate piacevoli e ridicolose, 1590; Triaca musicale, 1595; 4 libri di madrigali e 2 di canzonette) mostra un fresco gusto del realismo e della caricatura, reso con vivaci procedimenti polifonici e frequenti omoritmie.
 

Del Encina, Juan
(1468-1529)

(Salamanca 1468- Leòn 1529). Poeta, drammaturgo e musicista spagnolo probabilmente studiò all'università di Salamanca. Fu a servizio dei Duchi d'Alba. Tentò vanamente di entrare nel coro di cappella della cattedrale, incarico che ottenne a Roma sotto il papato di Leone X.
Fu nominato sacerdote nel 1519.
La sua opera comprende composizioni di carattere sacro (
eglosas de Navidad, de la Pasiòn y Resurrecciòn...) e composizioni di carattere profano, nelle quali la metrica e lo stile si fanno più ricercati.
Tra le composizioni di carattere profano ricordiamo
Egloga de Fileno, Zambardo y Cardonio, Plàcida y Victoriano, Cristino y Febea.
Del Encina scrisse anche 62 composizioni che comprendono
canciones, romances, villancicos, églogas, cantatas, contenute nel Cancionero Musical de Palacio
.
 

de La Rue Pierre
(c. 1460-1518)

Il compositore franco-fiammingo Pierre de La Rue nacque, probabilmente a Tournai (Borgogna) intorno al 1460 e studiò a Gand intorno al 1480. Dal 1482 al 1485 lo troviamo in Italia, ma di questo suo soggiorno abbiamo scarse notizie, mentre fra il 1489 ed il 1492 svolse attività di tenore e cantore-compositore, come risulta da documenti conservati negli archivi della Confraternita di Nostra Signora di Hertogenbosch.

In seguito fu compositore alla corte di Bruxelles-Malines, mentre, tra il 1501 ed il 1506, in due riprese, si recò in Spagna al seguito di Filippo il Bello. Tornato nelle Fiandre, rimase alla corte dei Borgogna-Asburgo servendo, in successione, Filippo il Bello (re di Castiglia), Giovanna di Spagna, Margherita d’Austria (reggente dei Paesi Bassi) ed infine il giovane Arciduca Carlo, il futuro Carlo V.

Nel 1505 fu nominato canonico della collegiata di Courtrai, dove si stabilì solo nel 1516, una volta lasciata la sua residenza di Termonde, e lì terminò i suoi giorni nel 1518.

Pierre de La Rue ha lasciato una produzione, rivolta in particolare a composizioni sacre, che comprende trenta messe, sette messe incompiute, 24 mottetti e 37 chansons.

Soprattutto alcune delle sue messe contribuirono a renderlo famoso, a partire dai primi anni del Cinquecento ed il suo astro è giunto indenne fino ai nostri giorni poichè, pur conoscendo periodi di luci e di ombre, è periodicamente tornato alla ribalta nei secoli successivi alla sua dipartita, potendo contare sempre su nuovi estimatori.

Due delle composizioni più famose, la “Missa de Septem Doloribus Beatissime Marie Virginis” e la “Missa Pascale”, insieme ai mottetti “Pater de Caelis, Deum” (di attribuzione non certa) e “Vexilla Regis/Passio Domini” sono stati incisi qualche tempo fa dalla Naxos.

La notorietà delle due messe si deve al fatto che esse appartengono ad una serie di composizioni, più volte stampate in edizioni di lusso, che gli Asburgo regalavano agli altri potenti dell’epoca con lo scopo di diffondere la buona musica e nel contempo affermare il loro prestigio in campo artistico.

La presenza di diverse copie facilita sicuramente l’opera degli esecutori, che devono comunque fare i conti con le differenze che si riscontrano fra i vari manoscritti relativi alla medesima composizione.
 

Des Prés, Josquin
(circa 1440-1521)

Compositore (Beaurevoir 1440 ca - Condé-sur-l'Escaut 1521 ca). Dopo essere stato cantore al Duomo di Milano, entrò nella cappella pontificia e nel 1499 divenne a Ferrara direttore della cappella di Ercole I d'Este. Ritornò poi in Francia alla corte di Luigi XII. In seguito si trasferì a Bruxelles, dove fu nominato canonico di Santa Gudula. Fu uno dei musicisti più noti del suo tempo: compose 18 messe, oltre 80 mottetto e circa 70 composizioni profane. Di alto livello la sua produzione sacra.

L’opera compositiva di Desprez rappresenta il punto d’incontro fra la perfezione del contrappunto fiammingo e la nascente sensibilità armonica tipicamente italiana.
L’opera di Desprez rappresenta il superamento della tipica mentalità quattrocentesca, secondo la quale la musica doveva rimanere assolutamente soggiogata alla parola cui si riferiva, senza vivere dunque di un movimento proprio.
Se è vero che in Ockeghem si tenta ancora di separare il mondo sacro da quello temporale, è altrettanto vero che in Desprez i due mondi si fondono, l’un l’altro, e si arricchiscono attraverso un processo di osmosi che porterà allo sviluppo della forma della chanson, ovvero di una forma nella quale la voce superiore è dominante sulle altre, e gradualmente si libera dalle costrizioni rigorosamente contrappuntistiche e polifoniche.
Questo significa semplicemente che nella produzione di Desprez il concetto di canto si emancipa e si evolve, come in pochi altri suoi contemporanei.
Tra la sua produzione di Messe, è assolutamente da menzionare quella sull’"Homme armè", o quella titolata "La sol fa re mi": ma le composizioni di Desprez sarebbero tutte da rammentare, per la bellezza e per l’importanza avuta nello sviluppo della musica di quel secolo.
Rimane egli dunque una delle massime figure di quel periodo, e una delle personalità più forti di tutta la storia della musica.

 

Di Lasso, Orlando
(1532-1594)

Compositore fiammingo (1532 ca-1594). Nel 1544 entrò al servizio di Ferdinando Gonzaga con il quale viaggiò molto in Francia e Italia. Più tardi divenne maestro di cappella a San Giovanni in Laterano a Roma, fu così che conobbe Palestrina. Rientrato in Fiandra, pubblicò le sue prime raccolte di mottetti e madrigali. Nell'anno 1556 divenne tenore e quindi maestro di cappella alla corte del duca Alberto V di Monaco. Di questo periodo sono i famosi "Psalmi poenitentiales". In qualità di maestro di cappella ebbe modo di visitare l'Europa, diventando ben presto famoso. Rifiutò le proposte provenienti dalle corti europee per rimanere alla corte bavarese fino alla morte. Certo la tradizione musicale italiana e la cultura umanistica lo influenzarono significativamente, ma non dimenticò mai i compositori fiamminghi.

Fu senza dubbio uno dei maggiori maestri della polifonia cinquecentesca, di raffinata versatilità e abilità. Compose musica sacra, madrigali profani e religiosi, chansons e lieder.

Lassus - uno dei più prolifici e versatili compositori del XVI secolo - scrisse oltre 2000 lavori di tutti i generi, ivi incluse messe, mottetti, salmi, inni, passioni e altri brani secolari, in italiano, francese e tedesco.
Molte delle Messe erano composizioni basate su precedenti lavori - mottetti, canzoni o madrigali - suoi o di altri compositori; inusuale è il numero di "magnificat" da lui usato nelle sue opere.
I suoi mottetti comprendono brani a scopo didattico, brani scritti per cerimonie (o comunque occasionali), raccolte di testi classici (per esempio le "Prophetiae Sibyllarum"), interventi liturgici (offertori, antifone, salmi, come per esempio i "Psalmi poenitentiales" del 1584) e brani commissionati da privati.
Pubblicò cinque grandi volumi di musica sacra sotto il titolo di "Patrocinium musices" (1573-6), e dopo la sua morte i figli realizzarono un’altra raccolta col titolo "Magnum opus musicum", nel 1604.
La sua produzione secolare rivela uno sguardo cosmopolita caratterizzato da molti gusti: dai madrigali derivati dalle "villanellas" ("Matrona mia cara"), ai sonetti altamente espressivi ("Occhi, piangete"); alle "chansons" costruite su schema del mottetto, sino ai "lieder" in lingua tedesca, ove anch’essi risultano intrisi di sacralità, simili a inni religiosi.

La sua capacità e versatilità, lo pongono ai vertici di tutta la musica rinascimentale.

