storia del gatto
Gatto domestico Piccolo mammifero prevalentemente carnivoro, membro della
famiglia dei felidi, apprezzato come animale da compagnia e prezioso nella lotta
contro topi e ratti. Come quasi tutti i membri della sua famiglia, il gatto
domestico (Felis catus) ha artigli retrattili, un acuto senso dell'udito e
dell'olfatto, un'eccezionale capacità visiva notturna e un corpo compatto,
muscoloso e molto flessibile. I gatti hanno un'eccellente memoria e una notevole
attitudine all'apprendimento, basata sull'osservazione e sull'esperienza.
Normalmente il gatto domestico vive circa quindici anni.
La maggior parte degli studiosi ritiene che le razze di gatto domestico a
pelo corto discendano dal gatto selvatico fulvo (Felis lybica), di origine
africana, addomesticato dagli antichi egizi forse già nel 2500 a.C. e poi
introdotto in Europa dai crociati, dove si mescolò ai gatti selvatici indigeni,
di dimensioni più piccole. Le razze a pelo lungo, invece, derivano probabilmente
dal manul o gatto di Pallas (Felis manul), di origine asiatica. Nel corso dei
secoli i gatti hanno conservato le loro dimensioni (circa 3,6 kg di peso in età
adulta) e il loro istinto di cacciatori solitari.
gatto e tradizione
I gatti hanno avuto un ruolo importante nella storia di molte nazioni e sono
al centro di superstizioni e leggende. Sono inoltre uno dei soggetti preferiti
di molti artisti e scrittori.
Nell'antico Egitto i gatti erano oggetto di venerazione, soprattutto in virtù
della loro capacità di contenere le popolazioni di roditori dannose
all'agricoltura. La divinità egizia Bast, o Bastet, dipinta con il corpo di una
donna e la testa di un gatto, era dispensatrice di amore e fecondità. Inoltre i
gatti erano utilizzati come animali da caccia: tenendo il gatto al guinzaglio,
il padrone lanciava un boomerang contro gli uccelli; poi lasciava libero il
gatto, che recuperava il volatile abbattuto. Poiché erano economicamente utili e
si pensava assicurassero fecondità alla famiglia, i gatti erano oggetto di una
tale venerazione, che a volte venivano mummificati e sepolti con i loro padroni
o in appositi cimiteri.
Nonostante le leggi egizie proibissero l'esportazione dei gatti, ritenuti
animali sacri, i navigatori fenici li contrabbandarono fuori del paese,
facendone oggetto di commercio insieme ad altre merci preziose. Nell'antichità
il gatto era presente in tutta l'area mediterranea e i romani furono i primi a
portarli nelle isole britanniche.
Il valore dei gatti come arma contro i topi venne riconosciuto verso la metà
del XIV secolo, quando la popolazione umana europea venne colpita da un'epidemia
di peste bubbonica trasmessa dai ratti. Durante il Medioevo, tuttavia, i gatti
furono generalmente temuti e odiati, soprattutto a causa delle loro abitudini
notturne, per le quali si credeva che fossero alleati del demonio. Nel corso dei
secoli questa associazione con l'occulto e la stregoneria è stata all'origine di
molti atti di crudeltà nei confronti dei gatti. Il Rinascimento fu, invece,
l'epoca d'oro per questi animali: tutti ne possedevano uno, dai membri delle
famiglie reali, ai cortigiani fino ai contadini.