Storia della
Composizione e Tratti Stilistici
La
composizione della VIA CRUCIS abbraccia un periodo che va dal 1873
al 1879[1],
e rappresenta una delle più alte realizzazioni della tarda
estetica e religiosità di Liszt. Nella lunga prefazione alla
partitura Liszt scrive fra l'altro: "…ebbi modo di vivere la più
solenne celebrazione di questa devozione, partecipandovi un
Venerdì Santo al Colosseo, questo luogo il cui terreno è imbevuto
del sangue di tanti martiri."
L'ispirazione per questo lavoro venne al compositore da un ciclo
figurato di stazioni della Via Crucis realizzate dal pittore
Galli; la stesura fu concepita per coro e organo (o armonium
oppure pianoforte). Molte indicazioni sulla partitura lasciano
intendere che il lavoro si possa eseguire anche senza il coro,
ovvero solo strumentalmente. In alcuni punti sono previsti brevi
interventi solistici, per lo più in forma di recitativo, che
solitamente vengono affidati a singole voci del coro (due soprani,
un contralto, un tenore, un baritono e un basso).
I testi delle parti cantate (originariamente in francese, nella
versione definitiva in latino e tedesco) erano stati scelti da
Liszt e dalla principessa Sayn – Wittgenstein e comprendono parole
del Nuovo Testamento, inni gregoriani e corali luterani.
Il linguaggio musicale della Via
Crucis stupisce per diversi aspetti:
-
Capacità estrema di sintesi dei
singoli brani (le Stazioni I e XI sono espresse in meno di un
minuto).
-
Semplicità assoluta dei temi,
delle forme e dei procedimenti usati; si è giustamente parlato
di una voluta "povertà francescana" del linguaggio, che rifugge
da ogni effetto per raggiungere una essenzialità estrema,
espressione di un atteggiamento spirituale di umiltà e di
aspirazione alla purezza.
-
Utilizzo di stilemi molto
differenti e distanti fra loro: motivi gregoriani in forma
originale ad una sola voce; elaborazione di temi tratti dal
gregoriano; citazione di corali bachiani; armonizzazione in uno
stile più moderno di corali luterani; episodi originali, alcuni
dei quali in un linguaggio assolutamente personale e di grande
modernità.
-
Dal punto di vista sintattico
compaiono: l'uso di modi gregoriani; momenti in cui il
cromatismo diviene base sistematica di procedimenti melodici ed
accordali con risultati di grande arditezza armonica a volte al
limite dell'atonalità; un uso di scale particolari e non
codificate. Il contrappunto è quasi del tutto escluso da questo
linguaggio che diventerà il mezzo privilegiato della tarda
produzione lisztiana, nei numerosi lavori sacri ed anche in
alcuni enigmatici pezzi per pianoforte e brani per organo degli
ultimi anni. Un linguaggio di tale modernità, incompreso
all'epoca, venne riscoperto a XX secolo ormai inoltrato,
offrendo interessanti spunti ad autori come Bartok, Schönberg e
molti altri. La Via Crucis fu proposta da Liszt all'editore
Pusted, nel 1884, ma fu rifiutata. La prima esecuzione avvenne a
Budapest solo nel 1929 (cinquant'anni dopo esser stata
terminata) in occasione del
Venerdì Santo.
Introduzione
E’ costruita sul gregoriano "Vexilla
regis prodeunt", un inno alla croce ("avanzano i vessilli del re")
realizzato nel 569 d.C. da Venanzio Fortunato. Il tema è dapprima
presentato nella sua nuda forma originale, quindi armonizzato
utilizzando i modi della polifonia rinascimentale (ma non il suo
andamento polifonico). Un ritorno del nudo tema gregoriano conduce
ad una enigmatica fine in uno stile cromatico che ci riporta
improvvisamente ad una sensibilità romantica.
Stazione I
Gesù è
condannato a morte
La decisione della condanna
di Gesù viene rappresentata da Liszt attraverso un motivo violento
e perentorio. L’immane ed ossessionante intensificarsi espressivo
cui conduce lo sviluppo del motivo suggerisce una perdita del
controllo della situazione (al termine del quale Pilato, nella
versione con la voce dice: "sono innocente del sangue di quest’uomo"),
che rasenta il parossismo e la follia. Improvvisamente tutto tace,
lasciando una scena di totale desolazione. L’incredibile sintesi
del tardo stile lisztiano permette di concentrare il contenuto di
questa stazione in meno di 50 secondi di musica, con un effetto
enorme di intensità, per il quale si può parlare di Espressionismo
ante litteram.