Donato Baldassarre
(c. 1530-1603)

compositore e organista (? ca 1530 - Venezia 1603?). Fu musico e cantore in San Marco a Venezia verso il 1550, divenendo poi maestro della piccola cappella (1562-65). Nel 1580 ebbe l'incarico di maestro di canto nel nuovo Seminario Gregoriano in San Marco. Nel 1590 succedette a G. Zarlino come maestro di cappella della basilica Tra le sue opere ebbero molto successo le villanelle, pubblicate in una raccolta del 1550 (in particolare La canzon della Gallina). Originali sono anche i suoi madrigali (2 libri, 1553 e 1568), specialmente quelli in forma di dialogo. Più legati allo stile antico sono i mottetti a 5-6 voci (1599).

Fauré Gabriel
(1845-1924)

Nel 1853 fu ammesso gratuitamente, grazie alle sue attitudini speciali, alla Scuola Niedermeyer di Parigi, dove rimase fino al '65 studiando anche con Saint-Saens.
Fu poi organista in diverse chiese della città, sostituendo anche Widor a Saint-Sulpice.
Nel '77 fu nominato maestro di cappella alla Madeleine dove, nel '96, divenne organista titolare. Nello stesso anno fu nominato insegnante di composizione al Conservatorio, in sostituzione di Massenet.
Nel 1903 cominciò a collaborare con "Le Figaro" per la critica musicale e 2 anni più tardi ottenne la direzione del Conservatorio, che mantenne fino al 1919.
Negli ultimi anni soffrì di disturbi all'udito che lo portarono alla sordità completa.
Scrisse 2 Opere, musiche di scena, pagine religiose, vocali, pianistiche, un Requiem, una Fantasia e una Ballata per pianoforte e orchestra.
Il musicista francese fu tutt'altro che retorico, e portato per carattere a velare quasi sempre il sentimento con la riservatezza. Il linguaggio caratteristico di Fauré è imbevuto d'un romanticismo raffinato, ricco di nuances: a volte sommesso e malinconico, a volte leggero, vibratile e intessuto di nobile lirismo.
Isolato e schivo sia come artista sia come uomo, Fauré è un protagonista a tutto tondo della rinascita strumentale francese e si proietta nel '900 con l'economia del mezzo espressivo, con una semplicità di atteggiamento profonda e meditata, che via via si spoglia della componente manieristica e sentimentale, mirando sempre più a un'ideale essenzialità. La sua opera esprime un pensiero musicale estremamente sofisticato, in una dimensione dominata dalle allusioni, dall'aristocratica contemplazione, da un lirismo sovente tenue, arioso, mai decorativo.
Nella sua musica si coglie insomma un senso spiccato di essenzialità tendente a diventare messaggio morale ed etico. Al di là, quindi, del presunto ermetismo di Fauré, che si esprime nell'uso antitradizionale dei materiali armonici e melodici di derivazione ottocentesca, e nelle straordinarie incantate atmosfere che ne risultano, d'artigianato minuziosissimo.

Franck, Cesar
(1822-1890)

Musicista francese avviato alla carriera concertistica dal padre ancora in tenera età. Da piccolo genio diventa grande pianista, virtuoso organista e insigne maestro di cappella a Sainte Clotilde. Nel 1860 eredita la cattedra d’ organo al conservatorio parigino, dove fu talmente grande da gettare le basi della moderna scuola organistica francese. Si dedicò anche alla composizione lasciandoci pagine per musica corale, sinfonica, da camera, organistica e pianistica. La sua musica è forse diseguale ma spesso raggiunge momenti di grande intensità; ad una aspirazione classica si sovrappone una spiritualità combattuta tra misticismo e passione. Panis Angelicus è una composizione pere voce solista e coro dove l’ idea della spiritualità diventa tutt’uno con l’ impasto armonico.
 

Frescobaldi Girolamo
(1583-1643)

Nacque a Ferrara nel 1583: a vent'anni si trasferì a Roma, dove nel 1607 divenne organista della chiesa di Santa Maria in Trastevere. Passò poi alla Cappella Giulia della Basilica di San Pietro: a parte alcuni viaggi a Mantova, Firenze e nelle Fiandre, visse sempre a Roma, dove morì il primo marzo del 1643. Di Frescobaldi si dice che abbia attirato circa tremila ascoltatori nel suo primo concerto in S. Pietro: dotato di grande fantasia e tecnica, compose due libri di Toccate e Partite, due libri di Canzoni, Ricercari et Canzoni francesi, capricci, i Fiori musicali e varie Messe per organo: diede un assetto definitivo a forme strumentali come appunto la Toccata, assetto che verrà ripreso dagli autori degli anni successivi.

Forster, Georg
(c. 1510-1568)

Editore musicale e compositore tedesco (Amberg, Franconia ca 1510 - Norimberga 1568). Pubblicò a Norimberga, dove si stabilì nel 1547, 5 raccolte di Lieder tedeschi di autori diversi e un volume di mottetti e di musica sacra, includendovi anche proprie composizioni.

Gabrieli, Andrea
(1510-1586)

Andrea Gabrieli (1510-1586), uno dei maggiori musicisti del tardo rinascimento, fu discepolo di Adriaan Willaert, cantando nel coro della Basilica di San Marco a Venezia: divenne organista della stessa basilica nel 1564. Fu poi designato compositore ufficiale della Repubblica veneta: scrisse musica sacra e profana, tra cui i sette Psalmi davidici, quattro messe a 6 voci e ben 250 madrigali, da 3 a 12 voci.
 
Gabrieli, Giovanni
(1557-1612)


 
Giovanni Gabrieli era nipote di Andrea: nato nel 1557, fu allievo di Andrea e suo successore in San Marco, ed è il più importante esponente della scuola veneziana del '500: fra le sue composizioni (che presentano tendenze al barocco) possiamo ricordare la raccolta dei Concerti, contenente anche opere dello zio Andrea, le Sacrae Symphoniae e e Canzoni et Sonate: è identificato come il primo compositore dell'epoca moderna, grazie alle novità ritmiche e timbriche, spesso contrastanti con i tempi correnti: tra le altre cose sviluppò lo stile policorale, e le combinazioni di voci e strumenti.
 
Galilei, Vincenzo
(1520 ca – 1591)
Umanista, compositore e teorico della musica. Padre di Galileo. Studio’ a Venezia con G. Zarlino e visse a Firenze, ove fu accademico della Crusca e una delle figure dominanti nel geruppo della Camerata fiorentina. Della sua produzione ci restano 2 libri madrigali, intavolature e altri pezzi per liuto. E’ perduta inceve una musica sul testo del XXXIII canto dell' Inferno dantesco. Di grande importanza sono le opere teoriche, tra cui Fronimo, sulle intavolature per liuto (1568), Dialogo della musica antica et della moderna (1581) che teorizza i principi estetici della Camera fiorentina, e fornisce preziose notizie sulla pratica musicale del tempo.
 
Gastoldi, Giovanni Giacomo (1555 ca –1622) Fu maestro di cappella della chiesa di S. Barbara di Mantova, poi quello di cappella nel duomo di Milano. Autore di musica profana (fra cui 4 libri di madrigali a 5 voci e a 6 voci) e sacra (messe, mottetti, salmi, ecc.). G. e’ passato alla storia per un libro di Balletti a 5 voci (Venezia, 1591). Concepiti in stile di danza (per voci e strumenti), tali balletti si diffusero anche all’estero, specie in Inghilterra e Germania, dando vita a un genere superficiale ma non privo di grazia.
 

Gesualdo, Carlo
(c. 1561 - 1613)

Principe di Venosa, compositore (Napoli ca 1560-1613), nipote per parte di madre di Carlo Borromeo. Formatosi alla scuola di qualche maestro napoletano che frequentava la casa del padre, con il trasferimento alla corte di Ferrara Gesualdo varcò la soglia dell’accademia musicale più aristocratica ed esclusiva del Rinascimento, dove operavano T. Tasso, G. B. Guarini, L. Luzzaschi e G. de Wert. Compositore estroso e personalissimo, scrisse 6 libri di madrigali a 5 voci (i primi quattro pubblicati a ferrara tra il 1594 e il 1596, gli ultimi due a Gesualdo, vicino a Napoli, nel 1611), 2 libri di mottetti e uno di responsori, più alcuni madrigali a 6 voci pubblicati nel 1626 da M. Efrem e le canzonette a 5 che Nenna incluse nel suo Ottavo Libro di Madrigali (1628). Ciò che caratterizza i madrigali di Gesualdo è un atteggiamento espressionistico che si manifesta attraverso la continua alternanza di ombre e luci, di contorcimenti cromatici, di salti melodici dissonanti e di successioni accordali audaci e imprevedibili, cui il compositore affida il compito di svelare l’ineffabilità del dolore, della speranza o della gioia. In ogni caso il risultato fonico resta sorprendente, sottolineato com’è da uno stile vocale declamatorio che si discosta tanto dall’esperienza precedente di un L. Marenzio, quanto dal suo contemporaneo C. Monteverdi.

Händel Georg Friedrich
(Halle (D)1685- Londra 1759)

Georg Friedrich Handel

 

Georg Friedrich Händel nasce ad Halle, in Sassonia, il 23 febbraio 1685, lo stesso anno dell'altro grande musicista tedesco Johann Sebastian Bach.
Avviato dal padre agli studi di legge il giovane Händel, tuttavia, rimane legato al mondo della musica seguendo, dal 1693 al 1696 le lezioni di Zachow, organista alla LIebfranenkirche. Nel 1697 ottiene l'incarico di aiuto organista nella orchestra della cattedrale di Brandeburgo, città dove il padre svolgeva il mestiere di cerusico, ottenendo  nel 1702 la nomina a primo organista. Nello stesso anno si iscrive ai corsi Universitari della sua città ma nel 1703 si sposta ad Amburgo entrando a far parte, come violinista, dell'orchestra di Reinhard Keiser musicista che si proponeva di fondare l'opera nazionale tedesca. 
L'8 gennnaio 1705 presenta la sua prima opera Almira, il 25 febbraio dello stesso anno rappresenta l'opera (perduta) Nero.
Nel 1706 partì per l'Italia, rimanendovi tre anni, visitando Venezia, Firenze, Roma e Napoli.
Agli inizi del 1707 risale il suo arrivo a Roma dove soggiornerà presso le dimore di alti personaggi della corte pontificia ed entrando in contatto con alcuni artisti appartenenti all'accademia dell'Arcadia. Queste influenze lo porteranno a scrivere alcune cantate quali Apollo e Dafne, Aci e Galatea e Polifemo.
Nel 1707 a palazzo Ottoboni viene eseguito Il trionfo del tempo e del disinganno, commissionata dal cardinale Pamphili, e diretta da Arcangelo Corelli che, nella pasqua *del 1708 a palazzo Ruspoli dirigerà anche La resurrezione.
Nel 1709 a Venezia scrive, su libretto di Vincenzo Grimani, l'Agrippina che sancisce la consacrazione di Händel come operista di eccelso valore.
Nel 1710 divenne Kapelmeister alla corte di Hannover. Nello stesso anno visita, per la prima volta Londra dove il 24 febbraio 1711 rappresenta  il Rinaldo ottenendo un clamoroso successo. Era l'inizio di un'attività di operista che durerà trent'anni producendo trentadue opere.
Nel 1713 si stabilisce definitivamente nella capitale Inglese. 
L'anno seguente, viene eletto re d'Inghilterra Giorgio I l'ex elettore di Hannover presso cui aveva prestato la sua opera negli anni precedenti. Tranne alcuni viaggi nella sua terra natale, Händel rimane per tutto il resto della sua vita in Inghilterra diventando uno dei principali personaggi della musica d'oltremanica. Viene nominato capo della Royal Academy facendo rappresentare con successo opere e balli al Covent Garden e al King's Theatre.
Nel 1733 rappresenta due oratori Deborah e Athalia. Dal 1741 si dedica completamente alle composizioni sacre, principalmente agli oratori producendone, dal 1739 al 1752 ben quattordici tra cui Israel in Egypt e il Messiah rappresentato a Dublino nell'aprile 1742. Nel frattempo si trasferisce, per un soggiorno di otto mesi, in Irlanda. Dal 1751, quasi completamente cieco, è costretto, per comporre, a dettare le sue opere agli amici più fidati. 

 

Hassler, Hans Leo
(1564-1612)

(Norimberga 1564- Francoforte 1612). Esponente di spicco di una famiglia di organisti attivi tra '500 e '600. Fu allievo nel 1584 di A. Gabrieli a Venezia. Dopo il rientro in Germania operò come organista ad Augusta, a Norimberga e alla corte di Dresda. Scrisse una dozzina di raccolte comprendenti madrigali, canzonette e mottetti. La sua opera inizialmente è fortemente influenzata dallo stile di O. Lasso, poi da quello veneziano. La sua opera rappresenta un momento importante della diffusione dello stile italiano in Germania.
 

Ingegneri, Marco Antonio
(1547 ca – 1592)

Compositore di madrigali, canzoni strumentali, musica sacra. Maestro di Monteverdi.

Janequin Clément
(c.1485-1558)

 

La vita di Clément Janequin, illustre nel suo tempo e glorificato dai poeti, è del tutto sconosciuta. Tuttavia le sue composizione giunte fino a noi sono molto importanti in quanto a caratteristiche e diversità.

La sua estrema sicurezza ritmica ed il suo senso del pittoresco ne fanno il creatore della musica descrittiva. Con lui la 'chanson' assume vaste proporzioni e si arricchisce di armonie brillanti e colorate. La sua "Bataille de Marignan" si presenta come un ampio affresco vocale nel quale si distinguono con dissonante realismo le asprezze dei suoni umani. "Le Siège de Metz" e la "Prise de Boulogne" mostrano le stesse qualità. Al genere umoristico appartengono "Les Cris de Paris" e "Le Caquet des Femmes". Dall'osservazione della natura, fatto nuovo nella musica, scaturì il famoso "Chant des Oiseaux", pieno di poesia.

Il successo delle sue chansons a tema si estese ben presto a tutta l'Europa. L’influenza della scrittura di Jannequin, molto forte sui suoi contemporanei, si esercitò anche sui madrigalisti italiani.

 

Kodály, Zoltán
(1882-1967)

Compositore ed etnomusicologo ungherese (Kecskmeét 1882 - Budapest 1967). Compiuti gli studi superiori al conservatorio di Budapest, nel 1906 si laureò in lingua e letteratura ungherese e tedesca con una tesi sulla Struttura strofica della canzone popolare ungherese. Si perfezionò poi a Berlino e a Parigi, dove conobbe la musica di C. Debussy che, dopo la musica popolare ungherese, esercitò il maggiore influsso sul suo esordio di compositore. Dal 1905 si dedicò, per circa vent’anni, alla raccolta della musica popolare ungherese, dapprima da solo e dal 1906 in compagnia di B. Bartók (nella sua a Bartók il poeta G. Illyés li chiama ‘i due grandi gemelli’). Frutto di tale attività è soprattutto la monumentale elaborazione scientifica Corpus Musicae Popularis Hungaricae, pubblicata dall’Accademia d’Ungheria (8 voll., 1951-73). Come compositore Kodály esordì con pezzi pianistici e, insieme con Bartók, con l’ed. di Venti canti popolari ungheresi (1906) per voce e pianoforte, armonizzati in un contesto nongià tonale, ma pentatonico e modale. Analoghi criteri di composizione Kodály seguì anche nei suoi pezzo orchestrali e corali a più largo respiro, come lo Psalmus Hungaricus, per tenore, coro misto e orchestra, scritto per il 50 ° anniversario della riunione di Pest a Buda (1923), il ‘Singspiel’ Háyy János (1926), il Te Deum di Budavár, le Danze di Galánta (1934), le Variazioni su un canto popolare (dette anche Variazioni del Pavone, 1938-39), La di Cinka Panna (1948), la Sinfonia (1962). Gli si devono anche l’opera La filanda magiara (1932), numerose composizioni da camera (fra cui 2 quartetti opp. 2 e 10, una Sonata per violoncello solo op. 8, un Duo per violino e violoncello op. 7) e soprattutto di musica corale. Fautore della diffusione dell’educazione musicale, Kodály cercò di allargarne gli orizzonti, facendola iniziare nella scuola materna e nella scuola elementare, ricercando il passato musicale comune dei popoli ungrofinnici, spostando la cultura musicale ungherese, prevalentemente monodica, verso la coralità. Fondamento dell’insegnamento kodalyano della musica sono i 4 fascicoli delle Bicinia Hungarica(1937-42).