Stazione II
Gesù porta
la croce
Il faticoso incedere di Gesù è
rappresentato in due momenti: un lento movimento cromatico, prima
discendente poi ascendente, che suggerisce la figura del
condannato che si trascina schiacciato dal peso della croce e poi
cerca di risollevarsi; quindi un regolare disegno diatonico,
figura ostinata che rappresenta chiaramente il camminare, lento e
continuo, la regolarità dei passi; a questa figurazione si
sovrappone un motivo di appoggiatura cromatica, espressione di
sofferenza. Anche questa stazione è un eccezionale esempio di
concentrazione espressiva.
Stazione III
Gesù cade
per la prima volta
Nuovamente in poche battute sono
rappresentati con grande efficacia drammatica la perdita di
equilibrio di Gesù che incespica sotto il peso della croce, la
caduta, la fitta di dolore, ed il placarsi del dolore a poco a
poco. Dopo cinque battute di sospensione (in cui compare un motivo
tratto dalla stazione II) il brano continua su un tema di grande
mestizia, tema che Liszt aveva già utilizzato nello Stabat Mater
dell’oratorio "Christus"; la conclusione volge in una cadenza in
maggiore, che apre uno spiraglio di compassione sulla crudità
della scena rappresentata; l’accordo finale di la maggiore in
primo rivolto lascia un senso di sospensione.
Stazione IV
Gesù
incontra la sua Santa Madre
Tre sono i momenti in cui si
articola questo brano, che utilizza un linguaggio musicale
personalissimo ed estremamente originale: l’ambientazione in
un’atmosfera di attonita sofferenza; una progressiva emanazione di
luce dalla figura di Gesù in mezzo a tanta desolazione;
l’apparizione dolcissima della figura di Maria, con un tema che
utilizza procedimenti armonici risultanti da movimenti cromatici
delle parti, e che viene ripetuto due volte in progressione
discendente di semitono, prima di concludere volgendo
improvvisamente al minore, quasi a rappresentare il momento del
distacco di Gesù da sua madre per proseguire il cammino della
croce. La stazione termina sospesa su un accordo di settima
diminuita, che anziché chiudere il discorso, lo lascia aperto,
collegandosi alla Stazione V, che inizia sulla stessa armonia. Il
tema che rappresenta la madre di Gesù ricomparirà nella stazione
XIII al momento della deposizione di Gesù dalla croce.
Stazione V
Simone di
Cirene aiuta Gesù a portare la croce
Anche questa stazione, come la
precedente, inizia con una "ambientazione" in una scena di
sofferenza da cui si sviluppa un motivo (Gesù sofferente) ,
ripetuto a distanza di tritono in forma di risposta (quasi
l’immedesimarsi di Simone nel condannato, che pur non conosce) .
Il breve episodio che segue esprime in modo sublime la pietà di
Simone e l’amore del suo gesto di aiuto a Gesù ; la conclusione
della stazione ci riporta alla situazione di Gesù che deve
riprendere la croce e proseguire (con lo stesso tema esposto nella
Stazione II "Gesù porta la croce") . Anche questa stazione termina
senza "chiudere".
Stazione VI
Santa
Veronica
L’immagine della donna che secondo
questa tradizione asciugò il sudore ed il sangue dal volto di Gesù
viene introdotta da un motivo che rappresenta dapprima il volto
sofferente; Liszt introduce qui il corale luterano "O Haupt voll
Blut und Wunden", già usato da Bach varie volte (fra le altre
nella passione secondo S. Matteo); citazione praticamente
letterale, anche nell’armonizzazione , ma ciò che differenzia le
due versioni è che Liszt scrive il corale in tempo di 4/4, mentre
in Bach è alla breve: ciò suggerisce che Liszt lo intenda molto
più lento, a rappresentare, secondo una sensibilità più estrema,
quale quella romantica di Liszt, lo sfinimento di Gesù. La
brevissima coda aggiunta al termine del corale, porta un’atmosfera
di mistero, in cui la cadenza frigia finale lascia un senso di
sospensione.
Stazione VII
Gesù cade
per la seconda volta
E’ concepita in modo analogo alla
Stazione III ("Gesù cade per la prima volta"), dalla quale si
differenzia solo nella tonalità (sol minore, ovvero un colore più
scuro, rispetto al fa diesis minore della III) ed in pochi piccoli
dettagli, come l’intervallo iniziale (si – do diesis = un tono,
anziché si – do = ½ tono).