Liszt Franz
(1811-1886)

Franz Liszt

Nato a Raiding nel 1811, si affermò come il più grande pianista del suo tempo, grazie ad un virtuosismo senza confronti. Si esibì con successo anche come direttore d'orchestra di opere sinfoniche e teatrali. Dopo una vita avventurosa che lo vide al centro del bel mondo europeo, fu chiamato ad una vita consacrata: prese gli ordini minori e divenne abate. Nel marzo del 1836 iniziò un giro in varie capitali, per assistere a concerti celebrativi dei suoi 75 anni. In luglio, recatosi a Bayreuth per le rappresentazioni wagneriane, lì morì di polmonite.
Alla produzione organistica ed ai brani pianistici di ispirazione religiosa si affiancano alcune composizioni corali in cui si riflettono il rapporto di Liszt con l'avvenimento cristiano. Sono preghiere alla Madonna, a Cristo, inni ai Santi che l'autore sentiva più vicini, composizioni d'occasione, momenti, insomma, in cui Liszt è teso a comunicare il desiderio e la domanda nei confronti di una Presenza sperimentata come compagnia quotidiana, risposta alle sue attese ed alle attese di ogni uomo nelle vicende della vita in tutti i suoi aspetti.

Lotti, Antonio
(1666-1749)

Compositore e organista (Venezia o Hannover 1666 - Venezia 1749). Figlio di Matteo, maestro di cappella alla corte di Hannover, fu allievo di G. Legrenzi; nel 1687 entrò nella cappella di S. Marco, dove fu prima cantore, poi organista. Attivo come operista sulle scene veneziane, dal 1717 al 1719 fu maestro presso la corte diDresda, dove fu in rapporti con J. S. Bach (che ebbe per lui grande ammirazione) e con F. F. Händel. Tornato a Venezia, si dedicò esclusivamente alla composizione di musica sacra; nel 1736 fu eletto maestro di cappella in S. Marco. Ebbe numerosi allievi, tra i quali B. Marcello, D. Alberti, F. Gasparini. B. Galuppi, G. B. Pescetti. La sua abbondante produzione teatrale (una trentina di lavori, rappresentati fra il 1692 e il 1719), si segnala per la forza drammatica e la complessità della scrittura, aderente agli ideali del barocco. Giustamente celebrata è la sua musica sacra comprendente brani famosi, come il Miserere a 4 voci (1733; ma ne scrisse altri 7) e organo, il Crucifixus a 10 voci, 3 messe. Minore interesse presentano i suoi oratori (6) e le sue composizioni vocali da camera (71 cantate e numerose arie fra cui è celebre Pur dicesti bocca bella).

Marenzio, Luca
(1553 o 1554 - 1599)

Compositore italiano (Coccaglio 1553-Roma 1599), probabilmente allievo di Ingegneri e A. Gabrieli. Dal 1579 al 1586 fu a Roma, a servizio del cardinale d'Este; si spostò quindi a Firenze, alla corte dei Medici, frequentando i musicisti della Camerata dei Bardi. La fama di Marenzio è essenzialmente legata alla sua produzione madrigalistica, che rappresenta un momento culminante nella fase più matura e raffinata del madrigale. In essa l'impiego magistrale della più ricca e complessa scrittura contrappuntistica cinquecentesca è posto al servizio di un'attenta ricerca espressiva, di un'invenzione estremamente varia e sciolta, sostanzialmente mantenuta all'interno di un'ispirazione legata agli equilibri rinascimentali: in tal senso Marenzio si differenzia dagli altri maggiori madrigalisti della sua età ed è estraneo alle febbrili ricerche di Carlo Gesualdo di Venosa (e alle sue più intense sperimentazioni cromatiche) e all'interesse di Claudio Monteverdi per il nuovo linguaggio monodico.  La sua produzione comprende più di 200 madrigali a 4, 5, 6 voci, 5 libri di "Villanelle ed arie alla napoletana" (115 pezzi); per il repertorio sacro, compose un libro di mottetti a 4 voci e una messa a 8 voci.

Mendelssohn, Frederick B. 
(1809-1847)

Compositore tedesco, poco più che decenne scrisse le prime composizioni fra cui piccole opere. Proveniente da famiglia ebraica facoltosa e molto colta che aveva abbracciato il protestantesimo e che per distinguersi dagli altri Mendelssohn aggiunge al proprio cognome Bartoldy. Studiò con vari insegnanti e cominciò a viaggiare ed a comporre. Iniziò nel 1826 una brillante carriera di direttore d’orchestra a Berlino che lo portò alla riesumazione della Passione secondo S. Matteo che si può dire dia il via alla rinascita Backiana. Fu fra i fondatori del conservatorio di Lipsia. La sua vasta produzione abbraccia tutti i generi musicali. Artista enigmatico, nasconde il tormento di una natura insoddisfatta conscia della grande trasformazione che il romanticismo stava operando e incapace di arginare gli eccessi. Il suo ideale di musica classicamente distaccata lo costringe a voltarsi verso il passato che rivede con profonda emozione.
 

Monteverdi, Claudio
(1567-1643)

Musicista (Cremona 1567-Lavinio Lido d'Enea 1643), allievo di M. A. Ingegneri, fu maestro di cappella del duca di Mantova, poi della Basilica di S. Marco in Venezia. Innovatore della musica polifonica, nei molti madrigali, introdusse il recitativo, trasformò arditamente la tonalità, orientando il madrigale verso la Cantata e l'Aria. Ma soprattutto nella storia della musica egli è il vero creatore del melodramma, iniziato dalla Camerata fiorentina. Con l' "Orfeo" l'arte di M. dà l'avvio al melodramma, in esso, svincolandosi dalla parola, la musica sale a esprimere i sentimenti e le passioni, prende sviluppo il recitativo, alcuni strumenti assumono la voce di certi personaggi, ecc. Tra le altre opere, notevoli "L'incoronazione di Poppea", primo esempio di opera a soggetto storico, e l' "Arianna", di cui resta solo il «lamento».
Nella produzione sacra di Monteverdi è possibile distinguere tra musica liturgica vera e propria, ov'egli si mostra rispettoso della polifonia cinquecentesca, e musica religiosa di ispirazione libera, nella quale lascia espandersi il suo temperamento di innovatore: nei mottetti solistici e nei duetti, introduce il recitativo, dispiega una melodia genialmente espressiva e ricerca una perfetta coesione tra musica e parola. I mottetti a una voce sono vere arie su testo sacro.
Monteverdi aprì la via alla cantata morale e spirituale, e i suoi Vespri della Beata Vergine, il Magnificat, con l'impiego del cantus firmus gregoriano, dei soli, dei cori fugati, di elementi di litanie, dello stile concertante, costituiscono capolavori preannuncianti la grande musica sacra del Seicento e del Settecento.

Morales Cristòbal de
(c.1500-1553)

compositore spagnolo (Siviglia ca 1500 - Málaga 1553). Divenne sacerdote (1525) e quindi maestro di cappella della cattedrale di Avila (1526-28). Nel 1531 venne in Italia e dal 1535 al 1545 fu cantore della cappella pontificia. Tornò quindi in Spagna, dove fu maestro di cappella a Toledo (1545-47), Siviglia e Málaga (1551). Di Morales si conoscono 22 messe (e altri frammenti di messe), 91 mottetti, 16 magnificat, le Lamentationes e altre composizioni sacre che, inserendosi nella tradizione fiamminga dell'età di J. Desprès e accogliendo anche elementi della scuola romana e della tradizione spagnola, ne fanno uno dei musicisti più insigni del suo tempo e il primo dei grandi polifonisti spagnoli.
 

Morley Thomas
(1557-1602)
 

compositore e organista inglese (Norwich 1557 - Londra 1602). Compiuti gli studi con W. Byrd, fu organista a St. Giles e poi a St. Paul a Londra; nel 1592 entrò nella cappella reale e dal 1598 svolse anche attività di editore di musiche proprie e altrui. Le sue raccolte di madrigali e canzonette rivelano chiaramente l'influsso della matura polifonia profana italiana, reinterpretata però con un'originalità che consente di collocare M. tra gli iniziatori della scuola madrigalistica inglese. Della sua produzione si ricordano in particolare le composizioni per complesso strumentale, il libro di Ayres per canto solistico e liuto, la musica sacra e un trattato di composizione (A Plaine and Easy Introduction to Practicall Musicke, 1597). 
 

Mozart, A. Wolfgang
(Salisburgo 1756-Vienna 1791)

Compositore austriaco nasce a Salisburgo e muore a Vienna a soli 35 anni. Viene educato musicalmente dal padre Leopold che lo mette a contatto con lied protestante tedesco, con la severa polifonia barocca di Eberlin, con lo stile galante di Bach e con l’ opera italiana. A soli 5 anni fece la sua prima composizione e apparizione in pubblico come corista ed iniziò la sua tournée europea come bimbo prodigio. A soli 15 anni ha già ricevuto tutti gli insegnamenti dai più grandi musicisti dell’ epoca che vedono in lui un genio. Vive una vita travagliata ed articolata. Lavora alla corte di Salisburgo, ma questo impegno, oltre ad un misero compenso economico, è fonte di contrasti con l’ arcivescovo che lo portano fino alla rottura con lo stesso ed alla sua partenza per Vienna. Scrive tantissima musica toccando tutti gli stili: da quello polifonico a quello operistico; da quello pianistico a quello polifonico; dalle sonate per violino e altri strumenti ai concerti per pianoforte ed orchestra alle magistrali messe con una genialità che riusciva a leggere la musica dal passato dando contenuti nuovi di rara perfezione formale operando una grande svolta al romanticismo. Realizza così uno dei più grandi momenti della storia, regalandoci una completa e articolata visione della società del suo tempo fra Illuminismo e Romanticismo, che segnerà una svolta profonda nella cultura e nella società europea.
 

Nanino Giovanni Maria
(Tivoli, Roma, 1544 – Roma 1607)

Allievo a Roma di Palestrina, gli succedette nel 1571 come maestro di cappella in S. Maria Maggiore; nel 1575 passò a S. Luigi de’ Francesi e nel 1694 assunse la direzione della Sistina. Sempre a Roma aperse una scuola pubblica di musica. Ottimo contrappuntista, va considerato come uno dei più rilevanti e-sponenti della scuola palestriniana. Pubblicò madrigali, mottetti, canzonette; scrisse inoltre una raccolta di contrappunti e canoni e un trattato di contrappunto (in collaborazione col fratello Giovanni Bernardino).

Palestrina, Giovanni Pierluigi da
(ca. 1525-1594)

Palestrina Giovanni Pierlulgi da, grande musicista, fra i maggiori di ogni tempo, riformatore della musica sacra (Palestrina ca. 1525-Roma 1594).

Il nome con cui questo esimio musicista è conosciuto, Palestrina, ci rimanda alla sua città natale, appunto Palestrina, una delle città che vanta una origine più remota di Roma. In tenera età entrò a far parte della scuola corale Pueri Moriales della Basilica Santa Maria Maggiore a Roma. Li fu istruito da insigni maestri di cappella d’oltralpe provenienti dalla regione storica dei franco-fiamminghi, ultimi rappresentanti della legione di cantori e compositori del nord che invasero l’ Italia. All’ età di 19 anni viene nominato organista e maestro di canto nella Cattedrale della sua città: Sant’Agostino. Si sposa con Lucrezia, una benestante. In quel periodo viene eletto Papa il Cardinale Giovanni Maria Ciocchi del Monte con il nome di Giulio III il quale volle Palestrina con lui a Roma. Questo fu un periodo politico-religioso molto importante. La controriforma che avrà la sua influenza anche sul piano musicale: da un lato c’è il canto gregoriano, mirabile edificio di spiritualità, e dall’ altro la grande polifonia, nata quasi come intenzionale abbellimento alla melodia gregoriana. Fra i due mondi musicali non c’è solo un enorme divario di struttura e proporzioni ma anche di significato. Il canto gregoriano rappresenta una preghiera che si manifesta musicalmente mentre la polifonia, soprattutto quella raffinata dei franco-fiamminghi, è un’ arte che può essere usata a fini sia sacri che profani. Palestrina riassume in se il pensiero austero e più semplice del Concilio di Trento che vuole una Chiesa più vicina ai fedeli con la novità della grande polifonia. Viene nominato nel 1551 maestro di Cappella Giulia (quella annessa a S. Pietro), e nel 1555 viene incaricato di dirigere la più importante delle cappelle romane, la Sistina. Morto papa Giulio III e dopo un brevissimo pontificato di Marcello II fu eletto Papa Paolo IV che in nome di una disciplina più severa licenzio Palestrina e tutti i musicisti sposati. Comincia il periodo più fiorente per la sua composizione ed entra ad insegnare al seminario romano. Nel 1581, dopo la morte della prima moglie, si risposa e si dedica esclusivamente alla composizione. La sua produzione comprende: 100 Messe polifoniche, 300 motteti da 4 a 12 voci, 200 composizioni sacre, 30 madrigali spirituali, quasi 100 madrigali profani. In questa imponente produzione appare definitivo il superamento del formalismo franco-fiammingo in favore di una discorsività contrappuntistica che ha il suo punto di forza in una prorompente ricchezza melodica. Infatti per il Palestrina è stato proposto il termine di "policanto" invece di polifonia. Il massimo rappresentante della polifonia sacra, Palestrina, segna il vertice e la sintes delle esperienze precedenti arrivando all’ approfondimento espressivo della parola. Egli è il compositore che più di ogni altro ha saputo porsi come anello di congiunzione fra l’ elaborata musica franco-fiamminga e la tecnica compositiva che privilegia l’ espressività della parola cantata in modo che le idee non siano racchiuse in se stesse. Il Paccagnella scrive così: "... la musica del Palestrina sorge dalla parola, la penetra in profondità, la innalza e la esalta fino a rilevare tutto ciò che in essa era ancora di non compiutamente espresso..". Nei madrigali si puo ammirare l’ armoniosa composizione di tutti i conflitti d ell’ esistenza nella costruzione del suo edificio polifonico. La sua arte sarà un punto di riferimento non solo per la scuola romana ma per tutta la civiltà occidentale. I due mottetti Super Flumina e Sicut Cervus, sicuramente tra le più famose composizioni palestriniane, fanno parte del II LIBRO DEI MOTTETTI a 4 VOCI pubblicato dal Cargano a Venezia nel 1581. Periodo, questo, molto difficile per Palestrina in quanto ha appena perso l’ intera famiglia ( nel 1572 il figlio Rodolfo; nel 1573 il fratello; nel 1575 il secondogenito Angelo e nel 1580 la moglie). In effetti questa opera e quasi interamente costruita su testi penitenziali tali da essere riflessivi e coinvolgenti.

Passereau Pierre
(c.1509-1547)

Della sua vita non si sa quasi nulla. Celebre nella prima metà del XVI secolo, fu curato a Saint-Jacques-de-la-Boucherie a Parigi.

Le sue 'chansons' furono pubblicate da Pierre Attaingnant tra il 1529 ed il 1555. La più famosa, "Il est bel et bon", fu pubblicata nel 1534, poi nel 1555 ed ancora nel 1571. A partire da quest'opera, videro la luce in Italia numerose trascrizioni e adattamenti per liuto e clavicembalo.

Scritta nello stile di Clément Jannequin, questa 'chanson parisienne' rese celebre il suo autore nel suo tempo a Venezia, ma anche attraverso i secoli, tanto che essa figura ancora sovente nel repertorio di formazioni corali professionali e amatoriali.

Pergolesi, Giovan Battista
(1710 - 1736)

Musicista italiano (Iesi 1710-Pozzuoli, Napoli 1736). Appena ventunenne scrisse gli oratori "La morte di San Giuseppe" e "La conversione di San Guglielmo d'Aquitania", che gli valsero la protezione del duca di Maddaloni e del principe di Stigliano, due nobili napoletani grazie ai quali potè fare rappresentare "La Salustia" (1731). Grande successo ottenne l'opera buffa in dialetto napoletano "Lo frate 'nnamorato" di qualche anno dopo. Nel 1733 venne rappresentata l'opera seria "Il prigionier superbo" e quella comica "La serva padrona". Come maestro e organista della cappella reale di Napoli (1732), compose i salmi "Confitebor tibi Domine", "Dixit Dominus Domino meo", "Laudate Pueri Dominum". Malato di tisi, si ritirò a Pozzuoli nel convento dei Francescani dove morì. P. ebbe il merito di rinnovare l'arte musicale staccandola da rigidi schemi e formalismi razionalistici e fornendole la vitalità di una nuova forza sentimentale. Coltivò l'opera comica e influì decisamente sullo sviluppo di questo genere; "La serva padrona" (1733) è infatti ancor oggi considerata un capolavoro dell'arte comica musicale. Vasta la sua produzione di musica sacra, della quale è massima espressione il celebre "Stabat Mater" di rara potenza espressiva.