Stazione VIII
Le donne di
Gerusalemme
L’episodio, tratto dai Vangeli,
delle donne che piangono al passaggio di Gesù, viene interpretato
da Liszt in maniera molto suggestiva: il primo motivo esprime,
attraverso un cromatismo discendente e l’uso di ritardi multipli
ed armonie dissonanti, una disperazione che diviene sempre più
grande . Il tema del volto sofferente di Gesù – dalla stazione VI
– sposta ora il soggetto dell’azione; nella versione con le voci
il Messia dice alle donne : "Non piangete su di me, ma su voi
stesse e sui vostri figli"; nei Vangeli prosegue: "verrà un giorno
in cui chiederete alle montagne di franare su di voi…." La
terribile profezia sulle donne israelite (che alla domanda di
Pilato su chi salvare fra Gesù e Barabba, avevano scelto Barabba)
ci porta direttamente alla fanfara del giorno del giudizio, che
arriverà inesorabile e tremendo.
Stazione IX
Gesù cade
per la terza volta
Una Stazione ancora simile alla III
e alla VII (le altre due cadute), dove ancora una volta cambia la
tonalità (questa volta è la scurissima tonalità di SI bemolle
minore) ed alcuni minimi dettagli. Questa volta la stazione non
conclude più con una apertura su un accordo maggiore, ma rimane al
minore, negando anche un ultimo spiraglio di luce.
Stazione X
Gesù è
spogliato delle vesti
Ancora una stazione in cui il
cromatismo è base sistematica del pezzo: un disegno discendente
che si ripete rappresenta fisicamente il cadere della tunica in
un’atmosfera di allucinata desolazione . Il brano conclude con il
frammento di una scala particolare, che trasmette realmente il
senso della nudità .
Stazione XI
Gesù è
inchiodato alla croce
E’ la più cruda delle quattordici
stazioni, nel suo realismo e nella incisività di poche battute
senza preamboli: nella musica i colpi di martello sui chiodi si
sovrappongono alle grida brutali della folla (nella versione
vocale: "Crocifiggilo!") . E’ di nuovo attraverso un procedimento
cromatico applicato alle note degli accordi che vengono ottenute
armonie sempre più aspre, fino a superare la soglia del senso
tonale. Al termine della crocifissione, Liszt sposta la
prospettiva sul condannato, utilizzando qui una scala particolare
.
Stazione XII
Gesù muore
sulla croce
La stazione inizia utilizzando la
stessa scala con cui si è conclusa la stazione precedente. I primi
suoni sono i sospiri del morente (nella versione vocale sulle
parole: "Mio Dio, perché mi hai abbandonato?"). Ciò che segue è il
modo straordinario in cui Liszt esprime quasi il passaggio ad una
dimensione soprannaturale; al culmine di un inaudito crescendo di
intensità, su un’armonia fissa, si colloca il momento del
trapasso sul quale la musica si interrompe improvvisamente. Liszt
introduce qui il corale O Traurigkeit, O Herzeleid, corale della
tradizione luterana, già armonizzato e utilizzato da Bach. Il
testo esprime incredulità di fronte ad un evento più grande di
noi: "Tristezza e sofferenza, non è da lamentarsi? L’unico figlio
di Dio viene portato alla tomba!". Listz armonizza questo corale
in modo originale, utilizzando appoggiature cromatiche, ritardi ed
armonie complesse di grande efficacia . Anche gli accordi
conclusivi lasciano un’aura di mistero che la mente umana non
sembra poter comprendere .
Stazione XIII
Gesù è
deposto dalla croce
Le ultime due stazioni di questa Via
Crucis esprimono un sentimento mistico, che trasfigura l’evento
della morte aprendola ad una dimensione che sfugge alla
comprensione umana. Ricompaiono qui, infatti, temi di altre
stazioni completamente mutati, a ricordo di momenti ora visti
sotto una luce nuova e riconciliatrice. Riascoltiamo il motivo
iniziale della Stazione III , quello dello Stabat Mater
dell’Oratorio Christus (secondo soggetto delle Stazioni III, VII,
IX); troviamo poi due dei motivi della Stazione IV (l’incontro con
la Madre), quello iniziale e quello dell’apparizione della figura
di Maria; il brano termina sul motivo iniziale della Stazione VI
(Santa Veronica che pulisce il volto di Gesù).
Stazione XIV
Gesù viene
sepolto
E’ ripreso in questa stazione il
canto gregoriano "Vexilla Regis" utilizzato nell’Introduzione. Qui
viene cantato il saluto alla croce[2],
unica speranza per l’umanità, salvezza del mondo, per i giusti e
per coloro che portano colpe . La sublime trasfigurazione finale
ci riporta in una luce mistica, nella quale il coro ripete il
saluto alla croce "Ave Crux" ; la conclusione è puramente
strumentale, espressione di spiritualità ultraterrena.
La stesura definitiva fu
elaborata nel settembre – ottobre 1878 a Roma e completata nel
1879 a Budapest.
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