Perosi, Lorenzo
(1872 - 1956)
Perosi

Compositore e organista (Tortona 1872 - Roma 1956). Figlio di Giuseppe (1842-1908), maestro di cappella del duomo di Tortona, collaborò precocemente col padre. Nel 1985 fu ordinato sacerdote. Dal 1894 diresse la cappella S. Marco a Venezia e dal 1898 la Cappella Sistina a Roma. Gli procurò quest’ultimo incarico il rapido successo dei suoi primi oratori, tra cui la triologia La passione di N. S. Gesù Cristo secondo S. Marco (1897), ai quali seguirono, tra gli altri, La risurrezione di Cristo (1898), Il Natale del Redentore (1899), La strage degli innocenti (1900), Il giudizio universale (1901), Transitus animae (1907). Oltre agli oratori scrisse altre pagine per soli cori e orchestra, numerosi mottetti, molte messe, pagine strumentali, soprattutto nel periodo anteriore alle gravi crisi psichiche che lo afflissero dal 1915 in poi. La sua produzione è frutto di una fede candida e priva di problemi e di una vena facile e immediata, incline all’espansione melodica secondo modi accostabili al contemporaneo melodramma verista, ma allo stesso tempo sensibile a influenze wagneriane e al recupero di atteggiamenti della polifonia classica palestriniana e del canto gregoriano.

Pérotinus
( ~1200 - ?)

 

Perotinus (o Perotin), compositore francese, fu il più celebrato maestro della corrente che venne poi definita Scuola di Notre-Dame; egli fu attivo tra la fine del 1100 e il 1230 circa, e il suo nome è legato alla produzione di organa liturgici.

Proseguendo il lavoro di Leoninus, egli ampliò il numero delle voci polifoniche – all’interno degli organa – da 2 a 4, ampliando la costruzione vocale basata sulla vox principalis, che praticamente era un cantus firmus.
In sostanza si può dire che gli organa di Perotinus rappresentano il primo grande monumento della polifonia europea.
I brani di sicura attribuzione del compositore francese sono nove organa, da 2 a 4 voci: i due più noti sono “Viderunt omnes” e “Sederunt principes”.

Perti Giacomo Antonio
(Crevalcore, Bologna, 1661 – Bologna 1756)

Maestro di cappella a Bologna dal 1696 alla morte, presiedette l’Accademia filarmonica ed ebbe allievi G. M. Jacchini, D. Gabrielli, G. Torelli, G. B. Martini. Nell’ambito della scuola bolognese, di cui è con-siderato uno dei più significativi esponenti, fu tra gli iniziatori (con G. P. Colonna, G. B. Vitali ed altri) dell’oratorio (il primo fu I due gigli porporati, 1679). Compose inoltre 20 opere, soprattutto per i teatri di Bologna e Venezia, e numerose cantate. Il suo stile vocale mostra influssi di Carissimi e di Cesti, ed è caratterizzato da inventiva melodica, chiarezza e concisione; ma notevole e vario è anche l’uso delle par-ti strumentali, sia in dialogo con le voci, sia alternate a queste in concertati per strumenti soli. Compose altresì messe, mottetti, salmi e altra musica sacra per S. Petronio, in cui tipico è l’impiego di sinfonie d’apertura (nelle messe) e di archi, trombe e altri strumenti obbligati in aggiunta ai soli e al coro.
 

Pitoni, Giuseppe Ottavio
(1657-1743)

Compositore. Maestro di cappella in varie chiese si affermò soprattutto in lavori di gran mole a più cori reali, da 12 fino a 30 voci con senza strumenti (celebre un Dixit a 17 voci e quattro cori. La sua ingente produzione sacra, che rivela una profonda conoscenza del contrappunto, ne fa uno dei più significativi rappresentanti della scuola polifonica barocca romana.
 

Praetorius, Michael
(1571 - 1621)

Compositore e teorico musicale tedesco (Creuzburg, Turingia 1571 - Wolfenbüttel 1621). Dopo aver completato gli studi in varie città tedesche, fu organista a Francoforte sull’Order e a Halberstadt. Nel 1602 si recò a Ratisbona e a Praga; dal 1604 al 1613 fu organista a Wolfenbüttel, quindi fu a Dresda (1613-16), Naumburg, Sonderhausen (1617), Lipsia, Norimberga e ancora Wolfenbüttel (1620), ovunque stimatissimo come esperto di arte organaria, organizzatore di complessi musicali, esecutore e compositore. Pubblicò un gran numero di lavori vocali (la sola raccolta Musae Sioniae in 9 parti e 15 voll., 1605-10, contiene 1244 composizioni sacre, richiamantisi alle più diverse tradizioni del canto luternao, specchio fedele della musica nella Germania del suo tempo) ma oggi è ricordato soprattutto per la sua attività di teorico. In particolare il suo Syntagma Musicum, poderosa opera in 3 voll. (dei 4 previsti, 1616-20), è fonte utilissima di informazioni sulla musica del ‘600 in quanto contiene dettagliate descrizioni di strumenti, notazioni, tecniche esecutive e convenzioni musicali.

Puccini, Giacomo
(1858-1924)

Ampliò gli schemi del melodramma italiano dell’800 mediante l’intensificazione dell’elemento lirico-espressivo e l’immissione di elemeti in cui si distinguono influssi del linguaggio timbrico-armonico dell’impressionismo francese, di Wagner, R. Strauss, Musorgskij. Il mondo sentimentale broghese alimenta il clima dei suoi drammi, in cui grande parte hanno la pittura d’ambiente e tenere figure femminili votate al sacrificio. Le Villi (1884), Edgar (1889), Manon Lescaut (1893), La Boheme (1896), Tosca (1900, ispirata ai moduli veristi), Madama Butterfly (1904, tributo alla voga orientaleggiante d’inizio secolo), Fanciulla del West (1910), La rodine (1917), il Trittico (1918, composto dagli atti unici Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi), Turandot (incompiuta alla morte e terminata da F. Alfano).
 

Rossini, Gioacchino
(1792-1868)

Operista italiano. Figlio di un musicista e di una cantante, Gioacchino Rossini nacque a Pesaro nel 1792. Esordì a Venezia con La cambiale di matrimonio (1810), e sino al 1823, anno in cui si trasferì a Parigi, fu il dominatore dei teatri italiani. Rossini rivitalizzò la tradizione dell’opera italiana settecentesca, ampliandone strutture e intrecci, potenziandone il linguaggio musicale e intensificando la caratterizzazione dei personaggi. Più incisivo il rinnovamento nel genere buffo, che conta capolavori come La scala di seta (1812), Il signor Bruschino e L’italiana in Algeri (1813), Il turco in Italia (1814), Il barbiere di Siviglia (1816), Cenerentola (1817), Le conte Ory (1828) e, sul versante semiserio, La gazza ladra (1817). La produzione seria comprende esempi di perfezione drammatica, quali Tancredi (1813), Mose’ in Egitto (1818), Semiramide (1823) e soprattutto Guillaume Tell (1829), nello stile di grand-opéra ed estremo limite dell’adeguamento di R. al romanticismo. Dopo il ’29 compose a tempo perso pagine per pianoforte e pezzi vocali (raccolti sotto il titolo Peccati di vecchiaia), uno Stabat Mater (1834-41) e una straordinaria Petite messe solennelle (1863).
 

Scarlatti Alessandro
(1660-1725)

Contribuì in modo determinante a stabilire lo stile e le forme della scuola operistica napoletana che avrebbe dominato la musica del Settecento.

Nato a Palermo nel 1660, studiò a Roma probabilmente sotto la guida del compositore Giacomo Carissimi. Una delle sue prime opere, "L'errore innocente", fu prodotta a Roma nel 1679. Nel 1684 un lavoro ancora più importante, "Pompeo", fu presentato a Napoli ed in seguito a ciò Scarlatti fu nominato direttore musicale della corte di Napoli, città dove nacque, tra i suoi numerosi figli, Domenico, destinato anch’egli a diventare un insigne compositore. Nel 1702-3 visse a Firenze protetto da Ferdinando de’ Medici. Tra il 1703 ed il 1713 Scarlatti fu nominato assistente maestro di cappella presso la chiesa di Santa Maria Maggiore di Roma. Si ha anche traccia di un suo periodo veneziano. Tornò a Napoli nel 1713 con la carica di direttore musicale del Vicerè d’Austria e come direttore del conservatorio di Sant’Onofrio. Dal 1719 al 1723 lavorò nuovamente a Roma tornando definitivamente a Napoli dove visse fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1725.

Scarlatti, come leader della scuola napoletana, aiutò lo stabilizzarsi delle strutture dell’opera seria perfezionando l’aria da capo e fu uno dei primi compositori operistici a differenziare fortemente lo stile vocale ed interpretativo dell’aria da quello del recitativo. Le sue overtures operistiche stabilizzarono e divennero il modello dell’overture d’opera di stile napoletano in tre movimenti: veloce, lento, veloce. Egli ha composto più di cento opere tra le quali il "Mitridate Eupatore" (1707) ed "Il Tigrane" (1715) vengono considerate tra le più rappresentative.

Le sue cantate, più di seicento, introdussero molte procedure armoniche avanzate al vocabolario musicale del suo tempo. La sua produzione ecclesiastica include messe e mottetti ma egli scrisse anche musica profana sotto forma di serenate, canzoni e madrigali.
Scarlatti è da ritenersi uno dei massimi compositori della scuola napoletana: la traccia profondissima che egli lasciò, condizionò la storia del melodramma dalla sua nascita, dal tempo di Monteverdi sino alle ultime opere di Rossini.
La sua personalità condizionò non solo i compositori di opere, ma anche tutta la vasta schiera di compositori italiani che seguirono nel tempo, con particolare riferimento alla musica vocale e a quella sacra.
 

Schubert Franz
(1797-1828)

Franz Peter Schubert nasce il 31 gennaio 1797 a Lichtental un sobborgo di Vienna, nella casa di Nussdorfer Strasse all’insegna del Gambero rosso (Zum roten Krebsen) oggi adibita a museo, quarto di cinque figli (rimasti in vita). Il padre, maestro di scuola e violoncellista dilettante fu il primo insegnante del giovane Franz; acquisì, poi, nozioni di canto, organo, pianoforte e armonia da Michael Holzer, organista e maestro del coro parrocchiale di Lichtental. Nel 1808 divenne cantore nella cappella di corte e, dopo aver vinto una borsa di studio, riesce ad entrare nell’imperialregio Stadtkonvikt di Vienna compiendo studi regolari e perfezionando la propria preparazione musicale sotto la guida dell’organista di corte Wenzel Ruczicka e del compositore di corte Antonio Salieri. Le prime composizioni (quartetti), risalgono agli anni 1811-12 vengono scritte per essere eseguite nell'ambito familiare. Nel 1813 abbandona gli studi per diventare l'assistente del padre nella sua scuola. Nel 1814 Schubert incontra la poesia di Goethe che sarà la fonte di massima ispirazione per suoi Lied fino alla morte. Nel 1815 scrive il Erlkönig, e per la fine del 1816 si contano già oltre 500 Lieder per voce e pianoforte. Con il sostegno di Franz von Schober e di alcuni amici, che lo finanzieranno per tutta la vita, nel 1816 lascia la famiglia ed il lavoro presso la scuola del padre. Del gruppo degli amici e sostenitori fanno parte, fra gli altri, l’avvocato ed ex-violinista Joseph von Spaun, il poeta Johann Mayrhofer, i pittori Leopold Kupelwieser e Moritz von Schwind, il pianista Anselm Hüttenbrenner, Anna Frölich e Michael Vogl, il cantante dell’opera di corte che farà conoscere i Lieder composti da Schubert.

Morirà, a causa di una malattia venerea contratta durante il soggiorno presso la residenza estiva del conte Esterházy in Cecoslovacchia, il 19 settembre 1828 a soli 31 anni.

 

Somma Bonaventura (Chianciano, Siena, 1893 – Roma 1960)
 

Il Somma, nato a Chianciano nel 1893, iniziò come "Putto cantore" nella Scuola di San Salvatore in Lauro. Studiò privatamente con Perosi, Capocci e Bocccherini; poi nel Liceo di S. Cecilia con Falchi, Respighi, Bustini, Dobbici e Renzi, conseguendo i diplomi di Alta Composizione, Pianoforte, Organo, Canto Corale e Canto Gregoriano. Fu direttore del coro dell'Accademia di SANTA CECILIA in Roma dal 1926. Morì nel 1960. Famosa è una sua ninna nanna e l’Ave Maria che presentiamo questa sera, brano impegnativo, nel quale l'armonia della melodia ben rappresenta l'intensità e la profondità della preghiera più bella rivolta alla madonna.
 

Strawinsky Igor
(1882-1971)

Compositore russo, incominciò a studiare musica relativamente tardi, quando, già avviato agli studi universitari di legge, incontrò il compositore Rimskij Korsakov, che lo prese tra i suoi allievi. Un approfondito studio della composizione gli permise di elaborare i suoi primi lavori importanti.

Nel 1908 ebbe occasione di conoscere Sergej Diaghilev, direttore della compagnia dei balletti russi operanti a Parigi. Diaghilev intuì subito il talento di Stravinsky e decise di commissionargli alcuni brani, fra i quali i tre balletti che fecero la fortuna del musicista: L'uccello di fuoco, Petruska e La sagra della primavera. In questi lavori Stravinskij mostra già di possedere una forte personalità e uno stile molto originale legati entrambi alla capacità di reinterpretare e rielaborare elementi folklorici tradizionali della musica popolare russa. La sua musica venne considerata da molti eccessivamente innovativa: forse non si erano accorti di trovarsi di fronte a uno degli uomini che avrebbero cambiato il cammino della storia della musica del ‘900.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, Stravinsky lasciò definitivamente la Russia per stabilirsi a Ginevra, in Svizzera, dove compose musiche in cui introdusse elementi tratti da vari generi musicali tra i quali anche il jazz. Nascono così la Storia del soldato (un insieme di parti recitate, parti suonate e parti ballate), il famoso Ragtime composto per un gruppo di undici strumenti, e Piano rag Music, tutti con chiari riferimenti stilistici alla musica jazzistica americana, o afro-americana, e sempre caratterizzata da uno sfondo di lucida, intellettualistica ironia.

L'evoluzione stilistica di Stravinsky però non si ferma qui: nel 1919 egli accettò infatti di musicare un balletto su musiche di Pergolesi (la paternità del tema è però dubbia): nasce così Pulcinella, piccolo capolavoro in stile detto "neoclassico", che si fonda sulla ripresa e sulla rielaborazione di musiche del Settecento.

Negli ultimi anni di vita Stravinsky si avvicinò anche alla musica dodecafonica (una fase transitoria che conobbe anche Bartok), ma le ultime opere del compositore russo hanno più il sapore della reazione che non dell’ulteriore apertura. E’ così possibile tracciare un collegamento immaginario fra la produzione del russo e certe ambientazioni sonore tipiche della Seconda Scuola di Vienna (Berg, Schoenberg e Webern), così come in certe pennellate di incredibile colore, è possibile accomunare certe forme di linguaggio strawinskiano al linguaggio impressionistico-descrittivo di un Debussy.

Morì quasi novantenne, ormai conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

 

Susato Tielman
(c. 1515-c. 1566)

(Soest, Vestfalia, ca. 1515- ca. 1566). Nel 1529 era ad Anversa in qualità di calligrafo; dal 1531 al '49 fu attivo nel corpo dei musicisti della città (Stadsspellieden), e inoltre suonatore di trompet durante le funzioni liturgiche nella chiesa di Notre-Dame. Come editore pubblicò oltre 50 volumi di musica in cui sono contenute anche composizioni sue. Collaborò con Clemens non Papa e ne stampò musiche.
Pubblicò anche antologie contenenti madrigali chansons francesi nonchè musica sacra e mottetti su testi latini e fiamminghi di autori come Josquin, Janequin, C. de Rore, Lasso, Goudimel, Willaert, Crecquillon e altri. Dal 1543 al '50 fu attivo come stampatore di musica e dal 1551 al '61 aggiunse a questa l'attività di negoziante. Conobbe Orlando di Lasso, di cui fu il primo stampatore. Il figlio Jacob (?- forse Anversa, 1564) continuò l'attività paterna, ma poté solo pubblicare il Premier livre de Chansons di Lasso, poiché morì in quello stesso anno.

Vecchi, Orazio
(1550 - 1605)

Compositore modenese (1550-1605). Sacerdote, fu maestro di cappella del duomo di Salò, di quello di Modena (1583-1604, con varie interruzioni) e della casa d’Este (1598-1600). Autore di una imponente produzione vocale - spaziante dal genere profano delle canzonette (6 libri), dei balli vocali e dei madrigali (2 libri) a quello sacro della messa e del mottetto - è ricordato soprattutto come autore di madrigali dialogici, genere del quale è considerato iniziatore e maestro insigne. Nel Convito musicale (1597) e nelle Veglie di Siena (1604), catene di brani vocali legate a un pretesto drammatico, seppe genialmente piegare lo stile contrappuntistico a una straordinaria flessibilità espressiva, realizzando un sintesi dei più vari modi stilistici della vocalità cinquecentesca. Fra le sue opere più significative figura la Selva di varia ricreazione (1590), miscellanea di opere di diverso carattere profano a 3-10 voci. Notevole è l'Amfiparnaso comedia harmonica (1957), in stile madrigalesco con personaggi e con una trama tipica della commedia dell'arte.

Verdelot, Philippe

Pseudonimo forse di P. Deslouges, compositore francese (?Carpentras, Vauchuse ? - Firenze ca 1552). Visse prevalentemente in Italia, dove fu maestro di cappella nel battistero di S. Giovanni a Firenze (1523-25), prima di essere attivo a Roma (1529/30-1535), probabilmente a Venezia e infine nuovamente a Firenze. Con C. Festa (che conobbe a Roma) è indicato fra i primi compositori importanti di madrigali cinquecenteschi, che scrisse in gran numero, contribuendo notevolmente a crearne lo stile, benché chiaro sia l’influsso italiano. Compose anche messe e mottetti improntati allo stile franco-fiammingo; di Verdelot si conoscono due messe, 54 mottetti, 135 madrigali e poche altre pagine.

Viadana Lodovico (Grossi)
(1560 - 1627)

 

Lodovico (Grossi non è un cognome sicuro) da Viadana fu frate nell’ordine dei minori osservanti a Mantova, e fu sino al 1600 maestro di cappella nel duomo della sua città.
Fu poi a Cremona e Reggio Emilia, poi maestro di cappella a Concordia (Portogruaro) sino al 1609, e quindi a Fano e a Gualtieri; compì qualche viaggio a Roma.

Lodovico Viadana compose quasi esclusivamente musica sacra: il suo nome è legato ai “Concerti ecclesiastici”, composizioni a una, due, tre e quattro voci, tutte con l’accompagnamento all’organo.
Fu uno dei compositori che fissò stabilmente l’uso del basso continuo nell’accompagnamento all’organo del canto vocale.
La sua musica è scritta in stile polifonico a cappella, ovvero in uno stile vocale semplificato, seguendo rigorosamente le direttive tipiche della controriforma (come fece tra l’altro Victoria), che esigeva la massima semplificazione del canto sacro per una maggior intellegibilità, eliminando quindi ogni virtuosismo polifonico.

 

Verdi, Giuseppe
(1813-1901)

Nato da modestissima famiglia, privo di regolari studi musicali, esordì alla Scala di Milano nel 1839 con Oberto, conte di San Bonifacio, cui seguí Un giorno di regno (1840); ottenne i primi successi col Nabucco (1842) e I Lombardi alla prima crociata (1843), brani dei quali saranno adottati, nel clima patriottico di quegli anni, come inni risorgimentali. Nel periodo successivo (che V. avrebbe chiamato “gli anni di galera”) si impegnò in un’attività frenetica per farsi largo sul mercato operistico: tra 1844 e 1850 ben 11 opere (Ernani, I due Foscari, Giovanna d’Arco, Alzira, Attila, Machbet, I masnadieri, Il corsaro, La battaglia di Legnano, Luisa Miller, Stiffelio), nelle quali, avvalendosi di librettisti come Solera, Cammarano e spec. Piave, V. assunse in toto il vecchio meccanismo melodrammatico, con le sue semplificazioni e le sue iperboli, sfruttandolo al meglio con sicuro piglio teatrale e precisa sensibilità per il gusto del pubblico. Dominatore incontrastato dell’opera italiana dopo la morte di Donizetti, Verdi coronò questa prima fase con tre capolavori di essenzialità e concentrazione drammatica: Rigoletto (1851), Il trovatore (1853) e La traviata (1853). Il rallentamento della produzione negli anni seguenti si accompagnò a un cauto aggiornamento, una scelta più critica dei mezzi, maggiore cura delle funzioni orchestrali (I vespri siciliani, 1855), più articolata caratterizzazione dei personaggi (Simon Boccanegra, 1857; Don Carlos, 1867), ampliamento delle strutture drammatiche e assunzione di moduli del grand-opéra (Un ballo in maschera, 1859; Aida, 1871). Nei due ultimi capolavori (Otello, 1887, e Falstaff, 1893, su libretti di A. Boito) basati su un libero declamato drammatico e sul potenziamento della parte orchestrale, Verdi elaborò un moderno linguaggio teatrale in grado di far fronte ai nuovi orizzonti aperti da Wagner. Tra i lavori non teatrali: il Quartetto per archi e-minore e la Messa di requiem per la morte di Manzoni (1874).
 

Victoria, Tomás Luis de
(1548 - 1611)

Compositore spagnolo (Ávila ca 1550 - Madrid 1611). Trasferitosi a Roma nel 1565 e allievo del Collegio Germanico, studiò forse anche con G. P. da Palestrina; nel 1569 fu nominato maestro di cappella di S. maria di Monserrato, dal 1573 al 1578 presso il seminario romano e la chiesa di S. Apollinare. Sacerdote dal 1575, nel 1579 entrò al servizio dell’imperatrice Maria. Dal 1596 al 1607 fu cappellano nel monastero madrileno delle Descalzas Reales. Autore di una produzione interamente dedicata al repertorio sacro (20 messe, 50 mottetti, 34 inni), diede il meglio di sé nell’Officium Hebdomandae Sanctae, per 4-8 voci (1585) e nell’Officium Defunctorum per 6 voci (1065). A un grande rigore formale unisce una fortissima tensione espressiva che ne fanno il più grande polifonista spagnolo del ‘500.

Vivaldi, Antonio
(1678-1741)

Compositore e violinista veneziano. Suo padre, Giovanni Battista, era violinista della cappella di San Marco; Antonio studiò con lui e forse, per breve tempo, con Legrenzi. Sacerdote, fu per oltre 35 anni insegnante e maestro di cappella del conservatorio della Pietà di Venezia. Compì viaggi in Italia e all'estero. Morì a Venezia povero e in circostanze oscure. Il suo nome e' legato spec. alla forma del concerto, che egli trasformò in un organismo tra i più splendidi della musica barocca grazie all'inesauribile varietà degli organici strumentali, delle soluzioni timbriche e dell'estro inventivo. Il catalogo di V. conta sinora 478 concerti, di cui 329 per strumento solista e orchestra, 45 per due strumenti solisti e altri per diverse formazioni. Tra le raccolte a stampa di concerti, celebri sono l'op.3 (L'estro armonico, 1712), l'op. 4 (La stravaganza, 1713 ca), l'op.8 (Il cimento dell'armonia e dell'invenzione, 1725 ca, contenente i 4 Concerti delle stagioni, e l'op. 9 (La cetra). Meno significative sono le circa 90 sonate da camera o da chiesa. Molto ampia la produzione vocale (scoperta di recente): oltre 40 opere teatrali (tra cui Orlando furioso, 1727, Il Giustino, 1724, L'Olimpiade, 1734), 3 oratori (fra cui Juditha triumphans, 1710), 45 cantate da camera. Di alto livello e' la produzione sacra, comprendente ca 60 di composizioni, fra cui spiccano una Messa completa, recentemente ritrovata, alcune sezioni di messa (2 Glorie, Credo, Kyrie) vari salmi Beatus vir, Dixit Dominus, Nisi Dominus, Laudate pueri, Magnificat, Stabat Mater e i mottetti concertati. Ispirazione corale e solistica.
 

Willaert, Adrian
(c.1490 - 1562)

Compositore fiammingo (? Bruges o Roeselare ca 1490 - Venezia 1562). Poco si sa sui primi trent’anni della sua vita: forse fu a Roma presso la cappella pontificia certamente dal 1522 fu alla corte del duca Alfonso I d’Este a Ferrara. Dal 1525 al 1527 fu cantore presso l’arcivescovo Ippolito II d’Este a Milano, poi ebbe l’incarico di maestro di cappella in S. Marco a Venezia (1527) che tenne fino alla morte. Fu uno dei più importanti compositori del XVI sec. e fra i suoi allievi ebbe A. Gabrieli, G. Parabosco, G. Zarlino, C. de Rore (che gli succedette in S. Marco), G. Guami, C. Porta, N. Vicentino, F. Della Viola. Il catalogo delle sue opere annovera una gran numero di composizioni sacre fra le quali 9 messe, 169 mottetti (genere nel quale eccelse), 2 raccolte di inni (1542, 1550), una raccolta di salmi (1555) e composizioni liturgiche varie. Nell’ambito della musica profana scrisse 63 chanson, 80 madrigali (notevoli quelli della raccolta Musica Nova a 4-7 voci, 1559) e canzoni villanesche.